[5] D. Medvedev b. G. Dimitrov 7-6(5) 6-4 6-3
Mentre pioggia e vento spazzano Flushing Meadows, sotto il tetto dell’Arthur Ashe va in scena la sfida in cui entrambi i contendenti sono a caccia della prima finale Slam in carriera. È Daniil Medvedev, inesorabile, a raggiungere l’obiettivo imponendosi in tre set su un Grigor Dimitrov che, pur non esente da qualche piccola colpa, le ha provate davvero tutte arrivando al massimo a vedere l’avversario annullargli la palla che gli avrebbe dato il primo parziale.
E pensare che, arrivato allo US Open con la sua peggior classifica da sette anni a questa parte, Grigor ha sorpreso per essere il migliore fra i semifinalisti per percentuale di trasformazione della seconda di servizio, il 59%. Anzi, come fa notare Craig O’Shannessy sul sito dell’ATP, il migliore tra chi ha raggiunto almeno il terzo turno. Proprio lui, n. 78 del ranking, che in quella statistica relativamente alle ultime 52 settimane si piazza al n. 77 (quando si dice che un tennista vale quanto la sua “seconda”) con un misero 46,8%. Ed è proprio vicino a quella percentuale (47%) che è riuscito a riportalo questa sera l’avversario.
Non è ancora arrivato il momento di fermarsi, allora, per questo Medvedev che infila la dodicesima vittoria consecutiva di una striscia iniziata a Cincinnati, dove il russo era peraltro arrivato con due finali consecutive all’attivo. Una quantità di incontri che non poteva non riflettersi sul fisico di Daniil, il quale però, fra antidolorifici, taping, trollate, piani B a base di smorzate e discese a rete, è arrivato a candidarsi con pieno diritto per un posto in finale, conquistandolo nella sua cupa e sgraziata eppur luccicante armatura da antieroe.
È UN BEL DIMITROV MA… – Quasi a voler rispondere subito agli interrogativi sulle sue condizioni fisiche, Medvedev accetta volentieri lo scambio da fondo con Dimitrov, che sbaglia per primo e perde subito il servizio. Due doppi falli russi e il conseguente 15-40 non gli sono sufficienti per recuperare subito lo svantaggio; Grisha si fa allora un po’ più propositivo, si avvicina alla riga di fondo, alterna velocità e rotazioni e riporta il punteggio in equilibrio. Il bulgaro sta giocando in maniera molto intelligente, senza andare in confusione a causa delle diversi armi di cui dispone ma usandole per crearsi le occasioni di vantaggio; e non si appoggia soltanto al suo indubbio atletismo per la classica “remata”, ma lo sfodera solo quando è costretto da Medvedev.
C’è anche lui, naturalmente, particolarmente bravo nel dodicesimo gioco a infilare il bulgaro con una gran rasoiata di dritto, punto che diventa decisivo nell’economia di un game in cui poi annullerà in attacco un set point. Il tie-break è caratterizzato dalla tensione che annulla i buoni propositi dei due, e al quinto doppio fallo di Daniil, Grigor replica con il suo primo doppio errore – la catena cinetica va in tilt e la seconda palla non esce dalle corde. Capito l’andazzo, il ventitreenne moscovita sembra dirgli “ok, ti lascio strada, pensaci tu” e così è: due gratuiti di dritto garantiscono il primo set a Medvedev che ha vinto due punti in meno, tirato molti meno vincenti e commesso più errori non forzati ma, evidentemente, ha incastrato il tutto alla perfezione.
SCIVOLA VIA – Non si capisce dove voglia andare il secondo parziale e neanche in che modo. Questa, almeno, è l’impressione iniziale, ma l’incertezza lascerà presto spazio all’inesorabilità della trama russa. Dimitrov, apparentemente tornato nei panni che indossava prima del tie-break, brekka subito, ma poi si mette a pensare troppo, si confonde e subisce tre giochi consecutivi. Tocca finalmente a Daniil dare segnali di insensatezza e ne fanno le spese il suo vantaggio e Marijana Veljovic, che dalla sedia annuncia per un paio di volte il punteggio sbagliato nell’indifferenza dei contendenti per poi riderci sopra.
Il numero 5 del mondo apre la bocca alla ricerca di ossigeno, l’altro ce la mette tutta per l’accelerata che gli eviterebbe un altro tie-break. Perle, tra tocchi bulgari e recuperi russi, affiorano in mezzo a scambi lunghi e regolari. Grisha non sfonda, la palla gli torna indietro più volte di quante mente e fisico siano disposti a tollerare, la lucidità sfuma e, irrimediabilmente, la “storta” efficacia prevale sulla plastica eleganza. Succede al decimo gioco che si allunga come il precedente, fino a un attacco disperato di Dimitrov punito dal passante e al successivo, inevitabile rovescio scarico del bulgaro che cede 6-4.
Sotto di due set, Grigor non sa più cosa fare con l’avversario che continua a metterlo nelle condizioni di sbagliare e presto l’inerzia porta Daniil avanti di un break. Arriva il 5-2. In un ultimo moto d’orgoglio, Dimitrov dà tutto per annullare i due match point sul proprio servizio nella speranza che l’altro avverta la tensione al momento di chiudere, ma Medvedev si affida alla battuta e guadagna con pieno merito la finale. Ventesima vittoria nelle ultime ventidue partite, quarta finale negli ultimi quattro tornei disputati, quarto posto in classifica raggiunto a scapito di Thiem. Numeri di un mese da extraterrestre.
Il tabellone maschile completo (con tutti i risultati aggiornati)