Il russo Medvedev, già stravolto e sudato fin dal primo 15, mezzo acciaccato con la gamba, tra un ace e un doppio fallo batte il bulgaro Dimitrov tre set a zero. Grigor Dimitrov, il tennista definito da molti addetti ai lavori la copia di Federer perché, secondo questi esperti, dotato di tecnica ed eleganza nei colpi.
Eppure, Medvedev che pare un legno storto, tra un chop di dritto e una tagliatela di rovescio ha avviluppato l’avversario. E più ancora! Il russo gioca oltre l’80% dei suoi tiri nel centro del campo, e tutto questo è più che sufficiente per mandare a casa il bulgaro. Ovviamente Medvedev gioca con la giusta dose di veleno, combinata a una raffinata capacità di posizionamento, altrimenti non sarebbe il vincitore di una semifinale Slam.
Questi fatti, molto evidenti, conducono a una riflessione profonda, circa come viene illustrato il tennis agli appassionati. Per esempio, spesso si sente parlare di braccio, anca, spalla, piede, gamba. Mancano le ali di pollo e il quadro sarebbe una perfetta macelleria. Ma forse è proprio questo il punto: il mondo del tennis è un vero macello. Viene quindi spontaneo chiedersi come un ambiente tecnico-centrico dove la tecnica risulta l’ombelico per eccellenza, possa essere credibile e quindi seguito. Il dubbio è che la tecnica venga confusa con la destrezza, dunque in questo caso il mistero sarebbe immediatamente svelato.
Eppure, una volta evocati i pezzi di carne da macelleria di cui sopra, a condire lo spezzatino viene aggiunta la biomeccanica accompagnata dalla videoanalisi. Quest’ultimo strumento poi viene generalmente impiegato per individuare i vincoli del movimento dell’azione esecutiva, volgarmente definita tecnica. Vincoli ricercati in uno sport di situazione come il tennis dove la palla non si troverà mai due volte nella vita nello stesso preciso punto del tempo e dello spazio. Ulteriormente, all’interno di una disciplina individuale ad abilità aperte, dove le caratteristiche personali, per loro natura, differiscono. Infatti, non esistono due giocatori in grado di ribadire lo stesso identico gesto, mai!
Ciò nonostante il tema resta ancorato imperturbabile sulle ali di pollo, autentica chiave in grado di spiegare la teoria del tutto. Impressionante! Ma nella storia ci sono mai stati altri ‘legni storti’ come Medvedev? Certamente si, basta ricordare l’australiano Bromwich, serviva da destrorso per poi colpire da mancino. Gli americani Segura e Riggs: il primo bimane con dritto e rovescio, il secondo re della combinazione smorzata e pallonetto. Così come gli italiani De Stefani, giocava con due dritti, e Beppe Merlo (scomparso di recente) dal rovescio bimane con impugnatura inversa a mezzo manico. Per finire con tennisti dell’Era Open come i bimani “all court” Drysdale, McMillan, Gidelmaister, Gene Mayer, Santoro e l’arte istrionica di gattone Mecir. Sorvolo, per motivi di sintesi, altrimenti dovrei scrivere un altro libro, sulle deformazioni stilistiche di campioni come Connors, Borg, McEnroe (servizio), Courier, Bruguera, Seles, Bartoli, e tanti altri.
Tornando invece a Medvedev mi domando: chissà di cosa è fatto il suo braccio, le sue spalle, le anche, le gambe, i piedi, per produrre una tecnica così! Chissà quali riferimenti biomeccanici e quali processi di videoanalisi ha seguito Medvedev per diventare il tennista che è! Forse, per migliorare, dovrebbe chiedere qualche lezione di tecnica a Dimitrov, l’erede della tecnica di Federer. Chissà!
Nato a Milano nel 1963, Luca Bottazzi è un ex giocatore professionista di tennis, attuale docente universitario, studioso, insegnante, autore di libri, opinionista e commentatore televisivo