Il russo Daniil Medvedev rappresenta davvero l’antitesi e l’antidoto alla dittatura categorica della biomeccanica e della tecnicocrazia dogmatica. Infatti, oltre non essere minimamente compreso, viene sistematicamente sminuito perché non aggrada quella concupiscenza generalizzata di “highlights” e colpi di destrezza spettacolarizzanti, spesso fini a sé stessi, tanto cari alla diffusione mediatica. Paradossalmente, anche qualora il russo dovesse vincere lo US Open, farebbe comunque meno notizia di un “tweener” di Nick Kyrgios.
Questa grottesca sciocchezza, veicolata dall’opportunismo da cassetta, ha alimentato nel tempo la diffusione dell’ignoranza globalizzata, per la quale, il mantra del gioco è eccezionalmente divenuto il “tweener non forzato”. Si tratta di un processo disastroso, nascosto in questi anni da tre favolosi tenori capaci di far vendere a chiunque la sabbia nel deserto. Purtroppo l’impossibilità di restituire giovinezza a Federer, Nadal e Djokovic, obbligherà l’ambiente a un ribaltamento copernicano. Quindi, per espletare il compito, tornerà fondamentale il supporto della cultura, l’aspetto oggi più vergognosamente discriminato dalla maggioranza dei network.
Nel contempo, il tour e il colossale giro d’affari che orbita attorno al tennis verrà posto in sicurezza. In questo modo, Nadal e Djokovic attaccheranno il record Slam di King Roger, impegnato a superare il primato di Connors e la complicata digestione della sconfitta patita nell’ultimo Wimbledon. Rimembro, inoltre, come Rafael e Novak, vincendo a Melbourne il primo a Parigi il secondo, potranno raggiungere le vette di Roy Emerson e di Rod Laver. Unici tennisti con due Career Slam all’attivo. Questi temi, almeno per i prossimi due anni, faranno leva in via principale sul grande pubblico, catalizzando il suo interesse, nella speranza che maturi qualcosa all’orizzonte.
Infine, tra le novità risalta quella di Matteo Berrettini. L’azzurro potrebbe costituire il fattore in grado di contenere le aspettative. Infatti, se Matteo riuscirà a completare il suo gioco migliorando spostamenti, risposta e gioco al volo, allora il tennis mondiale avrà trovato un nuovo interessante testimonial. Un tennista non certo del rango dei tre tenori, ma dalle concrete possibilità di potersi stabilizzare nella top ten. Una giovane “new entry” di bella presenza, dai modi garbati. Autentico gentiluomo capace di contrapporsi alla maleducazione generalizzata, quanto accettata, che ha portato il tennis verso la deriva dello sport da pedata.
Ricordiamo, invece, le parole di Antonio Scaino da Salò, primo autore a codificare le regole dei giochi di palla nel 1555, alla corte di Alfonso II duca D’Este. Della Pallacorda, vero antesignano del tennis, scriveva: “Il giuoco di intelletto e destrezza per eccellenza”. Eredità e radici preziose che a mio parere non dovrebbero andare disperse.
Nato a Milano nel 1963, Luca Bottazzi è un ex giocatore professionista di tennis, attuale docente universitario, studioso, insegnante, autore di libri, opinionista e commentatore televisivo