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da Ginevra, il direttore
Cari lettori, ho letto gran parte dei vostri commenti, oltre 500 tra quelli al mio primo editoriale con oggetto la Laver Cup e quelli del live. E vi ringrazio per la partecipazione. Europa conduce 7-5, dopo che Sock e Kyrgios hanno vinto il doppio di fine serata alle 23,20 nel tie-break del terzo set su Nadal e Tsitsipas. Sock e Kyrgios sono imbattuti, hanno vinto in Laver Cup tre match su tre. Europa aveva chiuso in vantaggio al sabato anche le precedenti due edizioni. L’ultima di Chicago proprio per 7-5. I punti europei li hanno portati il beniamino di casa (e del mondo) Roger Federer e Rafa Nadal, manco a dirlo. N.3 e n.2 del mondo, per inciso.
Però il margine di soli due punti non può tranquillizzare troppo il team Europa che stamani a mezzogiorno (un’ora prima del solito, attenzione) schiera in coppia Federer e Nadal che avevano giocato insieme solo una volta, due anni fa a Praga, vincendo contro Sock e Querrey. Stavolta devono affrontare Isner e Sock. Match tutt’altro che scontato. Gli americani potrebbero clamorosamente passare in vantaggio 8-7 prima che Nadal scenda in campo contro Kyrgios e poi Federer cerchi i punti forse decisivi contro Isner. Solo se il punteggio a favore di uno dei due team non avesse un margine superiore ai tre punti giocherebbero Zverev e Raonic per decidere la contesa.
Nel doppio che ha risollevato le sorti del World Team il giovane greco si è rivelato, nei frangenti decisivi, il meno doppista di tutti. E non è una sorpresa. Nadal ha vinto un oro olimpico in doppio. Sock è uno dei doppisti più forti del mondo, anche se si muove male. In compenso, suo fratello Eric si muove tantissimo in tribuna e caccia degli urli da far paura dopo avermi detto che il Nebraska è il paese più bello del mondo, e che l’Italia e Firenze gli fanno un baffo anche se un ristorante della sua città, Valentino, è il migliore che esista al mondo. Un tipo un po’ eccessivo, esuberante come pochi, lo avrete capito.
Il match è ancora aperto, e se Europa fosse salita a 9 a 3 forse non lo sarebbe stato più. Meglio così dunque. Anche se mi interessa fino a un certo punto, alla fine, chi vinca.
Oggi, approfittando di diversi ingressi mi sono seduto in più posti. Nelle primissime file a bordo campo durante Federer-Kyrgios, poi anche in quella ad altezza media, quindi anche più in alto, giusto per captare l’elettricità della giornata. Da scossa continua. Ebbene devo dirvi che chiunque sia stato qui oggi, se non era un vero appassionato di tennis lo diventerà. Perché era impossibile non restare coinvolti dalla vibrante e fantastica atmosfera, dall’entusiasmo di 17.000 spettatori. Sono rimasto sorpreso da come la gente ha preso a partecipare per l’Europa o per il Resto del Mondo, come se davvero questa divisione avesse contorni davvero patriottici.
Ero certo che per Federer il PalExpo avrebbe rischiato di venir giù a seguito dei suoi colpi più spettacolari, come accaduto durante il tie-break decisivo a partire dal 2-2: tre colpi da cineteca, una successione come non ne ricordo molte anche tra le partite di Federer!
Non mi aspettavo che ci fossero ragazze argentine accanto a me che gridavano come ossesse, quasi che in campo giocasse il loro del Potro, per incitare John Isner contro Sascha Zverev, o tifosi americani che applaudissero quasi soltanto i colpi di Raonic contro Nadal. Spirito di appartenenza sovranazionale. Altro che sovranisti. Federer, entusiasta la sua parte per il successo e per le incessanti standing ovation, oltre che ancora sorprendente per la reattività da ragazzino in occasione di quella volée di puro riflesso, ha confessato: “Soltanto a Bogotà al mio ingresso in campo avevo sentito ovazioni e un pubblico più fragoroso, a tal punto che lì mi ero spaventato – sorride – e poi oggi, i due momenti di maggior rumore, così sono molto felice”.
Poi anche Roger, che aveva detto di non essere sorpreso per l’impegno dei giocatori che prendono parte alla Laver Cup, ma semmai per il fatto che anziché andarsene nella loro camera d’hotel restano tutti sulla panchina a tifare per i compagni, ha raccontato le sue sensazioni a seguito dei consigli di coach Nadal: “Avete visto il risultato, no? Mi piace la sua chiarezza nel dirti quel che pensa. Mi piace che spesso le mie idee e quelle di Rafa collimano. E quando si tratta di pensare a lunghi palleggi…lui ne sa davvero molto, troppo! È un grande nel trovare le soluzioni ai vari problemi. L’ho trovato impressionante quando ci ho giocato il doppio insieme. Pensa costantemente a un muovo modo per vincere o per restare su una certa traccia se pensa che sia vincente. Questa è la vera ragione per la quale è il campione che è oggi. Non ha paura di cambiare una tattica vincente e è uno che crede molto nell’innovare e investire. Io anche faccio così, ed è super piacevole, ascoltarlo parlare, specialmente durante un match”.
