3 – DONNE, A CHI TOCCA STAVOLTA?
Come da costume la tendenza diametralmente opposta del torneo femminile, dove l’equilibrio regna sovrano e il pronostico è inevitabilmente opaco nelle ultime 3 stagioni, infatti, nessuna atleta è riuscita a conquistare più di uno Slam all’anno (anche se Osaka ne ha vinti consecutivamente a cavallo fra 2018 e 2019). Questa eventualità non potrà ripetersi, visto che la vincitrice dell’ultimo Slam sul cemento, Bianca Andreescu, non ci sarà per il ricorrente problema al ginocchio sinistro senza il quale sarebbe molto probabilmente già in vetta alle classifiche a 19 anni, mentre ci saranno tutte le altre regine del 2019.
Quattro nomi su tutti: la evergreen Serena Williams ha appena conquistato a Auckland il primo torneo dopo quasi 3 anni di digiuno, inframmezzati da 4-finali-4 perse negli Slam, e vuole più che mai eguagliare il record di 24 Major di Margaret Court. L’unico problema per l’americana, oltre a un blocco mentale nei match decisivi su cui si potrebbe dibattere, è la mobilità ormai smarrita quasi del tutto, che la penalizza soprattutto contro avversarie che tirano forte quanto lei, e ormai non sono poche. Il sopracitato forfait l’ha proiettata fra le prime 8 teste di serie, consegnandole in dote un sorteggio benevolo nei primi 4 turni, prima di un potenziale quarto da capogiro con Naomi Osaka.
E proprio Osaka, la campionessa uscente, è in ripresa dopo una parte centrale di 2019 molto negativa, coincisa con la partnership con Jermaine Jenkins, che aveva a sorpresa sostituito Sascha Bajin dopo la vittoria dello scorso anno. Le due vittorie ottenute durante lo swing asiatico (con il padre a farle da coach) sembrano averle restituito la concentrazione, che nel suo caso è un problema ricorrente, e ora proverà a difendere il titolo con il belga Wim Fissette nel suo angolo.
Fra le favorite non può mancare la campionessa del 2019 e padrona di casa, Ashleigh Barty, fresca di vittoria nel Premier di Adelaide e più che mai intenzionata a far valere il fattore campo. Dopo essere assurta al primo posto del ranking con la vittoria sul terreno apparentemente più lontano dal suo tennis di tagli, quello di Parigi, la 23enne che voleva giocare a cricket ha sciolto ogni dubbio su chi comandi, portando a casa l’assegno più ingente di sempre (4.4 milioni di dollari) alle WTA Finals di Shenzen. Il suo sorteggio è stato clemente, senza particolari ostacoli fino ai quarti con la Kvitova, anche se a questi livelli non si sa mai, e Barty non è nuova a prestarsi ad upset, soprattutto vista la sua ascesa relativamente recente al trono.
Infine, Simona Halep proverà a vincere sull’unica superficie che le manca, dopo i trionfi di Parigi 2017 e soprattutto di Wimbledon 2018, dove ha annichilito Serena in meno di un’ora. Halep ha perso in finale a Melbourne nel 2018, e tenterà di prendersi una rivincita, anche se l’inevitabile deficit al servizio dato dalla sua statura potrebbe essere un ostacolo insormontabile su questa superficie.
Le potenziali outsider includono Elina Svitolina, reduce da una grandissima stagione a cui è mancato l’acuto, e Karolina Pliskova, che a dispetto del ranking di numero 2 ha quasi sempre deluso negli Slam, mentre paiono in calo le quotazioni di Petra Kvitova, tennista straordinaria ma discontinua e con un gioco estremamente rischioso.
Un’ultima nota, infine, per il ritiro eccellente che seguirà l’Open, ovvero quello di Caroline Wozniacki, che ha deciso di smettere per via dell’artrite reumatoide che la debilita da tempo. Fresca di matrimonio con l’ex-All Star e campione NBA David Lee, la danese ha deciso di salutare sul palcoscenico del suo momento più bello, la vittoria di 2 anni fa contro Halep che le tolse la nomea di “N.1 senza Slam”. È un peccato vederla smettere, soprattutto perché il suo tennis era ancora da prime posizioni quando non influenzato dal dolore, ma è rincuorante la consapevolezza che non le siano rimaste soddisfazioni da togliersi, e l’addio si prospetta dunque sereno.
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