Un quarto d’ora di ordinaria follia ha scosso un tie che sarebbe stato altrimenti piuttosto scialbo, dal momento che i team di Uruguay e Georgia scendevano in campo già certi dell’eliminazione. Protagonista assoluto Pablo Cuevas, che ha cominciato a dare i numeri al momento di rispondere per rimanere nel primo set, con Basilashvili avanti 5-4 e servizio. Precedentemente avvertito dall’arbitro perché non stava profondendo uno sforzo adeguato, Cuevas ha scelto la via del sarcasmo ed è rientrato in campo simulando un eccessivo attaccamento al match tra split step esagerati in attesa del servizio avversario, incitamenti al pubblico e un ironico “cavolo, fuori di poco!” mimato dopo un colpo affossato a rete.
Per recuperare un minimo di autorità, dopo tre punti gettati al vento da Cuevas, il giudice di sedia ha deciso di infliggergli un warning per scarso impegno. Qui Pablo ha perso la testa, invocando l’intervento – non è un’iperbole, ma l’esatta traduzione delle sue invettive – del supervisor, della polizia e dei ‘Baywatch d’Australia‘. Il supervisor è sceso in campo e ha conferito col giocatore uruguaio, che gli ha chiesto se anche secondo lui non si stesse impegnando abbastanza; il supervisor ha glissato sulla risposta, spiegandogli che in ogni caso non aveva il potere di cambiare il provvedimento preso dall’arbitro. A quel punto Cuevas ha impacchettato le sue cose e ha fatto per uscire dal campo, quando il tabellone riportava un 5-4 40-0 in favore di Basilashvili.
Proprio il georgiano è intervenuto per fermare l’avversario, già pronto ad abbandonare il terreno di gioco, e lo ha convinto a continuare l’incontro per rispetto agli spettatori. Cuevas è dunque tornato in campo, vincendo il secondo set per 6-1, prima di cedere il terzo ancora per 6-4.
Cuevas non è nuovo a questo tipo di comportamenti. Nel 2016, addirittura a Wimbledon, era quasi riuscito a urinare in un tubo di palline perché l’arbitro gli aveva negato il toilet break.