Australian Open 2012
Prima di raccontare il successo di Azarenka, va per forza segnalata una memorabile partita di quarto turno: la rivincita della finale del 2011, fra Clijsters e Li Na. Lo scontro che dodici mesi prima aveva designato la campionessa, si ripete al quarto turno, con due protagoniste reduci da mesi non facili. Li Na ha faticato ad assestarsi dopo la vittoria del Roland Garros, Clijsters ha avuto una seconda parte di 2011 con continui problemi fisici, e la sosta forzata le ha lasciato un po’ di sovrappeso.
Ad aggiungere emotività alla situazione, Kim annuncia che si ritirerà a fine anno, e di conseguenza sta partecipando al suo ultimo torneo in Australia. Insomma, le premesse non sono certo quelle di una partita qualsiasi.
Clijsters b. Li 4-6, 7-6(6), 6-4 Australian Open, 4 T
Si comincia in una giornata torrida. Il primo colpo di scena arriva al settimo gioco, (min. 2’11” del video). Clijsters arretrando appoggia male il piede: distorsione alla caviglia sinistra e Medical Time Out. Kim stringe i denti, e in qualche modo il match continua.
Li Na sale 6-4, 3-1. Clijsters è obbligata ad abbreviare gli scambi perché soffre ad appoggiarsi sulla caviglia, e fatica particolarmente con il dritto. Con il passare dei game, però, trova un assetto di gioco efficiente, che le consente di recuperare il break.
Si arriva così al tiebreak del secondo set, la autentica scena clou della giornata. Li Na si porta rapidamente sul 6-2: quattro match point consecutivi. Ma poi viene sopraffatta dall’ansia dell’ultimo punto; tre dritti incerti riportano sotto Kim.
Sul 5-6 del tiebreak si gioca il match point determinante. Clijsters riesce a prendere il controllo dello scambio, e tenta di chiuderlo con un drop-shot che però risulta lungo; Li Na corre in avanti per il colpo definitivo, un rovescio al rimbalzo sotto rete. Ha la partita in mano: un solo rovescio ben assestato, ed è fatta.
Invece indirizza esattamente nei pressi della sua avversaria, permettendo a Clijsters di organizzare un lob vincente che pareggia il tiebreak sul 6-6. È la svolta, l’inerzia si rovescia definitivamente. La chiusura del tie-break sull’8-6 per Clijsters è immediata.
Per Li il contraccolpo è terribile, e nel terzo set va incontro a una crisi profonda. Tanto profonda che nel tentativo di risollevarla il suo angolo si mobilita sino a ricevere una ammonizione per coaching. Da questa “bambola” totale (0-4 terzo set), Li Na riesce poco a poco a riprendersi, sino al 4-5, ma Clijsters contiene il ritorno della avversaria, chiudendo 6-4 un match che sembrava di nuovo pronto a offrire l’ennesimo colpo di scena.
https://www.youtube.com/watch?v=AC7TioFWuKo
Una vittoria ripresa per i capelli da Clijsters e una sconfitta amarissima per Li Na, che quel giorno non riesce a mantenere il suo solito, positivo atteggiamento autoironico: in conferenza stampa risponde a fatica alle domande in inglese; quando poi si passa al cinese scoppia in lacrime e abbandona la sala interviste. Ma fortunatamente, lo straordinario rapporto fra Li Na e gli Australian Open, non si ferma qui, come vedremo nelle puntate dedicate al 2013 e al 2014.
Il successo di Victoria Azarenka
Il primo Major del 2012 è la consacrazione di Victoria Azarenka, che a 22 anni (è nata il 31 luglio 1989) vince il primo Slam della carriera grazie a una serie di prestazioni di altissima qualità. Inclusa una finale senza storia, che si risolve in un monologo (6-3, 6-0) malgrado una avversaria di grande spessore come Sharapova. A Melbourne 2012 Azarenka sconfigge Watson, Dellacqua, Barthel, Benesova, Radwanska, Clijsters e Sharapova. Grazie a questo successo che si somma alla vittoria nel precedente torneo di Sydney, diventa per la prima volta numero 1 del mondo.
Oggi, nel 2019, è possibile esprimere una valutazione ponderata che non suona né prematura né eccessiva: a mio avviso la Azarenka di quel periodo era forse la più forte giocatrice su cemento della sua generazione. E se Vika era al massimo della forma e libera dagli acciacchi, sul duro solo Serena Williams riusciva a batterla, e nemmeno sempre.
Vika Azarenka, leader nata
Come detto nella premessa, Azarenka ha un inizio d’anno sbalorditivo: rimane imbattuta per 26 match, vincendo quattro tornei di fila: Sydney, Australian Open, Doha, Indian Wells.
A 23 anni ancora da compiere sta vivendo una stagione da sogno: è diventata la numero 1 del ranking e i successi hanno esponenzialmente accresciuto in lei fiducia e autostima.
Insomma, si sente “boss” del circuito e, vittoria dopo vittoria, consolida il proprio status. Del resto è abbastanza evidente che il ruolo di “membro alfa” di un gruppo si attaglia bene alla personalità della giovane Azarenka. Lo aveva spiegato sua madre in una intervista, in cui aveva raccontato come, nella infanzia a Minsk, Vika da ragazzina comandasse tutto il gruppo di gioco dei coetanei del suo quartiere, maschi inclusi. Una leader nata.
A questo proposito devo descrivere una scena che nei miei ricordi di spettatore è rimasta unica. Prima definiamo il contesto. A Miami si sta giocando il match fra Cibulkova e Azarenka. E contro ogni aspettativa Cibulkova sta dominando l’imbattuta Azarenka. Conduce 5-0 nel primo set. Poi 6-1. Poi 6-1, 4-0. Poi 6-1, 5-2, a un solo game da una “stesa” clamorosa.
Ed ecco la scena: a un certo punto il regista del match cambia inquadratura, e mostra che a bordo campo si sono presentate diverse giocatrici a seguire la partita. Cosa che non accade praticamente mai, a meno che non si tratti della prossima avversaria da affrontare.
Ma quella volta il punteggio così imprevedibile stava assumendo una connotazione differente: il “membro Alfa” del gruppo era sfidato da qualcuno che non voleva riconoscerne l’autorità e che stava per sottometterlo. Comprensibile che la comunità volesse assistere all’evento.
Chissà, forse questa speciale circostanza si era trasformata in uno stimolo in più per Azarenka nel cercare di rovesciare il punteggio. E Vika c’era riuscita, risalendo da una situazione disperata e finendo per vincere 1-6, 7-6(7), 7-5.
Quel successo di Miami sarebbe stato il 26mo consecutivo e anche l’ultimo della serie: il giorno dopo avrebbe perso 6-3, 6-3 da Marion Bartoli. In sostanza, con uno scatto di orgoglio da numero 1, Vika aveva speso le ultime energie per ribadire la sua autorità, ma di fatto era ormai al lumicino delle forze psicofisiche. Purtroppo di quel memorabile match di Miami non ho trovato video e tocca accontentarsi di queste immagini riprese da un normale spettatore:
a pagina 3: Aprile-maggio 2012, i mesi di Maria Sharapova