Le speranze di volare a Londra, per Matteo Berrettini, dipendono in prima istanza da Gael Monfils. Più complesso immaginare che possano essere i rimontanti Wawrinka e de Minaur a strappare il pass dal collo del romano: dovrebbero spingersi fino alla vittoria del torneo. La sfida più calda è quindi Berrettini-Monfils, con il francese padrone del proprio destino dopo l’eliminazione di Matteo (sicuro comunque della top 10 a fine anno). Il numero 13 del mondo può già staccare il biglietto per Finals vincendo altre due partite a Bercy a patto che il già citato Wawrinka non gli si presenti di fronte in semifinale; in quel caso Gael sarebbe costretto a batterlo per assicurarsi un posto a Londra.
L’obiettivo più immediato di Monfils è quindi centrare almeno la semifinale, nella parte di tabellone rimasta orfana di Roger Federer (con tutti i vantaggi connessi). Il primo ostacolo, questa sera, ha le sembianze del moldavo Radu Albot (50 ATP). Sfida inedita dal coefficiente di difficoltà, onestamente, non insormontabile per il tennista di casa. Considerando anche l’effetto arena di Bercy, di cui Tsonga ha sperimentato i benefici.
SOTTO PRESSIONE – Occhio però all’aspetto psicologico, a cui il fattore campo concorre: sulle possenti spalle di Monfils si poggiano adesso significative pressioni. Quelle del tifo, certo. Ma soprattutto quelle di una prospettiva sulle Finals diversa da quella di Berrettini: Monfils si è già qualificato una volta per il Master nel 2016 ma oggi, a 33 anni, vede passare un treno che fisiologicamente potrebbe non fare più sosta nella sua stazione. In parallelo, l’ingresso tra i primi otto della Race lo proietterebbe nell’ambita top 10, raggiunta già nel 2009, nel 2011 e soprattutto a cavallo tra fine 2016 e inizio 2017 quando è risalito fino al numero sei ATP. Non è nemmeno nel miglior momento della sua stagione: dopo i quarti allo US Open (KO proprio da Berrettini), ha lasciato poche tracce nello swing asiatico (due vittorie e tre sconfitte) prima di dare segnali di vita al ritorno in Europa, fermandosi in semifinale a Vienna contro Schwartzman.
OBIETTIVO TOP 10 – “A partire dai tornei asiatici mi sono ritrovato sfinito fisicamente e mentalmente – ha raccontato in sala stampa -, il mio livello di gioco è crollato in maniera drastica. Fisiologicamente ho sofferto anche ad Anversa: contro Sinner ho perso una partita dura che però, mentalmente, lo è stata ancora di più. Non mi succedeva da molto tempo. Ci siamo fermati a parlarne col mio team e sono arrivato alla conclusione che tutta questa pressione derivava dalla mia volontà di tornare in top 10. Sento di continuo parlare delle Finals, ne ho abbastanza. Tanta, troppa pressione“.
Monfils, che non ha certo l’approccio dell’agonista nato, ha provato a farsi scivolare addosso le aspettative. “Il mio vero obiettivo è tornare tra i primi dieci al mondo, più che le Finals – ha concluso -. E ho avvertito troppa pressione perché sono vicino a qualificarmi a Londra, ma non così vicino. Quando avverto stress per me non è facile, voglio divertirmi giocando a tennis“. A Vienna, in ogni caso, gli è sembrato di intravvedere l’uscita dal tunnel. Adesso, con tutti gli occhi puntati addosso, gli andrebbero riconosciuti i giusti meriti se dovesse tagliare il traguardo. Superando un significativo stress test.
Monfils sotto pressione: “Basta parlare di Finals, il mio obiettivo è la top 10”
Il francese deve centrare almeno la semifinale a Bercy per staccare il biglietto per Londra. Occhio però alla ("troppa") pressione: "Quando la avverto non è facile, voglio divertirmi giocando a tennis"
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