Insomma, mi ripeto, una gran bell’atmosfera. All’annuncio dei due team, i blu di Europe come i rossi di World, ovviamente prevalenza del tifo europeo (siamo in Svizzera, mica a Chicago), anche il pubblico si divideva per passaporto. Come se potesse partecipare. E mi dicevo: basta davvero poco, in fondo, per coinvolgere la gente, per stimolare partecipazione, per creare complicità fra europei che magari hanno alle spalle le nazioni di appartenenza con secoli di guerre, o fra cittadini di nazioni del Resto del mondo che non hanno mai avuto niente in comune.
Lo sport che affratella e che, al contempo, separa, ma in modo simpatico, con il fair play del tennis e non con gli eccessi del calcio. Un’atmosfera piacevole, con i bambini che si divertono come bambini, e con genitori che… si divertono anch’essi come bambini! Onestamente bello: magari con la vecchiaia mi sto rincoglionendo, però anziché scandalizzarmi per tutte le cose che mi hanno lasciato perplesso e che ho scritto ieri, ho trovato divertente vivere giornate come queste.
Certo che gli Slam sono un’altra cosa, certo che vedere le panchine affollate di campioni che esultano in maniera spesso esagerata, può anche dare un po’ di fastidio perché non sembrano reazioni del tutto sincere, però guai anche a essere troppo integralisti, ad aver troppa puzza sotto il naso. Godiamoci la vita con leggerezza quando possiamo farlo. Per le cose, e le giornate, super serie, c’è tanto tempo.
LO SPETTACOLO DI KYRGIOS-FEDERER – Dopo questa lunga premessa che sono stracerto tutti i 17.000 di ieri pomeriggio e i 17.000 di ieri sera condivideranno, è il momento di parlare di tennis.E di sottolineare come certi duelli sembrino fatti apposta per garantire spettacolo. Per anni si è goduto grande spettacolo quasi ogni volta che Federer affrontava Nadal, perché il contrasto di stili ha prodotto momenti di tennis straordinariamente affascinante. Francamente più di un Nadal-Djokovic o, per me peggio ancora, di un Djokovic-Murray, singolarmente campioni pazzeschi – bellissimi da seguire contro altri tennisti – ma non tanto esaltanti se opposti l’uno all’altro. Se Djokovic e Murray decidono entrambi di fare muro di regolarità, dopo 2 o 3 ore ci si può anche stufare.
Nei duelli fra Federer e Nadal onestamente non ci si stufa mai, salvo quelle volte in cui uno dei due è in cattiva giornata e l’altro domina. Ma ho cominciato questo discorso perché anche il contrasto fra Federer e Kyrgios è quasi sempre fantastico, se l’australiano è in giornata. Ricordate la semifinale di Miami due anni fa? Uno dei match più belli degli ultimi anni. Sembra quasi che Kyrgios, cui spesso fa difetto la concentrazione, la voglia di stare attento, contro Federer – e magari contro tutto il pubblico che è quasi sempre dalla parte dello svizzero ovunque nel mondo e figurarsi in Svizzera – trovi tutti gli stimoli possibili per dare il meglio di se stesso. Poi, per carità, anche se va vicino a vincere – ebbe un match point a Praga e se avesse vinto Europe e World team avrebbero dovuto giocare un match di spareggio sul 12 pari – magari alla fine Kyrgios perde, come gli è successo anche qui a Ginevra pur dopo essersi trovato in vantaggio di un set o anche per 2-0 nel tie-break del terzo, quando ha poi subito una striscia di 5 punti consecutivi di Roger, compresi quei tre pazzeschi cui ho accennato.
Ma chi scrive – o ha scritto – che Kyrgios è un perdente per questo, cioè perché finisce per perdere con Roger, è decisamente ingiusto nei suoi confronti. Perde contro Federer, 6 volte su 7, ma Federer non è Cincirinella.
Rispondendo a una mia domanda che gli chiedeva di quei tre punti Nick si è quasi seccato: “Sì, li ha giocati bene tutti, ehi, non sto seduto qui a dire continuamente che lui è il migliore, il migliore e il migliore! Sì, è bravo nel tennis, ha giocato in modo incredibile. Era troppo bravo per me oggi. Possiamo fare una domanda diversa?”. Nick perde ma anche perdendo dà spettacolo. E non è vero che Federer sia stato così tanto più bravo di lui. Sono stati lì lì. Che poi altre volte Nick dia spettacoli certamente esecrabili è tutt’altra storia. Resta il fatto che certe sue partite, a cominciare da quella in cui sconfisse Rafa Nadal a Wimbledon, sono partitoni.
