dal nostro inviato a Parigi
[13] G. Monfils b. R. Albot 4-6 6-4 6-1
Sei maledetti punti: quelli che sul 6-4 4-3 30-15, punteggio tutto a favore di Radu Albot nella partita che lo contrapponeva a Monfils, separavano Matteo Berrettini dalla – per il nostro tennis storica – qualificazione alle ATP Finals. Tutto sembrava far pensare alla grande sorpresa e alla sconfitta del francese e invece gli appassionati italiani dovranno attendere la serata di domani e il quarto di finale tra il francese e Shapovalov per sapere se un loro rappresentante, quarantuno anni dopo Barazzutti, andrà al Masters di fine anno. Vedendo come ha giocato (male) Monfils contro Albot e ammirando al contempo il tennis potente e spettacolare messo in mostra da Shapovalov in questi giorni a Bercy, le nostre speranze sono ancora ben vive. Non resta che aspettare e incrociare le dita.
Nel corso della giornata si erano intanto spente, con le loro sconfitte, le flebili speranze di De Minaur e Wawrinka di guadagnare l’ottavo e ultimo posto utile alle ATP Finals, quello ad oggi occupato da Matteo. Era dunque proprio l’ultimo incontro della lunga giornata dedicata agli ottavi ad avere in campo il più serio avversario di Berrettini nella corsa al Masters, Gael Monfils. Il 33enne francese è sceso in campo conscio che tra lui e la O2 Arena c’erano due tennisti da sconfiggere: Albot e Shapovalov.
La partita col moldavo ha come scenario una AccorHotels Arena piena come con Tsonga contro Berrettini la sera prima, ma molto più silenziosa. Monfils è meno bravo del connazionale ad accenderla e di certo non aiuta l’inizio di match. Che non sarà affatto facile per lui arrivare ai quarti, lo si capisce sin dal primo game, nel quale il giocatore di casa si ritrova costretto a salvare ben quattro palle break. Albot rimanda solo l’appuntamento con l’allungo nel punteggio e, due giochi dopo, strappa addirittura a 0 il servizio a un Monfils irriconoscibile, lento e falloso, chiaramente frenato dalla tensione. Si arriva sul 3-5 senza ulteriori momenti da ricordare, con la folla del Centrale a provare a dare una scossa al suo giocatore con dei cori che finalmente ricordano come la partita si giochi in Francia. Monfils continua però a essere l’ombra di se stesso e in tutto il primo set va una sola volta ai vantaggi sul servizio dell’avversario, senza mai riuscire a procurarsi una palla break. Dopo trentasei minuti di partita, senza dover fare nulla di stratosferico, Albot con un servizio vincente si aggiudica il primo set.
Il secondo parte seguendo l’inerzia del primo, con il moldavo a muoversi bene sul campo e bravo ad appoggiarsi sui colpi del francese, senza rischiare più di tanto in angoli e profondità, aspettando errori di Monfils: una tattica spesse volte premiata. Gael ha bisogno di una scossa e prova a dargliela il pubblico urlando all’unisono il suo nome. Sembra servire quando nel corso del quarto gioco ottiene la prima palla break della sua partita, ma l’ex numero 7 del mondo la gioca malissimo, affondando in rete la pallina e lasciando partire un urlo che testimonia tutta la sua frustrazione. Nel gioco successivo è Monfils a trovarsi sull’orlo del baratro, salvando due palle break (una con una palla corta, l’altra con un ace).
Il francese è però succube degli eventi, tanto da zittire totalmente il suo pubblico: a un certo punto ascoltiamo una rappresentanza di tifosi moldava prendere coraggio e sostenere il proprio rappresentante (e poi essere sonoramente fischiata dall’orgoglioso pubblico del centrale ). Quando nel settimo game Gael affossa in rete la seconda palla break concessa ad Albot, Berrettini è con un piede e tre quarti a Londra. Accade invece l’imponderabile: Albot forse inizia a pensare che i primi quarti di finale in un Masters 1000 della carriera sono vicinissimi e si irrigidisce, mentre Monfils, sgravato dalla tensione e non avendo più nulla da perdere inizia a giocare meglio di quanto fatto sino a quel momento. In poco più di dieci minuti la partita cambia il suo destino: Gael prima controbrekka, poi, nel decimo game, sul set point a favore, con l’aiuto decisivo del nastro, manda la partita al terzo.
