Nel primo round dell’ATP 250 di Anversa si è visto un Andy Murray meno brillante rispetto ai tornei asiatici. Il tre volte vincitore di un Major ha battuto 6-4 7-6 Kimmer Coppejans, numero 158 del mondo, e ora si prepara ad affrontare Pablo Cuevas (giovedì alle 18.30, 2-0 i precedenti in favore dello scozzese). Ma i pensieri di Andy in questo periodo non sono rivolti solo al campo da tennis, e potrebbero indurlo a declinare l’invito ricevuto da Herwig Straka,
direttore dell’ATP 500 di Vienna che inizierà il prossimo lunedì. Sua moglie Kim Sears è in procinto di mettere al mondo il terzo bimbo della famiglia Murray e quando sarà il momento il ragazzo di Dunblane non vorrà stare lontano dalla sua Kim. Proprio come ha fatto lei negli ultimi due anni e nella prima metà del 2019, quando era difficile pensare di rivedere Andy Murray in campo.
In un’intervista al Thelegraph lo scozzese ha evidenziato quanto sia stato importante avere il supporto di sua moglie nei momenti in cui credeva che non potesse più farcela: “Ho avuto diversi stop negli ultimi due anni. Dicevo ‘non voglio fare più questo’. Ma Kim cercava sempre di farmi andare avanti, di aiutarmi a tornare in campo, di motivarmi, ed era felice che tornassi ad allenarmi, ripartire e tutto il resto. Mi rendo conto di quanto sia difficile un momento del genere per chi ti sta intorno. Probabilmente diventi un po’ egoista e pensi solo a te stesso. Pensi ‘Dio, sto soffrendo così tanto’, ma in realtà ci sono persone attorno a te che stanno vivendo con te lo stesso momento”.
Le origini di Kim giocano un ruolo significativo nel rapporto, dal momento che il suo papà, Nigel Sears, ha fatto il tennista a livelli discreti, raggiungendo al massimo la top 400 prima di diventare coach. E Murray ammette: “Sono stato davvero fortunato. Lei è stata eccezionale, mi ha permesso di continuare la mia carriera e mi ha sempre supportato. Ho appena capito tutto questo. Andare via per gli allenamenti a Miami non è stato semplice dopo anno difficile. Non ci vediamo per tanto tempo, ma fa molta differenza ora sapere che non hai un dramma nella tua vita, molte cose accadono lontano dal campo”.
Murray adesso sembra aver ripreso totalmente in mano la sua vita da (straordinario) atleta, che ha ancora qualche anno (‘We got a few more years’, disse Roger Federer nel 2015) per fare ciò che ama: “Voglio sono godermi questi ultimi anni nel Tour. La mia vita è cambiata a gennaio. In questo momento mi sento felice, sono in una buona condizione, non ho problemi con l’anca e sono in grado di fare quello che ho sempre fatto. Forse non al livello di quello che ho fatto attorno ai 25 anni, ma sono abbastanza competitivo contro la maggior parte dei giocatori. Penso che negli ultimi mesi il mio corpo abbia ricordato ciò che deve fare. In Asia mi sono sentito meglio rispetto ai tornei negli Stati Uniti. Certo, se mi prendo qualche giorno di pausa le energie ci mettono un po’ di più a rientrare in circolo. Ma sono comunque contento di aver ottenuto una seconda chance per chiudere alle mie condizioni“.