[11] M. Berrettini b. [4] D. Thiem 7-6(8) 6-4
Matteo Berrettini fa parte di quella categoria di esseri umani che definiremmo insospettabili: profilo basso, contegno serio se non addirittura serioso, predisposizione all’atteggiamento da rotocalco prossima allo zero e risultati sul posto di lavoro sempre, e sempre più, eclatanti: lo ritieni arrivato e lui fa un altro balzo. L’ultimo è arrivato oggi sul centralone di Shanghai, con una gran vittoria su un Dominic Thiem in estrema fiducia dopo gli acuti pechinesi che gli regala, tutte insieme, la prima semifinale in un Masters 1000 della carriera, il ruolo di primo italiano nella classifica mondiale e, di nuovo, l’ottava posizione nella Race to London, persa per un paio d’ore dopo il sorpasso di Sascha Zverev, che sullo stesso campo aveva da poco battuto Roger Federer.
Era una partita difficile nelle previsioni e le previsioni si sono dimostrate veritiere, perché Thiem ha forse capito, dopo l’inopinato cambio della guida tecnica occorsa lo scorso inverno, che per far tornei di prestigio sul veloce almeno ogni tanto un passettino avanti conviene azzardarlo. I risultati che in molti definirebbero lusinghieri, in particolare le coppe alzate a Indian Wells e Pechino, lo hanno convinto della bontà dei concetti proposti dal nuovo guru Nicolas Massu, e la versione ammodernata del cannoniere austriaco incuteva un certo timore. I campi di gioco della metropoli del sud cinese non sono solo veloci, sembrano addirittura velocissimi, e la circostanza ha favorito i turni in battuta dei due contendenti, entrambi in gran vena con il fondamentale d’inizio scambio. Ne è risultato un match parecchio equilibrato, girato su una manciata di punti tanto nella prima, quanto nella seconda partita, e ha preso la direzione di Matteo perché Matteo è stato, ancora una volta, semplicemente più freddo dell’avversario.
In un incontro sul filo del rasoio per i continui digiuni imposti al giocatore di turno in risposta (76% in favore di Matteo; addirittura 81% Thiem al servizio nella prima frazione), la giravolta sul filo da equilibrista spesso è decisiva. Di evoluzioni decisive ce ne sono state un paio: notevole quella andata in archivio nel settimo gioco, quando Dominic si è procurato l’unica palla break manifestatasi nell’intero primo set con Matteo piantato occasionalmente in asso da prima e dritto. Bizzarro, e fonte di vistosissimo nervosismo dalle parti di Vienna, che sia stato lo stesso Thiem a mangiarsela nel tanto agognato scambio tirando largo un dritto non molto distante dall’interlocutorio.
Approdati all’inevitabile tie break, il numero 5 ATP non ha approfittato della partenza lenta del romano, subito finito sotto 0-3, rimettendolo in pista con tre non forzati in fila e finendo per trovarsi a fronteggiare due set point dopo un doppio fallo particolarmente inopportuno. Qui Thiem si è appellato al serbatoio colmo di fiducia per annullare il primo con un rovescio vincente dopo aver colpito una riga piuttosto favorevole; il secondo grazie a una difesa irreale chiusa da un passante tirato da lontanissimo che ha costretto Matteo all’errore di volo.
Dopo un ulteriore set point annullato da Dominic al termine di uno scambio molto duro, Berrettini è stato costretto a cancellarne uno a sua volta con grande coraggio, giocando aggressivo in seguito a una seconda molto robusta, come si suol dire. Il quarto set point in favore di Matteo, arrivato di lì a poco, si è rivelato essere quello buono, ed è singolare che la trasformazione sia avvenuta per colpa, o per merito, a seconda di quale sia il soggetto chiamato in causa, del rovescio, di solito il fiore all’occhiello dell’austriaco, stavolta finito largo.
SECONDO SET E TRIONFO – Preso il gran vantaggio, Berrettini è riuscito a evitare il calo d’adrenalina, sempre dietro l’angolo quando si esauriscono segmenti di partita molto incerti. Procedendo con metodo e continuando a randellare con prima di servizio e dritto, l’italiano ha costruito i presupposti per portare a casa l’unico break dell’incontro nel settimo game: apparecchiato da due rispostone nelle stringhe di Dominic, Matteo ha infiocchettato il 15-40 con il punto dell’incontro: spedito in trincea dalla pressione avversaria, egli ha dapprima difeso alla grande, poi ha giocato un passante in back bassissimo e infine ha chiuso con uno strettino di dritto in recupero sulla volée di Thiem.
Thiem, che ha dato tutto, bisogna dirlo, è riemerso sul quaranta pari ma ha ceduto poco dopo, pagando ancora pegno sulla diagonale sinistra: terza palla break Italia a causa di un suo rovescio sul nastro, seguita dalla conversione di un Berrettini abilissimo a estrarre dal cilindro una gran risposta eseguita col colpo meno famoso.
In molti casi simili, quando le partite per larghe parti sono ancorate agli umori del servizio, l’incursione riuscita determina la fine anticipata delle ostilità. In taluni altri, tuttavia, non manca il finale thrilling: sprecati due match point consecutivi anche a causa di un paio di scelte una volta tanto non perfette, Berrettini è stato costretto ad annullare, con due servizi vincenti, altrettante palle break che avrebbero rimesso in pista l’avversario. In occasione della seconda, Thiem ha molto protestato in seguito a una controversa scelta del giudice di sedia Carlos Bernardes. Sul servizio del giocatore italiano, il carrarmato viennese non è stato in grado di gestire la risposta spedendo la palla lunga e poco dopo ha deciso di appellarsi al challenge: istanza non accolta dall’arbitro in quanto, secondo la sua suprema autorità, giunta fuori tempo massimo, e inevitabile polemica annessa.
Caso limite, verrebbe da dire, ma la tecnologia a uso e consumo di noi soli spettatori ha evidenziato come la battuta di Berrettini fosse lunga. Difficile sapere come sarebbe finita; più semplice raccontare come in effetti è andata: rovescio out di Thiem e terzo match point, stavolta colto da Matteo grazie alla cara combinazione tra servizio e dritto.
Sarà semifinale, la prima in carriera in un Mille proprio come i quarti brillantemente superati oggi. Sfiderà Sascha Zverev in un terribile scontro diretto con vista sulle Finals: al momento il tedesco è settimo nella Race con 2615 punti, braccato da Matteo che ne conta 2525. I precedenti sono due, entrambi agli Internazionali d’Italia, con bilancio in parità. L’ultimo duello l’ha vinto Berrettini lo scorso maggio: in quell’occasione il padrone di casa colse lo scalpo più alto in classifica della carriera: Zverev era cinque al mondo, esattamente come Thiem oggi. Sascha sta bene, come può confermare Roger Federer. Ma il Matteo di oggi non parte battuto per alcuna ragione sensata.