6. Bianca Andreescu b. Serena Williams 6-3, 7-5 US Open, Finale
Nel giro di pochi mesi, Andreescu è passata dall’essere una semisconosciuta teenager fuori dalle prime cento del ranking a una delle prime favorite dello Slam americano. E conferma che la fiducia è ben riposta, arrivando in finale. A New York va in scena un confronto generazionale straordinariamente interessante: la quasi 38enne Serena Williams contro la 19enne Andreescu.
Da quando è tornata dalla maternità, Serena è alla quarta finale Slam, ma nelle tre precedenti ha sempre perso senza conquistare un set. Anche a Flushing Meadows 2019, Williams fatica ad esprimersi al meglio nella partita decisiva: meno incisiva del solito al servizio, subisce l’esuberanza di Bianca, che la brekka due volte nel primo set, vinto 6-3.
Andreescu è ispiratissima, gioca con un anticipo impressionante e di fronte alla palla pesante della sua avversaria riesce comunque ad attuare cambi di geometrie quasi impossibili per la maggior parte delle altre giocatrici.
Nel secondo set Serena fatica a reagire, e a un certo punto sembra in balìa dell’avversaria; quando Bianca sale 6-3, 5-1 si pensa che la finale sia agli sgoccioli. Invece le cose cambiano all’improvviso. Chissà se per braccino o per troppa sicurezza, Andreescu per un momento lascia da parte la durezza con cui aveva condotto il match fino a quel momento, e si concede uno scambio di fioretto: una combinazione palla corta+lob, che sollecita l’orgoglio della campionessa ferita. Serena rincorre in difesa, e poi si aggiudica il quindici sulla continuazione dello scambio. Un punto che fa ribollire lo stadio.
Improvvisamente il pubblico entra da protagonista nell’andamento del match: ritrova entusiasmo e la forza di sostenere come non mai la beniamina di casa. In più, perso per perso, Williams comincia a giocare a mente e braccio libero: salva un match point e risale la corrente sino al 5 pari.
Essere arrivata a un solo punto dalla vittoria e averla mancata, trovarsi con tutto il pubblico contro e di fronte a una avversaria come Williams: una situazione nella quale la maggior parte delle giocatrici si sarebbe sciolta definitivamente, lasciando via libera al 24mo Slam di Serena. Invece Andreescu dimostra di essere in un momento di grande forza mentale: tiene la battuta, sale 6-5 e poi strappa nuovamente il servizio a Serena per il definitivo 7-5.
A nemmeno 20 anni Andreescu diventa la prima giocatrice canadese della storia a vincere uno Slam e replica la accoppiata Indian Wells – US Open che nel 2018 aveva consacrato Naomi Osaka.
5. Karolina Muchova b. Karolina Pliskova, 4-6, 7-5, 13-11 Wimbledon, 4T
Alla vigilia di questo match era difficile immaginare che il derby ceco delle “Karoline” si sarebbe trasformato in una partita speciale. Pliskova e Muchova, infatti, si erano incontrate da poco, al primo turno degli Australian Open 2019, e Pliskova aveva vinto in 70 minuti per 6-3, 6-2: un facile turno di routine per la numero 8 del mondo contro la qualificata numero 138.
Ma Muchova è una giocatrice in crescita, e nel luglio di Londra dimostra quanto sia progredita nel giro di qualche mese. Il suo tennis complesso, ricco di soluzioni differenti eseguite da ogni parte di campo, ha finalmente trovato il giusto equilibrio, e questo l’ha resa una avversaria di livello superiore.
Si gioca nel “Manic Monday” di Wimbledon e il match non diventerà solo il più memorabile della giornata, ma di tutto il torneo. Pliskova parte meglio, e un break al nono gioco indirizza il primo set: 6-4.
Nel secondo Muchova reagisce, si porta avanti 5-4 e servizio, ma non riesce a pareggiare i conti, malgrado abbia anche raggiunto un set point; e perde la battuta. Poi però trova il modo di chiudere strappando nuovamente il servizio a Pliskova nel dodicesimo gioco: 7-5. Questo andamento permette a Muchova di servire per prima nel terzo set: un piccolo vantaggio che si rivelerà forse decisivo.
Terzo set. Nel confronto Pliskova ha più da perdere, e il peso della responsabilità si percepisce nei frangenti determinanti: per due volte (sul 5-4 e sull’11-10) va a servire per il match e per due volte si trova subito sotto 0-40, senza riuscire a chiudere i conti. La partita si prolunga ed è sempre più vicino il primo tiebreak sul 12-12 della storia di Wimbledon, novità appena introdotta ai Championships.
Invece sul 12-11 arriva il break fondamentale per Muchova, che ottiene il quindici determinante grazie a una risposta resa imprendibile dal nastro: 13-11.
Tre ore e 17 minuti di grandissimo equilibrio, ma anche di grandissimo tennis, come testimonia il saldo conclusivo fra vincenti/errori non forzati. Muchova +11 (54/43), Pliskova +12 (51/39). Per la Karolina emergente un ulteriore progresso nella sua stagione d’oro che l’ha vista scalare oltre 120 posizioni, sino a concludere il 2019 da numero 21 del ranking.
4. Serena Williams b. Simona Halep 6-1, 4-6, 6-4 Australian Open, 4T
Quarto turno degli Australian Open 2019. La testa di serie numero 1 Simona Halep affronta la numero 16 Serena Williams. Un confronto ricco di incognite, il primo vero test stagionale dopo poche partite di preparazione.
Primo set: Serena apre alla battuta e perde a zero il servizio; l’inizio in salita viene però immediatamente capovolto: con una serie vincente di sei game, Williams si aggiudica il parziale 6-1 in appena 21 minuti.
Secondo set. Serena strappa ancora la battuta all’avversaria sull’uno pari; teoricamente ha in mano la partita, Ma Halep non è la numero 1 del mondo per caso: alza il livello di gioco, controbrekka e poi ha lo spunto decisivo sul 5-4 quando strappa per la seconda volta la battuta a Serena: 6-4.
Tutto si decide al terzo set, in cui Simona non riesce a convertire i break point che raggiunge, mentre Serena gestisce a proprio favore l’unico break conquistato nel settimo gioco: 6-4.
Questa la sintesi del punteggio; più interessante è l’analisi tecnico tattica, che propone sorprendenti somiglianze con il confronto avvenuto nei quarti di finale degli US Open 2016. A Melbourne come a New York, Halep nel terzo set non riesce a far pesare la propria superiore mobilità: tende a insistere un po’ troppo sul lato del rovescio di Williams, a volte alla ricerca del contropiede, a scapito di una impostazione dello scambio forse più ovvia ma probabilmente più efficace: la semplice alternanza fra i due lati del campo (destra-sinistra). E così non mette alla prova sino in fondo la mobilità di Serena, che in un match a geometrie aperte, avrebbe più campo da coprire.
Ma al di là di tutto, credo che si debba soprattutto sottolineare che si è trattato di un grande match, pieno di scambi fantastici, e con una qualità complessiva molto alta. Come dimostra il saldo vincenti/errori non forzati: Williams +13 (44/31), Halep +12 (24/12).
Ultima curiosità: proprio come agli US Open 2016, per Serena il turno successivo propone Karolina Pliskova. E proprio come nel 2016 a New York, la sequenza Halep – Pliskova le sarà fatale.
a pagina 5: I match dalla posizione 3 alla 1