A Marco Cecchinato forse era rimasto un solo amuleto, in un contesto di certezze svanite più o meno sotto ogni punto di vista, ma lo sfortunato esordio nell’ATP 250 di Zhuhai ha mandato in frantumi pure quello. Il palermitano ha subito la rimonta di Damir Dzumhur, contro il quale aveva passato il turno negli ultimi cinque incroci. Di amuleto non parliamo a sproposito, soprattutto alla luce del fatto che nel 2019 Cecchinato ha disputato almeno due match nello stesso Masters 1000 solo in tre occasioni, e due volte su tre grazie all’aiuto del bosniaco: a Miami si è ritirato prima della sfida di secondo turno, a Montecarlo dopo appena quattro game del primo (set e turno).
Oggi Dzumhur è rimasto in campo fino alla fine, e si potrebbe quasi dire che è stato sufficiente questo per battere Cecchinato. Non perché l’italiano abbia disputato una cattiva partita, anzi, per scelte di gioco ed esecuzioni abbiamo vesto versioni di Cecchinato molto peggiori quest’anno, ma perché guardandolo giocare è palpabile la sensazione che abbia smarrito quasi del tutto quella capacità di giocare ogni punto come se fosse l’ultimo e assieme il primo che sembrava potesse caratterizzarne la seconda parte di carriera, oltre alla varietà di soluzioni che rimane incontestabile.
A completare l’equazione c’è il fatto che sul cemento Marco non potrà probabilmente mai essere un giocatore davvero competitivo, perché è difficile cambiare certi tempi di gioco intimamente correlati alla dinamica dei colpi quando si è nel bel mezzo della propria carriera agonistica, e non esattamente all’inizio. L’eroe di Parigi 2018 aveva mascherato i suoi limiti con il periodo di estrema fiducia, che affievolendosi ha lasciato spazio alla difficoltà concreta di riciclarsi in un giocatore da uno-due, sebbene nel suo arsenale tecnico ci sia un ottimo servizio e buon dritto. Che però è molto più buono sulla terra, e sul fondo veloce esplode meno spesso e con meno efficacia.
Dzumhur poi, non dimentichiamolo, è uno che incontra benissimo e che sul campo da tennis sa fare più o meno tutto. Non ha per esempio quasi mai sofferto lo scambio in back sulla diagonale di rovescio, e si è volentieri cimentato in soluzioni nei pressi della rete anche quando il Ceck lo ha convocato d’urgenza con la solita (insidiosa) palla corta.
La vittoria italiana del primo set è da attribuirsi principalmente al discreto rendimento in risposta di Marco, calato drasticamente nei parziali decisivi soprattutto sul lato sinistro: 13-8-4, questa la scansione dei punti vinti in risposta da Marco nei tre set. Sempre più dubbioso sulla possibilità di insidiare il servizio avversario, Cecchinato ha perso certezze anche riguardo al proprio: la scelta un po’ azzardata di seguire a rete un servizio incerto nel settimo game del secondo set, in occasione di una palla break, è stata punita da un buon passante di dritto di Dzumhur. Che da quel momento ha fatto poca fatica a completare la rimonta, dovendo domare giusto un paio di (timidi) tentativi di reazione.
Con questa fanno 25 sconfitte in stagione, 15 nelle ultime 19 partite; per ritrovare punti e vittorie Cecchinato aveva saggiamente scelto di tornare a calcare i campi del circuito challenger, che gli hanno regalato una semifinale (a Szczecin) due settimane fa, ma la fatica di vincere una partita nel circuito maggiore rimane tangibile e ormai impossibile da nascondere.
GLI ALTRI INCONTRI – In attesa dell’esordio di Andy Murray in chiusura di programma, a Zhuhai hanno passato il turno senza troppe difficoltà i classe ’99 De Minaur e Kecmanovic. L’australiano ha dominato il derby con Millman, il serbo ha accolto il ritiro di Ruud dopo un set.
La giornata di mercoledì sarà riservata all’esordio di una delle prime quattro teste di serie, Monfils (opposto a Norrie); prevista anche la sfida Kyrgios-Seppi (attorno alle 9:30 italiane), mentre Tsitsipas e Bautista (reduci dalla Laver Cup) assieme a Coric esordiranno giovedì.