È un vero Rinascimento italiano. Ora i talenti non vanno dispersi (Ubaldo Scanagatta, Nazione-Carlino-Giorno Sport)
Sono sempre stato molto ottimista, più di tanti, sulle qualità e le potenzialità di Matteo Berrettini e anche, per anni, su quelle di Fabio Fognini, il cui talento non è mai stato in discussione. Altre cose sì. Ma se un anno fa — nonostante quel raggio di luce azzurra irradiato nel maggio 2018 da Marco Cecchinato con l’inattesa semifinale del Roland Garros — qualcuno mi avesse detto che Matteo e Fabio sarebbero stati entrambi in lima a meno di un mese dalle finali riservate alla 02 Arena di Londra ai Magnifici Otto del tennis mondiale, non gli avrei mai creduto, né dato peso. Tutt’al più avrei esclamato: «Magari!». D’altra parte fino a metà aprile quando Fabio Fognini ha vinto il suo primo Masters 1000 a Montecarlo e si è avvicinato seriamente al traguardo dei top 10, che avrebbe raggiunto dopo il Roland Garros il 10 giugno, i soli nostri top-ten erano stati Adriano Panatta e Corrado Barazzutti tutti oltre 40 anni fa.
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Panatta avrebbe vinto 10 tornei del circuito maggiore, Barazzutti 5, Bertolucci (che era forte anche in singolare) 6, Zugarelli (best ranking n.27) 1…ma battendo Barazzutti. E’ probabile che la scintilla per far fiorire la nuova generazione azzurri di talenti sia scoppiata proprio con l’exploit di Cecchinato a Parigi, quando battè Djokovic nei quarti, un anno fa. «Se ce l’ha fatta lui a sfondare, ce la possiamo fare anche noi», si devono essere detti in tanti. Non solo Berrettini e lo stesso Fognini che oggi sono n.11 e n.12 del mondo, preceduti da una sola coppia della stessa nazione (la Russia di Medvedev — che ha dominato Zverev in finale a Shanghai, 64 61 — e di Khachanov), ma anche gli altri sei azzurri che oggi figurano nella top100 del tennis mondiale.
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Alla base del riscatto italiano nelle gerarchie Atp c’è anche la scelta della Federazione: constatato che nessun top 100 era uscito dal centro di Tirrenia, si è deciso di collaborare senza riserve con i team privati impegnati a formare i campioni del futuro, vere squadre infarcite per di più di professionisti pagati adeguatamente. E i risultati sono finalmente arrivati. Basti pensare a cosa ha realizzato Berrettini dopo tanti anni di allenamento con Santopadre, o cosa sta facendo Sinner sotto la guida di Piatti.
Medvedev d’acciao non perde più. Nuova stella Gauff (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)
Chi non si ferma più e chi ha appena cominciato. La domenica del tennis si inchina all’imbattibile Medvedev di questo spicchio (ormai prolungato) di stagione e incorona la Gauff, reginetta per la prima volta a 15 anni e 7 mesi e destinata, dall’Austria, a spiccare il volo verso lidi paradisiaci. L’Orso Daniil in questo momento è semplicemente ingiocabile: tra San Pietroburgo e Shanghai ha vinto 18 set e non ne ha perso nemmeno uno. Da luglio, ha giocato solo finali (6) con un record di 29 vittorie e 3 sconfitte. Ultima vittima Zverev, che lo aveva sempre battuto nei quattro precedenti
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Sul duro, nessuno ha vinto come lui in stagione (46 successi) e nella Race ha superato Federer al terzo posto. Il clic è scattato durante l’estate americana: «Improvvisamente mi sono ritrovato a un livello superiore: credo sia stato il risultato del lavoro in allenamento. Ma certo quello che sto facendo è incredibile». (…)
Cori Gauff: eliminata nelle qualificazioni a Linz, rientra come lucky loser, nei quarti batte la prima top ten in carriera (la Bertens) e alla fine vince pure il torneo, risalendo nel terzo set dal burrone in cui si era infilata contro la decaduta Ostapenko (che comunque è una regina Slam…) non mettendo più una prima. Ritrovato il servizio, ha finito per dominare con il carattere e la volontà, che sono già qualità da campionessa (…)
Cori è la nona più giovane vincitrice Wta, la terza lucky loser a conquistare un trofeo (Jaeger e Danilovic le altre) e da stamattina sarà 71 del mondo, 615 posizioni meglio di gennaio. Significa entrare dalla porta principale negli Slam. E per una che al primo Wimbledon è arrivata alla seconda settimana, è una notizia che chiama grandi sorrisi.
