Ci ha messo un po’ a carburare rispetto ai suoi coetanei, ma quest’anno ha dato una brusca accelerata. Anzi, al momento uno dei più promettenti NextGen sembra proprio essere lui. Daniil Medvedev, con la vittoria di ieri, ha raggiunto la sua seconda semifinale consecutiva in un Master 1000. Tuttavia giocare 14 match in 18 giorni non sembra essere un problema, anche perché “aiuta il fatto di vincere sempre in due set. Credo che dopo un 7-6 al terzo potrebbe essere dura per me”.
La ragione che gli ha permesso di ottenere questi risultati non risiede solo nel suo gioco, ma coinvolge anche un gran lavoro mentale. “Mi verrebbe da dire che io non ho mai pensato di poter raggiungere quello che ho raggiunto quest’anno, ma ho sempre lavorato con l’idea nella mia mente di potercela fare. Se un anno fa mi avessero detto che ora mi sarei trovato qui, avrei risposto che era… fattibile. E posso dire lo stesso per gli obiettivi futuri della mia carriera. Riuscirò a raggiungerli? Non ne sono sicuro ma l’intenzione è lavorare duro per farcela”.
Questo lavoro duro di cui parla Daniil l’ha portato tra i primi 10 tennisti del mondo (al momento è n. 8). Quando si sale così in alto, ovviamente, l’aria che si respira non è certo la stessa. “Vorrei dire che tutto resta uguale ma non è così. I tabelloni diventano più facili perché hai una testa di serie più alta e quindi non ti capita Novak al secondo e neanche al terzo turno, e questo è bello. Ho lavorato per questo e ne sono contento”. Ma questi non sono gli unici “favori” riservati ai top 10 e Medvedev, restando coerente con se stesso, riconosce tutti i vantaggi della sua posizione. “Anche quando ero numero 50, 60, sentivo le persone dire ‘quelli nella top 10 sono trattati in maniera differente’ e io dicevo sempre ‘sì, va bene così, se lo meritano.‘ Ecco perché vengono trattati differentemente. Quindi adesso anche io ricevo qualche attenzione in più, per esempio a Washington gli organizzatori hanno fornito una macchina a me e al mio coach per spostarmi più rapidamente e in sicurezza ed è semplicemente fantastico”.
Come tutti i 23enni però, nonostante una rinnovata attenzione alla routine degli allenamenti, Daniil si concede i suoi svaghi. Condivide con il suo coach Gilles Cervara una grande passione per i videogiochi, e i due si divertono spesso a sfidarsi alla PlayStation. Negli uno contro uno a FIFA, un famoso videogioco di calcio, sembra proprio che non ci fosse partita; dunque il nuovo terreno di sfida è diventato il videogioco di hockey NHL dove Gilles sembra avere qualche chance in più. Il russo però ha imparato a confinare la sua passione videoludica nei momenti di stacco dagli allenamenti, come testimoniano i recenti risultati. Forse è il suo principale progresso, lui che appena un anno e mezzo fa faticava anche a tenere la dieta idonea per un tennista professionista. “Io amo i videogiochi e non li porto con me durante i tornei perché altrimenti non otterrei questi risultati, impazzirei e ci giocherei troppo. Ma quando sono a casa non me li dovete toccare sennò finisce male!”
E chissà se tutta quest’esperienza con i videogame potrà essergli d’aiuto nella semifinale che disputerà in nottata contro Djokovic, un campione il cui tennis inscalfibile a volte sembra proprio guidato da un joypad. Delresto arrivarci dopo tre settimane intensissime non è certo un vantaggio, dato che il serbo fa della resistenza fisica uno dei suoi punti di forza e cercherà sicuramente di sfiancare il suo avversario con scambi lungi ed estenuanti. Medvedev, tuttavia, conosce bene questo stile di gioco perché per certi versi è anche il suo, ma ci sono seri dubbi sul fatto che riuscirà a imporlo con la solita efficacia contro il n. 1 del mondo. Il russo ama controllare lo scambio da fondo senza calcare troppo la mano e da questa sfida ci si aspettano scambi scoppiettanti soprattutto sul lato del rovescio, dove entrambi eccellono.
CASA DJOKOVIC – Nole certamente si presenta alla sfida più fresco, considerando che questo è il suo primo torneo dopo Wimbledon e le tre vittorie ottenuti a Cincinnati sono arrivate tutte in due set. Tuttavia ieri si sono sollevate alcune incognite sulla sua reale condizione fisica e il diretto interessato a fine match ha spiegato un po’ meglio la situazione, dicendo che dopo pochi game ha iniziato a sentire un po’ di dolore alla mano destra soprattutto durante il suo servizio. Djokovic confida comunque nel lavoro dei fisioterapisti e conta di essere pronto per l’imminente impegno in semifinale.
Tra Querrey, Carreno Busta e Pouille (i suoi tre avversari finora in Ohio) quello che lo ha maggiormente impensierito è stato il francese che, almeno nel punteggio, ha giocato punto su punto il primo set soprattutto grazie ad alcuni cambi vincenti in lungolinea. Questa potrebbe essere una scelta tattica da tenere in considerazione per Medvedev: cercare il vincente il prima possibile, senza snaturare troppo il proprio gioco ma senza neanche finire vittima del ritmo sfiancante del serbo.
Quest’anno la sfida tra Djokovic e Medvedev si è già disputata due volte. Agli Australian Open, dove Daniil è riuscito a strappare il secondo set ma la fisicità di Novak ha finito per prevalere; il serbo cercherà un epilogo simile e a tutti i costi vorrà evitare quanto accaduto a Montecarlo, dova a trionfare è stato il moscovita. “Novak è Novak. Non c’è molto da dire al riguardo, ho solo grande rispetto.” ha commentato Medvedev prima che gli venisse chiesto un parere sull’eventuale voglia di rivalsa del serbo. “Sono curioso, lo dovreste chiedere a lui. Io penso che probabilmente vuole una rivincita, vuole far vedere di essere lui il n. 1. E in effetti lo è”.