Si è conclusa da poco meno di una settimana la Laver Cup 2019, vinta per il terzo anno consecutivo dal Team Europe. Al di là del verdetto del campo è però interessante osservare come questa nuova competizione, a tutti gli effetti un torneo d’esibizione, si sia ritagliata un posto di primo piano nel calendario tennistico, anche a discapito degli eventi ufficiali.
Oltre a penalizzare i tornei che si svolgono nella stessa settimana, ovvero gli ATP 250 di Metz e San Pietroburgo, la Laver Cup finisce per andare a intaccare anche gli eventi immediatamente successivi. Tutti i convocati dei Team Europe e World iscritti a Chengdu e Zhuhai hanno infatti perso all’esordio, con l’unica eccezione di Denis Shapovalov (eliminato in semifinale a Chengdu da Carreno Busta). Stefanos Tsitsipas è stato addirittura costretto a ritirarsi durante il suo match contro Adrian Mannarino, mentre Nick Kyrgios ha annunciato, dopo la rapida sconfitta contro Seppi, che salterà l’intero swing asiatico per cercare di risolvere il problema alla spalla.
Di fatto questi giocatori hanno preferito presenziare alla Laver Cup anche in condizioni fisiche non perfette con il rischio di compromettere gli impegni successivi (con i punti e i guadagni che ne derivano) o addirittura, nel caso di Kyrgios, l’intero finale di stagione. Lo stesso Nadal, che salta senza problemi i Masters 1000 se non è sicuro al 100%, è volato a Ginevra nonostante un persistente fastidio al polso e ha giocato un singolo e un doppio prima di dare forfait per l’ultima giornata di gare. La ragione di questa dedizione alla causa non può ritrovarsi solo nel pur ricco gruzzolo riservato di default ai partecipanti.
Nel giro di un paio d’anni, la Laver Cup si è guadagnata un prestigio probabilmente superiore alle aspettative di molti e forse anche degli stessi che le hanno dato vita. La formula funziona, la partecipazione del pubblico è altissima e la copertura mediatica impressionante (ben superiore a quella dei quattro tornei ATP che patiscono l’onda lunga della creatura di Federer e Godsick). I giocatori a più riprese hanno espresso il loro amore per questa competizione, che per molti è diventata ormai uno degli appuntamenti più importanti della stagione al punto da voler giocare anche a discapito del proprio fisico.
L’ATP non si è lasciata sfuggire la crescita e le potenzialità della Laver Cup ed è subito corsa ai ripari, siglando uno storico accordo di partnership con l’evento. La Laver Cup è diventata ufficialmente una manifestazione patrocinata dall’ATP, anche se (per ora?) non assegna punti, ma la mossa resta tuttavia curiosa. Perché infatti sostenere un evento che chiaramente penalizza quattro tornei (San Pietroburgo, Metz, Chengdu e Zhuhai), già sotto l’egida ATP? Un piccolo conflitto d’interessi sembra evidente, ma probabilmente la Laver val bene una (scom)messa. Il nuovo torneo a squadre ha già sorpreso tutti nelle prime tre edizioni, anche i più scettici, e sta cercando di porre le basi per diventare un evento riconosciuto e di successo anche dopo il ritiro di Roger Federer.