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Coco va di fretta nella scia delle Williams. Primo titolo a 15 anni (ma non è record) (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)
Lunedì scorso, battuta dalla tedesca Tamara Korpatsch nel turno decisivo delle qualificazioni al torneo Wta di Linz (250 mila dollari), in Austria, Cori Gauff era una 15enne americana pronta a riprendere l’aereo per gli Usa. Oggi, ripescata in tabellone come lucky looser e protagonista di una settimana perfetta in cui ha centrato la prima vittoria su una top-10 (Kiki Bertens) e il primo titolo Wta della carriera a 15 anni e 7 mesi spaccati, Coco Gauff fa il suo trionfale ingresso tra le migliori 75 tenniste del mondo (n. 71), unica Under 18 tra le top-100. «La vita è strana e il tennis pazzo! — ha esultato baby Coco dopo il trionfo in tre set (6-3, 1-6, 6-2) sull’ex enfant prodige lettone Jelena Ostapenko, regina di Parigi 2017 che ha perso memoria di se stessa.
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Coco conferma i progressi dell’estate, quando divenne la beniamina di Wimbledon. Qualificazioni superate, nonna Venus (24 anni di differenza) superata al primo turno e poi avanti sparata verso gli ottavi di finale, dove ci era voluta la furia della futura campionessa Simona Halep per arrestarne la corsa. Il tennis femminile vanta una lunga serie di record di precocità (la più giovane di tutte, 42 anni dopo, resta la 14enne Tracy Austin con l’apparecchio per i denti a Portland `77) ma l’impressione è che Coco Gauff sia sbocciata per restare. Erede di Cory che giocò a basket all’Università di Georgia State e di Candi che fu atleta all’Università della Florida, cresciuta ad Atlanta ma trapiantata a Delray Beach a 7 anni per potersi allenare con i migliori coach degli Stati Uniti, la bambina è supervisionata da Patrick Mouratoglou, vecchia volpe del circuito e coach della Williams, cui non par vero aver già trovato l’erede di Serenona.
Il tutto potendo iscriversi, data l’età, a non più di dieci tornei l’anno (l’ultimo sarà, da oggi, l’Open del Lussemburgo).
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L’anno scorso ha firmato un contratto pluriennale con New Balance e l’essere entrata dopo Wimbledon sotto l’egida di Tony Godsick, lo storico manager di Roger Federer, le ha assicurato la pecetta Barilla sul petto. Trasecola l’establishment. Da Martina Navratilova («La prima volta che ho visto Coco ho chiamato Chris Evert e le ho detto: occhio che la tua semifinale a Wimbledon `72 a 17 anni rischia di sembrare poca cosa di fronte alle imprese di questa teenager…») a Michelle Obama, follower su Twitter della Gauff («E fantastico scoprire che l’ex first lady sa che esisto»). Giovane, ambiziosa, fortissima Coco.
Coco ora vince. Il tennis saluta miss Futuro (Paolo Rossi, La Repubblica)
Cinque anni fa prese di petto Patrick Mouratoglou e proclamò senza paura di passare per matta: «Voglio diventare la numero uno del tennis». Aveva dieci anni, Cori Gauff (ma tutti la chiamano Coco), e con una bella dose di faccia tosta aveva urlato il suo sogno al coach di Serena Williams, la sua Musa ispiratrice. Il sogno è diventato un destino: ieri, a 15 anni e 7 mesi, ha conquistato il suo primo titolo Wta.
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Non è la più giovane di sempre, ma Coco, che è nata a Delray Beach il 13 marzo 2004, sta battendo parecchi record di precocità. Sembra di essere tornati indietro di trent’anni, quando fecero irruzione nel circuito Jennifer Capriati, Martina Hingis e Venus Williams. E se prima di compiere 14 anni la Capriati finì sulla copertina di Sports Illustrated, in questo 2019 la Gauff ha rilanciato, finendo su quella di Vogue, che ha un quarto di nobiltà superiore grazie agli ottavi ottenuti a Wimbledon.
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Papà Corey e mamma Candi, ex atleti universitari di basket e atletica, ne stanno monitorando la crescita da ogni punto di vista, dosando stress e aspettative. La bambina ormai fa gola, dal punto del business sportivo, soprattutto oggi: una teenager non vince uno Slam da tredici anni (l’ultima fu Maria Sharapova, a Wimbledon). Per difendersi ha scelto Team8, la stessa agenzia che cura gli interessi di Federer. Così oggi ha già un personal manager che la segue. Peccato non possa giocare sempre: ci sono vincoli fino ai 17 anni. Solo 4 tornei fino a marzo prossimo, salvo deroghe. A ogni modo Coco ha riacceso l’interesse per il tennis femminile. La sua storia ha interessato anche gli appassionati occasionali, incuriositi dalla sua personalità e sensibilità.
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