Corsi e ricorsi storici, così si usa dire; un’espressione quantomai calzante per definire gli annessi e connessi del torneo di Wuhan e della sua finale, che andrà in scena domani con Aryna Sabalenka e Alison Riske sul palco principale. Un ultimo atto che non si sarebbe aspettato nessun appassionato provvisto di un senso logico particolarmente sviluppato, poiché Riske, pur in grandissima ascesa nell’anno di abbondante grazia 2019, è pur sempre considerata da gran parte del pubblico tennista gregaria, mentre Sabalenka, alla quale si riconosce maggior pedigree in quanto campionessa in carica ed ex top ten (nonostante l’età ancora verde), stava attraversando un periodo piuttosto nero della carriera.
Hanno sorpreso tutti e quasi sicuramente in primis loro stesse, e anche se la giunonica picchiatrice di Minsk meriterebbe la prima pagina per aver portato a casa la taglia della numero uno Ash Barty, l’impresa più appariscente sembra averla firmata Alison, per la sua appartenenza alle retrovie del gruppo di cui già si è detto e perché Petra Kvitova, scostante oggi né più né meno di quanto lo fosse stata nello scorso torneo e in quelli precedenti, da queste parti si ambienta benino, come dimostrano i due titoli traslocati da casa Na Li a Bilovec negli anni passati.
Aggrappata a un servizio solido, al solito mirabile rovescio lungo linea e appoggiatasi come si conviene alla pesantissima palla rivale, Riske ha tenuto da subito i ritmi dell’avversaria, quest’ultima come sempre incline a fare e a disfare in completa autonomia. In un match inizialmente lineare, i primi sussulti si sono avuti al tramonto del primo set, quando prima la tennista da Pittsburgh è andata a due punti dal vincerlo sul 5-4; poi la ceca non ha convertito un comodo passante nel game successivo che l’avrebbe portata a una golosa palla break. Alla fine l’ha spuntata Alison nel dodicesimo gioco, approfittando di una delle tante orripilanti volée giocate da Petra per guadagnare il set point, poi trasformato grazie a uno scambio vissuto al comando.
Nella seconda parte l’incontro sembrava poter svoltare, con la favorita involatasi sul quattro a due ma incapace di cogliere i frutti del break di vantaggio, scialacquando peraltro quattro set point in totale: due sul cinque a tre e altrettanti nell’interminabile nono game, durato quasi dieci minuti e infine colto da Riske alla quinta chance utile. Il match è finito lì, con Kvitova psicologicamente esausta e Alison brava ad approfittarne cavalcando il conclusivo parziale di otto punti a tre.
LA RINASCITA DI ARYNA – Affronterà Sabalenka, nella partita più importante della sua carriera. La giocatrice di Minsk, campionessa in carica, ha dato seguito alle convincenti prestazioni dei giorni scorsi battendo la numero uno in carica Ashleigh Barty al termine di un match condotto in modo addirittura più netto di quanto il risultato finale potrebbe lasciar intuire. Le reazioni della capoclassifica da Ipswich al controllo esercitato dalla rivale sono state perlopiù estemporanee, regalando la sensazione che se alla fine il match fosse girato, l’avrebbe fatto per eccessiva prodigalità di Aryna, che però non è stata dell’idea.
Dopo un’estate da incubo trapunta di sconfitte con lo psicodramma legato al coach Tursunov prima licenziato e poi frettolosamente riconquistato sullo sfondo, Sabalenka difenderà il titolo, contro ogni pronostico. Lo farà dopo aver battuto la numero uno al mondo in semifinale, esattamente come l’anno passato, e sfiderà Alison Riske, proprio come nel duello decisivo andato in scena lo scorso gennaio a Shenzen, non distantissima da Wuhan, perdonateci l’approssimazione, che regalò alla bielorussa il terzo titolo della carriera e l’unico nel 2019. Parte favorita, ma la rivale non è battuta in partenza. Ricordate dove ha vinto Alison uno dei due trofei conquistate in carriera? In Cina, of course. Non parlavamo di corsi e ricorsi storici, in principio di cronaca?
Risultati:
[9] A. Sabalenka b. [1] A. Barty 7-5 6-4
A. Riske b. [5] P. Kvitova 7-5 7-5