Nei limiti del possibile, Riccardo Piatti sta facendo di tutto per ammorbidire il primo atterraggio in Australia di Jannik Sinner. Pur tenendo alta l’asticella degli obiettivi. L’esordio in carriera della stellina azzurra nell’emisfero Sud sarà soft, a partire da lunedì con il Challenger di Canberra. Torneo cadetto preferito all’ATP 250 di Doha dove l’altoatesino avrebbe beneficiato di una wild card. “Ci ho riflettuto: preferisco che Jannik abbia tutto il tempo per abituarsi al caldo e al fuso orario – ha spiegato il tecnico al Corriere della Sera, intervistato da Gaia Piccardi -, è la sua prima volta in Australia voglio che se la goda. Ci sono enormi aspettative, guai ad avere fretta».
La priorità è arrivare nel migliore dei modi all’Australian Open, per dimostrare una competitività a livello Slam che rappresenterebbe il salto di qualità dopo la stagione dell’esplosione. Culminata – oltre che con il salto dal numero 550 al 78 del mondo – con il titolo di campione Next Gen conquistato a Milano. Nel quartier generale dell’Academy di Bordighera, la preparazione è stata più che mai intensa sia sul campo sia in palestra. L’evoluzione è costante anche dal punto di vista fisico, complici i 19 anni ancora da compiere: “A gennaio 2019 era 1,87, ha chiuso 1,91. Le cartilagini dei polsi e delle ginocchia sono ancora in formazione. Crescerà ancora almeno tre centimetri”.
E gli stimoli, a casa Piatti, non sono mancati. «Jannik si è allenato con Wawrinka, Goffin, Ramos, Dimitrov e Aliassime. Tutta gente che gli sta davanti nel ranking. Lo scopo era verificare quanto siamo distanti da loro, tenendo in mente i punti cardine: cambiare angoli col servizio, giocare lunga la risposta, spingere sempre, costruirsi il punto, rimanere ordinato. Ogni volta Jannik si è esaltato davanti all’avversario – ha raccontato il tecnico – e ha alzato il ritmo. Allenarsi bene dalla prima all’ultima palla è una sua dote naturale. È molto attento ed esigente con se stesso e con gli altri».
Tra gli esempi virtuosi per il suo più giovane assistito, Piatti ha citato anche Maria Sharapova, che si è affidata alle sue cure con l’obiettivo di provare a vincere un altro Slam: “Ha molto in comune con Jannik – ha raccontato – entrambi sono molto competitivi, esigentissimi, con il tennis come priorità assoluta”. Piatti, attento anche alle dinamiche della quotidianità, ha suggerito a Jannik di “guardare Federer su Youtube a 18 anni, perché c’è tanto da fare e la strada è ancora molto lunga“. Senza nessuna apprensione per le conseguenze della popolarità: “Di ragazze spero ne arrivino tante, ma saprà gestirsi al meglio. Ha il dono di essere normale: si ricarica nella natura, tra le sue montagne. Le radici saranno la sua medicina per tutta la carriera“.
L’obiettivo di Sinner, che nell’immediato non sembra pensare alla maglia azzurra (nonostante Barazzutti abbia avviato il corteggiamento), è una crescita effettiva sul medio termine: “Ragiono sul biennio: deve giocare 150 match importanti, 70 circa a stagione, passando da sconfitte cocenti e momenti brutti, che saranno più importanti di quelli belli. Se perderà al primo turno resterà lì ad allenarsi, guardando gli altri vincere. Solo soffrendo si migliora».
In chiusura, a Riccardo sfugge una mezza confessione: “Se lavora, se sta bene, è impossibile. Ma questo non me lo faccia dire“. Si riferisce alla prospettiva che Jannik finisca la carriera senza vincere uno Slam. Quando un coach si espone così, pur ‘mordendosi la lingua’ un attimo dopo, vuol dire che il materiale è davvero di prima scelta.