a cura di Lorenzo Colle e Federico Bertelli (inviato a Madrid)
La Coppa Davis nella sua nuova veste non è ancora giunta al termine della sua prima edizione che già si parla del suo futuro e della sua futuribilità. Si sprecano i commenti sui margini di miglioramento della competizione, ma soprattutto è tornato caldissimo il tema del confronto con la neonata ATP Cup, che di qui a un mesetto darà il varo alla stagione 2020. La coesistenza di due eventi così simili nel formato e nelle ambizioni è un problema impossibile da ignorare, specialmente adesso che si è entrati nel vivo del “duello”.
Con la creazione dell’ATP Cup, l’associazione dei giocatori ha chiaramente voluto infliggere un duro colpo ad una ITF sempre più in crisi, dopo l’evidente perdita di prestigio della più celebre tra le competizioni sotto la sua egida, per l’appunto la Coppa Davis “vecchio stile”. Sul problema della doppia manifestazione, si è espresso Novak Djokovic il quale crede la soluzione migliore “avrebbe potuto essere la fusione fra le due manifestazioni, Davis Cup e ATP Cup, perché non ha senso che si giochino entrambe a sei settimane l’una dall’altra. Se ne parla da tre anni”. Dichiarazione lucida, ma sorprendente (come giustamente evidenziato dal Direttore Scanagatta nel suo editoriale) proprio perché rilasciata dal presidente del Consiglio dei giocatori, che dunque non poteva essere all’oscuro della questione. Certamente la legittimazione della Laver Cup di Federer&soci da parte dell’ATP rappresenta un’altra stilettata nel fianco della Federazione Internazionale dal momento che blinda di fatto l’ultima settimana di settembre, vale a dire il periodo ideale di collocazione della Coppa Davis.
Non poteva non essere chiamato a esprimersi sull’argomento anche Rafael Nadal, che a Madrid è di casa e che, interpellato proprio dall’inviato di Ubitennis in conferenza stampa, si è sostanzialmente dimostrato d’accordo con il collega e rivale di sempre. “Premesso che non parlo a nome dell’ATP e che esprimo il mio pensiero, credo che i due eventi andrebbero uniti. Penso che non sia concepibile avere due competizioni a squadre a distanza di un mese l’una dall’altra. In futuro ne potrà sopravvivere solo una. Io credo che adesso abbiamo una grande occasione, siamo in un momento di cambiamento e penso che ATP e ITF, assieme ad un partner come Kosmos, dovrebbero trovare un accordo per creare un’unica grande competizione a squadre, per fare davvero il salto di qualità. A questa nuova cosa che nascerebbe possiamo mettere qualsiasi etichetta, anche se la storia che accompagna il nome della Davis è importante“.
Più facile a dirsi che a farsi in verità. Il problema è infatti manifesto, la sua soluzione anche a quanto pare, ma è l’attuazione ad essere di gran lunga più difficoltosa. La strategia dell’ATP sembra infatti chiara e gli interessi in ballo, sic stantibus rebus, sono ostacoli apparentemente insormontabili. Certo è che un accordo andrà giocoforza trovato, anche se nel breve termine non paiono esserci reali possibilità.
Un altro tema caldo dei primi giorni è la programmazione che ha fatto sì che molti tie terminassero regolarmente ben oltre la mezzanotte. Sembra a tutti chiaro che la Coppa Davis, così come è concepita adesso, necessiti di almeno una decina di giorni se non addirittura di due settimane. Il problema ovviamente resta sempre quello di ritagliarsi questo spazio in un calendario ATP sempre più oberato e “chiuso”. “Questa competizione avrebbe bisogno di qualche giorno in più, lo pensiamo tutti, ma la realtà è questa”, ha detto Nadal. “Quando mi sono reso conto che questa era la programmazione, era ovvio che sarebbe andata così. È comunque il primo anno, è di rodaggio e andremo migliorando.“.
Ad ogni modo l’impegno profuso da Nadal nelle prime giornate, così come quello di Andy Murray, è stato massimo. L’anima estremamente competitiva dei due grandi campioni ha sicuramente avuto una gran parte in questo, ma certamente molto contano anche una rinnovata “fiducia” nella competizione e l’attaccamento ai colori nazionali. Rafa non si è infatti risparmiato, nemmeno quando è stato chiamato dal capitano Sergi Bruguera a giocare un doppio del tutto ininfluente per la qualificazione della Spagna. “Serviva che Rafa giocasse il doppio per riprendere ritmo”, ha detto Bruguera. “Erano anni che non lo giocava e potrebbe essere utile avere più opzioni nel prosieguo della competizione“.
L’impegno, soprattutto dal punto di vista fisico, si prospetta pesante, ma Rafa non si tira indietro. “Spero di essere pronto per poter giocare tante partite filate. Intanto andiamo giorno per giorno e pensiamo a venerdì. Siamo un team fantastico e non c’è bisogno che giochi io per forza. Ci sono diverse opzioni e combinazioni e il capitano farà quello che ritiene meglio per la squadra. Se sarà necessario che giochi sei partite, farò tutto il possibile per fare quello che mi verrà richiesto“.