Una discreta prestazione contro Gasquet, due set lottati contro Sandgren, un paio di vittorie in un Challenger. Per qualunque giocatore al rientro da un infortunio all’anca che doveva segnare la fine di una carriera, sarebbero segnali incoraggianti. Ma se ti chiami Andy Murray, se hai vinto due Wimbledon e sei considerato il miglior tennista britannico di ogni epoca, ci si aspetta qualcosa di più. Ci si attende che tu torni là dove ti compete, ai vertici della classifica e in grado di lottare contro i migliori nei tornei dello Slam.
Ma la realtà per ora dice una cosa diversa. Dice che Murray non è ancora pronto per tutto questo. E non si sa nemmeno se lo sarà mai più. A rendersene conto, con la solita intelligenza e onestà intellettuale, è lo stesso campione scozzese. “Fisicamente devo migliorare se voglio competere consistentemente a questo livello. Prima anche se non stavo bene riuscivo comunque a giocare ad un livello piuttosto alto. Per il momento non è così”, ha dichiarato Murray da Zhuhai, in Cina, dove disputerà il suo quarto torneo di singolare dal ritorno in campo. “Non so che livello riuscirò a raggiungere in questo mio ritorno. Non so quanto ancora posso migliorare e se sarò capace di farlo. Ma non sento dolore e mi sto dando una possibilità e vedremo come andrà”. Affermazioni estremamente realistiche ma che di certo possono arrecare diversi dispiaceri ai suoi tifosi.
Quella di Zhuhai sarà la sua prima tappa in un ciclo di quattro tornei in quattro settimane che potranno dirci qualcosa di più sulle prospettive del tre volte campione Slam per la prossima stagione. Murray successivamente giocherà a Pechino, Shanghai e ad Anversa. “Due o tre anni fa non avrei mai pensato di giocare quattro tornei di fila perché mi aspettavo di arrivavo sempre in fondo. Qua in Cina ad esempio ho sempre giocato bene. Ma nella posizione in cui sono ora è tutto diverso. Non sono allo stesso livello e devo lavorare”, ha affermato il 32enne di Dunblane. Il problema è che ora rischia spesso di trovarsi di fronte giocatori di alta classifica al primo turno che in questo momento sono più forti di lui. “Ho bisogno di giocare partite e non è sicuro che riesca a farlo. Anche perché posso pescare le prime teste di serie all’esordio”. A Zhuhai gli è andata bene in tal senso, dato che avrà una rivincita contro lo statunitense Tennys Sandgren, che l’ha sconfitto poche settimane fa a Winston Salem.
L’obbiettivo di breve termine è quindi solo quello di allenarsi, di giocare più incontri possibili e di lavorare sul fisico. “Quando sono nei tornei cerco di allenarmi con i giocatori migliori. Il mio corpo si sta riabituando a giocare a questo livello e ritmo di nuovo”, ha proseguito. “Mi piacerebbe riuscire a giocare tra i 12 e i 15 match da qui a fine anno. Per ritrovare la condizione. Non ho giocato match in maniera consistente per due anni. È un sacco di tempo”.
E, a suo dire, proprio un calo fisico gli è costato la sconfitta contro l’azzurro Matteo Viola, negli ottavi del challenger di Maiorca, organizzato nell’accademia di Rafa Nadal. “Il mio secondo incontro era andato bene. Ho battuto un tennista con una classifica vicina ai primi 100 del mondo in due set (Norbert Gombos, n.115 del mondo ndr). Poi nella terza partita ho faticato un sacco”, ha raccontato Murray. “Ma ho sentito di colpire la palla meglio rispetto ai tornei negli Stati Uniti. In questo senso, è un positivo”. E avrà bisogno di altre note positive nella sua tournée cinese per avere un po’ più chiaro a quale livello possa aspirare in questa sua seconda vita tennistica. Ovviamente tutti gli appassionati sperano che arrivino.