La campionessa in carica degli US Open, Naomi Osaka, si presenta a questo torneo da favorita e dopo un anno abbiamo tutti imparato a conoscerla un po’ meglio. Le sue uscite bizzarre si sono fatte un po’ più rare, ma sono comunque un elemento chiave delle sue conferenze stampa. Anche nella prima giornata di interviste a Flushing Meadows, quella riservata al Media Day, la giapponese ha cercato – del tutto involontariamente! – di intrattenere i giornalisti. In questo video vengono raccolti alcuni “momenti salienti” della sua conferenza, oltre ai quali non ha regalato particolari spunti.
La numero uno del mondo si è espressa anche su Cori Gauff, in particolar modo sui regolamenti WTA che impongono un numero massimo di wild card utilizzabili in stagione dalle under 16, e quindi avrebbero (in teoria) dovuto escludere Coco dal Major di casa. Per Naomi, in realtà, non c’erano motivi per impedirle di giocare lo Slam statunitense. “Sarà per lei un’esperienza fantastica e si merita di stare qui. Ha giocato bene a Wimbledon. È giovanissima ma… non vedo come il fatto di giocare qui possa farle del male”.
A parlare, e non poco, c’era anche Bianca Andreescu che è tornata a soffermarsi sul suo sorprendente successo nel torneo Premier di Toronto e ha definito l’accaduto “surreale. Mi sono goduta ogni momento là fuori. Non mi aspettavo che qualcosa del genere mi sarebbe capitato in tempi così brevi, ma io credo di essere in grado di compiere grandi cose”. La canadese non è nuova a considerazioni di questo tipo, sembra essere molto sicura di sé e questa sensazione al momento non ha ancora lasciato spazio alla superbia. La pausa di un paio di mesi a causa dell’infortunio alla spalla sembra aver addirittura avuto un impatto benefico su di lei.
“Gli infortuni sono i peggiori nemici degli atleti e io ho cercato di vederla più come una sfida che come un contrattempo. Ho cercato di migliorarmi sotto altri aspetti della mia vita, ad esempio incontrandomi con un nutrizionista e scoprendo nuovi modi per prevenire infortuni. A noi non piace stare seduti a guardare gli altri giocatori fare bene; in verità l’infortunio è stata una cosa buona per me perché stavo giocando troppo e mentalmente non era salutare”.
Raggiungere una posizione così alta in classifica – attualmente è n. 15 – e farlo con delle prestazioni come le sue inevitabilmente comporta maggiori attenzioni. “C’è sempre la pressione, sia quella esterna che quella che ti metti addosso tu. Io cerco sempre di andarle incontro il più possibile e penso di giocare meglio nelle situazioni in cui la pressione proviene da me stessa, perché io voglio sempre fare bene”.
Chi invece non sembra aver convissuto bene con la pressione in tempi recenti è la numero 2 del mondo Ashleigh Barty, campionessa in carica del Roland Garros e sconfitta al primo turno a Wimbledon. L’australiana torna a New York per difendere il titolo di doppio – vinto con CoCon Vandeweghe – ma soprattutto per tentare l’assalto al titolo di singolare. “Lo scorso anno ho avuto un percorso fantastico qui. Ho compiuto un piccolo exploit in singolare raggiungendo la seconda settimana (perdendo con Karolina Pliskova agli ottavi) e poi finalmente ho superato l’ultimo ostacolo in doppio con CoCo. Qualcosa di incredibile. Ritengo che ci sia stato un grande miglioramento nel mio tennis“.
Chi invece deve ancora trovare il feeling giusto con New York, e punta a riuscirci proprio quest’anno, è Simona Halep, la quale ha comunque ricevuto in dote una buona dose di fiducia dopo il trionfo a Wimbledon. “La pressione di dover fare qualcosa di speciale è svanita. Ora mi sento veramente in grado di poter vincere dei grossi titoli e grazie a Wimdledon mi sento bene ma ciò non significa che questa settimana sarà la stessa cosa. Non ho intensione di mettermi addosso delle chiare aspettative. Affronterò tutto giorno per giorno e vediamo quanto posso far bene in ogni torneo”.
Halep vanta solamente una semifinale (persa con Pennetta nel 2015) e due quarti di finale a New York. Lei ne è consapevole e ammette: “Mi sto abituando a questa atmosfera sempre di più, sto cercando di adeguarmici. È rumoroso, diverso, ci sono molte persone in giro. Mi piace, ma come spettatrice. Viverlo da giocatrice è un po’ arduo per me“.