Un altro australiano, il bellissimo Pat Rafter era tutt’altro tipo di giocatore, e di persona (fantastica davvero!), ma – classe ’72 – fino al ’94 non aveva vinto neppure un torneo e fino al ’97 (quindi a 25 anni) si era fermato a quell’unico titolo conquistato a Manchester. Poi nel ’97 fece semifinale al Roland Garros e 4 mesi dopo vinse il primo di due US Open consecutivi, diventando anche n.1 del mondo (sia pur per una sola settimana).
Kyrgios, classe 1995 e che molti definiscono un bluff e una speranza mancata, ha vinto già nel 2016 tre tornei, Tokyo, Atlanta e Marsiglia, un anno e mezzo fa ha vinto il quarto torneo a Brisbane e non aveva ancora 23 anni. Insomma, è vero che con il suo carattere, le sue intemperanze, la sua maleducazione – diciamolo pure senza tema di smentite – non si è fatto amare dalla maggior parte degli appassionati australiani, troppo viziati da gente come Laver, Rosewall, Newcombe, Rafter, però non merita neppure di essere considerato un bluff o un tennista modesto… anche se oggi figura al ventisettesimo posto quando molti gli avevano profetizzato un posto tra i top 10.
Però vi assicuro che gran parte dei giocatori che lo precedono lo temono molto di più di tanti che gli stanno davanti. Non è un campione di continuità, e forse non lo sarà mai, ma come aveva detto Federer la sera prima “Kyrgios al 100 per 100 può battere chiunque”. E un discorso del genere non vale per tutti i 26 tennisti che oggi lo precedono, sia chiaro.
Kyrgios, rispondendo a una domanda di John Horn, il corrispondente di Ubitennis.net con il quale alla sera faccio il video in inglese che negli Slam mi vede accanto invece l’Hall of Famer Steve Flink, ha confessato che quest’atmosfera, con l’interazione con capitan McEnroe e gli altri compagni di squadra lo divertono e stimolano: “Per me vedere Jordan (Thompson, ndr) in panchina che tifa per me… siamo cresciuti assieme, lo conosco da quando avevo 8 anni. E poi avere al mio fianco John McEnroe che mi capisce e conosce il tennis così bene, e i miei compagni di squadra… ragazzi!, sto rappresentando il mondo! Non c’è qualcosa che si può rappresentare di più no? Cerco di fare il massimo per il mio team, se questo è stare sulla panchina a incitare gli altri, o allenarmi con loro, o giocare… farò tutto quel che occorre fare. Se la mia miglior scommessa è andare contro Federer ogni volta, ci andrò e farò di tutto per vincere. Non ce l’ho fatto oggi, ma amo questo spirito di squadra, è molto più piacevole”.
LA STRISCIA DI RAFA – Tornando alla Laver Cup giocata, a seguito della vittoria di Nadal su Raonic (6-3 7-6 e 7 punti a 1) – Rafa ha vinto 29 degli ultimi 30 incontri: il solo che ha perso è stato in semifinale a Wimbledon con Roger e per quel che concerne il canadese si grida sempre al miracolo ogni volta che porta a termine una partita! – il Team Europe era passato in vantaggio sul 7-3 prima del doppio che ha chiuso la giornata fra Nadal-Tsitsipas e Kyrgios-Sock. Raonic non era riuscito a sfruttare ben 8 palle break. E nelle discese a rete Raonic stavolta è stato deficitario: appena 20 punti su 39 attacchi.
È stata team Europe ad annunciare per prima chi avrebbe giocato. Team World ha reagito e non mi pare che abbia sbagliato le contromisure tattiche. Se l’Europa non vincesse la Laver Cup per il terzo anno consecutivo sarebbe davvero una sorpresa, ma nessuno si strapperebbe i capelli.
P.S. consentitemi infine tre piccole soddisfazioni autoreferenziali, dopo qualche piacevole incontro con ospiti italiani della Barilla: all’arrivo in sala stampa mi siedo davanti a due giornaliste cinesi, mai viste prima. Una mi accoglie dicendo: “You know that you are very famous in China because of your questions?”. Una fama che non si è tradotta nel conto in banca, ma magari mi trasferirò da quelle parti. Intanto mi hanno messo di buon umore. Poi quando Nadal ha concluso la sua conferenza stampa spiegando perché lui e Federer si intendono così bene e possono fare da coach all’uno all’altro – “perché da fuori si vedono meglio le cose che dal campo” – una coppia di Locarno sull’ultimo bus di giornata mi riconosce “guardiamo sempre i suoi video…– e io che ho sempre la sensazione che non li guardi nessuno! – che bello incontrarla dal vivo!”. Dietro di loro, sempre sul bus n.10, una ragazza sente e dice “Ma lei è quello che scrive su Ubitennis? Lo leggo sempre…”. Parla con accento straniero, le chiedo di dove è. “Sono di Liegi, sono belga ma capisco un po’ l’italiano e vi seguo su Twitter”. Beh sono le due di notte e vado a letto contento. Ma mia moglie direbbe che sono matto. Per fortuna non mi legge mai. E io non le dirò se la Laver Cup l’ha vinta Team Europa, tanto per cambiare, oppure per la prima volta Team World.