Quando nel quarto gioco del set decisivo Monfils prima guadagna tre palle break consecutive, e poi, con l’aiuto di Albot che affossa in rete il suo rovescio sulla prima delle suddette, il centrale della AccorHotels Arena è davvero una bolgia. La partita finisce lì: a Monfils ormai riesce tutto e Albot non sembra crederci più. Tre giochi dopo, terminati velocissimi, Monfils può esultare: è a 2530 punti, a una sola partita dal sorpasso a Berrettini e dalla sua seconda partecipazione alle ATP Finals.
“La Race to London” aggiornata
D. Shapovalov b. [6] A. Zverev 6-2 5-7 6-2
Su un campo numero 1 stracolmo di gente si è giocato uno dei match sin qui più divertenti del torneo, quello tra Alexander Zverev – da ieri sicuro di poter difendere il titolo vinto alle ATP Finals l’anno scorso – e Shapovalov, vincitore ieri su Fognini e atteso – tranne forfait dell’ultim’ora – la prossima settimana a Milano per le Next Gen Finals. I due, accomunati dall’avere genitori di origine russa ma dall’essere nati e cresciuti in nazioni diverse, si erano già affrontati tre volte, con il tedesco che non aveva concesso nemmeno un set al canadese. Non è sembrato si amassero, almeno vedendo alcune esultanze un po’ provocatorie e alcuni sguardi scambiatisi sott’occhio nelle due ore di gioco, ma quel che conta è che abbiano dato vita a una partita per larghi tratti di ottimo livello tecnico, soprattutto grazie al talento cristallino e sempre più continuo del tennista canadese.
Proprio Shapovalov parte a razzo: dopo sedici minuti già è avanti sul 4-1 “pesante”, grazie a un tennis a tutto campo ed esplosivo, capace di ipnotizzare il tedesco fino a irretirlo (da bordo campo iniziamo più volte a sentire Sascha impegnarsi in monologhi a dir poco nervosi in russo col suo angolo). A proposito di russi, c’è n’è anche uno d’eccezione ad assistere con attenzione e discrezione a tutta la partita: Andrey Rublev, intanto approdato ai quarti del torneo di doppio assieme a Khachanov. Il primo set è una esibizione del grande talento di Shapovalov, che con un servizio vincente chiude dopo 29 minuti: prima che finisca c’è però il tempo per assistere alla furia del tedesco che, quando concede set point, spezza letteralmente in due parti la racchetta.
Il secondo parziale, durato un’ora, è il più equilibrato e il meglio giocato dell’incontro: Sascha non ha alcuna voglia di perdere e lo mostra nel corso del primo game del nuovo parziale, quando riesce ad annullare addirittura cinque palle break. La circostanza gli dà stimoli e fiducia per rimettere a posto il suo tennis, essere più incisivo col servizio e meno falloso col dritto. Contemporaneamente, Shapovalov non regge più ai ritmi elevatissimi ai quali aveva giocato il primo set e così, nel sesto gioco, sul 2-3 e servizio, mandando in corridoio il rovescio sulla seconda palla break concessa a Zverev, permette al tedesco di allungare. Il vantaggio dura pochissimo, perché Sascha si fa subito controbrekkare. Senza altri sussulti, si arriva così al dodicesimo gioco: il canadese annulla quattro set point, ma sul quinto un dritto vincente di Zverev manda l’incontro al terzo.
Il parziale decisivo non ha storia: il 28 ATP (nella classifica “live” con l’accesso ai quarti è però nuovamente al best career ranking di 20 del mondo) brekka a zero Sascha e riesce a realizzare il distacco decisivo. Il canadese nei successivi tre turni di battuta non fa mai arrivare il gioco ai vantaggi e sfianca a livello nervoso l’avversario, che difatti nel settimo gioco perde nuovamente la battuta. Quando Shapovalov va a servire per il match, Zverev ha un moto d’orgoglio e guadagna tre palle break, senza però riuscire a convertirle. La partita ormai ha il suo vincitore e al secondo match point il canadese chiude con un servizio vincente, guadagnando i quarti, dove domani avrà il tifo di tutta l’Italia tennistica nel suo match contro Monfils.