Continuano le polemiche a distanza tra Gerard Piqué, calciatore del Barcellona e fondatore di Kosmos che finanzia la nuova Coppa Davis, e Roger Federer, uno degli assenti eccellenti di questa prima edizione in corso di svolgimento a Madrid. I due non sembrano amarsi, anche e soprattutto perché Piqué deve farsi logico promotore di una competizione che a Federer non interessa più di tanto per motivi anche comprensibili. L’ha già vinta, ha 38 anni – e dunque non può permettersi programmazioni troppo fitte – ed è il volto di riferimento della Laver Cup, la kermesse che assieme alla ATP Cup sembra in grado di togliere attenzione, pubblico e forse anche giocatori alla Davis. O quantomeno questa è l’ipotesi di Piqué, come vedremo.
Gli screzi recenti sono cominciati quando Piqué ha rilasciato una lunghissima (quasi due ore) intervista a Cadena SER, una stazione radio spagnola, durante la quale il tema tennis è stato trattato approfonditamente ed è stato citato anche Federer.
DIFFICOLTÀ INIZIALI – “Fin da bambino, il calcio e il tennis sono stati i miei sport preferiti” ha ammesso il difensore spagnolo. “La Coppa Davis corrisponde alla coppa del mondo di tennis e quando sono arrivato mi sono chiesto se potessi cambiarla”. Piqué ha spiegato che quando ha iniziato a presentare l’idea ai suoi amici in tanti gli hanno espresso perplessità o addirittura riluttanza. “È una competizione molto tradizionale e tali cambiamenti drastici di solito non piacciono. Neanche a mio padre, che mi sostiene in tutto”. Tuttavia si sa come sono andate a finire le cose: a conti fatti non dovevano essere convinte le persone bensì le Federazioni. “Li ho convinti dopo un’assemblea. Avevamo bisogno del sostegno del 66% delle Federazioni e abbiamo ottenuto il 71%”. Il riferimento è al voto avvenuto ad agosto 2018 a Orlando, considerato dai fan più tenaci il giorno del decesso della Coppa Davis, così come la si è conosciuta per 118 anni.
TACKLE SU FEDERER – Tra gli amanti delle tradizioni però non ci sono solo molti appassionati di tennis ma anche lo stesso Federer, punzecchiato da Piqué in questa intervista. Il campione svizzero ha recentemente espresso la sua riluttanza verso il nuovo formato e palesato forti dubbi su una sua eventuale presenza nelle edizioni future. Il calciatore del Barcellona ha risposto così. “Non ho avuti contatti diretti con lui” ha ammesso Piqué. “Cerchiamo sempre di rispettare i passi da seguire per comunicare con lui. Per prima cosa abbiamo parlato con il suo agente della possibilità di giocare in Svizzera nel 2020, ed era molto felice. Ci ha detto di inviare una lettera formale a Roger dicendo quello che volevamo e gliel’abbiamo inviata. Per questo siamo rimasti sorpresi dalle dichiarazioni che ha fatto“.
Ma il calciatore spagnolo non si ferma qui, bensì azzarda una lettura differente all’accaduto. “Hanno la Laver Cup (esibizione che vede come principali promotori proprio Roger Federer e il suo agente Tony Godsick) e possono vedere la Davis come un concorrente della loro competizione. Non so se un giorno Federer giocherà in Davis, ma siamo contenti di tutti i giocatori che arrivano” ha concluso.
Nel frattempo Roger raduna le folle in Sud America. “Capisco le sue ragioni“, ha ribadito Piqué al giornale Marca qualche giorno fa. “La Laver Cup è uno spettacolo molto ben realizzato, posso immaginare che per lui sia in concorrenza con la Davis. Noi invece ci sentiamo diversi, perché il nostro torneo dura da 119 anni. Federer può pensare quello che vuole, noi andiamo avanti per la nostra strada, e comunque la Svizzera non si è qualificata. Se fosse andata diversamente, chissà… In ogni caso credo che invece di concentrarsi su un solo giocatore sia meglio pensare al futuro e al presente“. Sembra in verità un po’ un soliloquio, perché Federer se ne infischia e non ribatte mentre Piqué tenta di difendere la sua creatura.
CRITICHE E FUTURO – Piqué è consapevole delle innumerevoli critiche che il suo progetto ha ricevuto ma lui difende le sue scelte, riconoscendo di non provenire dal mondo del tennis ma difendendo la sua posizione con una sorta di “sarebbe potuto andare peggio”. Quanto è accaduto alla Coppa Davis “è stato presentato come se a fare i cambiamenti fosse arrivato qualcuno dall’esterno, ma è stato il contrario perché sarebbe potuto arrivare un imprenditore che non aveva idea di nulla. Invece siamo venuti noi che capiamo i giocatori e proponiamo un formato migliore”.
Parlando poi della sede ha fatto sapere che “c’è la possibilità che si possa rimanere uno o due anni in più. Stare per sempre a Madrid non rientra nei nostri piani perché comprendiamo che la competizione debba spostarsi in tutti i paesi”. L’idea insomma è proprio quella di creare un evento per nazioni itinerante e il tempo per farlo c’è eccome dato che con l’ITF “c’è un accordo di 25 anni. È un progetto a lungo termine. Sono i mondiali di tennis e l’idea è, in futuro, di partecipare a una competizione di due settimane con 24 squadre”. Infine sono state spese anche due parole sul nome, che al momento non dovrebbe subire variazioni. “Vogliamo preservare il nome della competizione, ma comprendiamo che è la coppa del mondo di tennis”.