Si presenta in conferenza stampa sorridente lo stakanovista Daniil Medvedev, fresco vincitore sul numero uno britannico Edmund. Medvedev sta rapidamente scalando le classifiche mondiali, ridando lustro al tennis maschile russo insieme a Khachanov dopo i fasti di Davydenko e Safin. “Sono leggende del paese, due ottime persone che hanno avuto grandi successi” ricorda Daniil, ma “oggi la Russia è l’unica nazione ad avere due giocatori in top 10. È fantastico, ma vogliamo migliorare”. Subito dopo Zverev e Tsitsipas ci sono infatti loro, con Medvedev all’ottavo posto grazie alle finali raggiunte a Washington e Montreal.
A Cincinnati, terzo torneo consecutivo, Daniil potrebbe avvertire un po’ di stanchezza sebbene la sua condizione fisica appaia ancora più che soddisfacente: “Ho giocato un gran tennis! Potevo vincere più facilmente, ma il primo turno serve a prendere confidenza col torneo, domani andrà meglio“. Un tennis che, per usare le sue stesse parole, è il migliore della sua carriera.
Ma quale segreto si cela dietro il suo stile di gioco poco ortodosso eppure tanto efficace? Molti giocatori, Tsitsipas compreso, trovano il suo tennis di difficile lettura. Daniil si dimostra fiero di ciò: “È proprio così. Questo è il mio ruolo nel tour, cerco di confondere i miei rivali con colpi insoliti. Ho vinto match perché gli avversari non sono abituati, traggo vantaggi dal giocare colpi inaspettati e insoliti“. Daniil va più in dettaglio, e ci racconta di non sapere esattamente quando ha iniziato a sviluppare questo tipo di gioco. “Ricordo che la mia prima allenatrice mi ha sempre insegnato a lottare fino all’ultima palla, e questo è quello che faccio ancora oggi. Ma il maggior impatto sulla tecnica viene dal mio attuale coach (Gilles Cervara, ndr): è con lui che ho preso i primi punti ATP“.
C’è anche molto lavoro dietro le quinte, però. Non è solo il gioco poco convenzionale ad avvantaggiarlo, ma anche un lavoro pre-partita molto puntale nell’analizzare gli avversari. “Prima del match discuto con il mio coach il piano di gioco. A meno che non si debba affrontare una wild card diciottenne, tutti conoscono i punti deboli degli avversari, compresi i miei: è importante saperli sfruttare a proprio vantaggio, oggi è successo col rovescio di Edmund”. Capita anche di giocare con Rafa, contro cui “il massimo è sapere cosa non devi fare, non ci sono punti deboli. Poi però perdi 6-3 6-0, e cerchi di capire“.
Partite come queste possono trasformarsi in scivoloni ulteriormente deleteri per Daniil, in difficoltà a trattenere i suoi scatti d’ira quando le cose non si mettono troppo bene (se non sapete di cosa parliamo, leggete un po’ della sua storia). Per sua stessa ammissione però, tra Washington e Montreal non ha mai ceduto a questi impulsi, mantenendo il suo ‘livello di pazzia’ al minimo. “Non sono impazzito per niente!” afferma fiero e quasi divertito, “solo con Karen ho avuto un piccolo cedimento, ma nulla di che. Con Rafa ero solo deluso da me stesso, ma sto bene ora“, ridendo. “È bello non fare il pazzo, ma questo non vuol dire che io non possa tornare a rompere tre racchette. Però ci sto lavorando e spero di poter continuare così a lungo“. Prossimo ostacolo a Cincinnati, uno che di pazzie sul campo se ne intende: Benoit Paire.
Lorenzo Fattorini