Tramite il portale Behind The Racquet, ideato da Noah Rubin per dare voce a tennisti e tenniste desiderosi di raccontare la propria storia, Jamie Murray si è aperto al pubblico raccontando gli inizi della sua carriera vissuti un po’ “all’ombra” del fratello Andy e della situazione del doppio, sua disciplina prediletta.
“Immagino sia qualcosa a cui ero abituato, a partire dai 16 o 17 anni. Andy ha fatto il suo salto di qualità ad alto livello intorno ai 18 anni quando ha giocato al Queen’s e poi ha fatto il terzo turno a Wimbledon. Per molto tempo, le persone mi parlavano solo perché volevano fare domande ad Andy, cosa che succede ancora oggi. La gente viene a chiedermi dov’è Andy e come sta. Facevano interviste con me nella speranza di poter arrivare a lui. Negli ultimi cinque o sei anni, mi sembra che la situazione sia cambiata parecchio. Le persone ora vogliono parlarmi per via dei successi che ho avuto nella mia carriera, il che, a dire il vero, mi sembra carino dopo tutto questo tempo.
Non mi dispiace parlare di mio fratello, non mi ha mai dato fastidio, ma se questo è l’unico scopo per cui fare un’intervista o una chiacchierata, non mi sembra necessario. Lui è stato una grande star del mondo del tennis negli ultimi dieci anni circa e sono orgoglioso di lui. Sono sempre stato il suo sostenitore numero uno. Non è mai stato davvero un problema per me. Non direi che sia stato una motivazione che mi ha spinto a lavorare di più nella mia carriera, il cercare di uscire dalla sua ombra, ma direi che la sua mentalità, la sua etica del lavoro e ciò che ha realizzato in campo mi hanno ispirato a impegnarmi di più nella mia carriera. Mi sono impegnato più tempo e ho fatto di tutto per affinare le mie abilità. Ho fatto tutto il necessario per avere più successo possibile nella mia carriera”.
Jaime si concentra poi a cuore aperto sul doppio e sul trattamento che viene riservato a questa disciplina e a chi la pratica. Non manca anche un po’ di (giusta, ci permettiamo di dire) polemica. “Sono sicuro che avrei potuto fare meglio in singolare rispetto a quello che ho fatto, ma non sarebbe mai stato allo stesso livello del doppio. Ci sono momenti in cui un singolarista parla male dei doppisti o del doppio. Il montepremi non verrà mai distribuito in maniera accurata e il doppio sarà sempre un passo indietro perché il singolare è visto come lo sport con priorità più alta e la disciplina migliore nel tennis. Richiede uno skill set totalmente diverso e le mie abilità sono sempre state molto più adatte a giocare in doppio. Certamente nell’attuale era del tennis, il doppio si trova nella posizione migliore in cui sia mai stato, da quando ho iniziato nel 2007. È in TV molto più spesso, il che è ottimo per il mercato locale. Finalmente le persone nel Regno Unito possono guardare le mie partite con tutti questi nuovi modi di trasmettere in streaming.
Trovo interessante quando i singolaristi competono contro i doppisti. È divertente guardare questi stili contrastanti di tennis sullo stesso campo. I singolaristi potranno anche mancare di rispetto ai doppisti ma alla fine, sono ancora là fuori a gareggiare ogni settimana perché è un modo per loro di fare soldi praticamente senza stress. Devi solo segnare il tuo nome ogni settimana, non importa se vinci, perdi o pareggi e non c’è responsabilità per le loro prestazioni. Mentre per i doppisti se perdi quattro volte di seguito, la classifica scenderà e non entrerai in nessun torneo. Per i singolaristi, non importa quali siano i risultati, possono tranquillamente continuare ad iscriversi. Lo trovo frustrante, e non è un bello da vedere per il nostro prodotto, se ci sono ragazzi in campo che giocano senza alcun interesse a provare a vincere. Sono lì solo per fare un po’ di allenamento, abituarsi alle condizioni e prendersi un assegno facile.
Dato che i soldi continuano a crescere nel tennis, l’intera torta sta diventando più grande. Se vinci molti di questi tornei in doppio, ci sono dei soldi veri in ballo. Per i singolaristi, sanno che vale la pena fare un piccolo sforzo in più sui loro singoli per giocare, competere e provare a vincere. Questo è il motivo per cui il ‘tanking‘ non avviene più tanto, perché i soldi sono cruciali”. La chiusura è sulla sua esperienza personale di tennista. “Non avevo idea di cosa sarebbe stato possibile per me nel mondo del tennis. Sono stato il migliore del mondo sin da piccolo ma ho perso il mio amore intorno ai 13 anni, per alcuni anni. Ci è voluto un po’ di tempo per capire se il sacrificio da parte mia e delle persone intorno a me sarebbe valso la pena ed eccoci qui oggi“.