Per non essere da meno rispetto ai terremoti di ieri, il day 6 del tabellone femminile australiano ha proposto altre due eliminazioni di grido, quelle della seconda favorita del torneo Karolina Pliskova, che continua a deludere negli Slam, e della N.6 Belinda Bencic, a serio rischio di bicicletta omaggio contro Anett Kontaveit. Simona Halep ha invece convinto, battendo Putintseva, e dovrebbe avere un percorso relativamente agevole per le semifinali.
PLISKOVA KO – Nuovo anno, nuova delusione Slam per Karolina Pliskova, che pur non demeritando ha salutato al terzo turno contro una grande Anastasia Pavlyuchenkova, sempre battuta nei sei precedenti, dopo 2 ore e 25 minuti di battaglia. La russa ha giocato una partita gagliarda, mettendo a segno ben 51 vincenti e spingendo ogni palla, come testimoniato anche dagli 11 doppi falli, ma risultando più fredda nei momenti decisivi, contro un’avversaria tormentata dalla fama di regina senza corona (N.1 WTA senza Slam) che ha accompagnato molte delle sue colleghe, non da ultime Wozniacki e Halep – e dire che Pliskova è arrivata ad entrambi i tie-break con il piccolo vantaggio psicologico di aver rimontato un break: nel primo set era sotto 4-1, mentre nel secondo il passivo iniziale era di 1-3.
Nel parziale d’apertura si è assistito a uno spettacolo inconsueto, ovvero Pliskova costretta a remare contro un’avversaria centrata e potente. Già nel secondo game Pavlyuchenkova ha aggiustato l’alzo del dritto, obbligando l’avversaria a un game di battuta di quasi 19 minuti e 12 deuce con sei palle break non sfruttate. La ceca ci ha messo del suo, con due doppi falli esiziali, ma ha poi servito bene per cavarsi d’impaccio, anche se in alcune situazioni alla russa è mancato il killer instinct. Vinta l’ordalia, Pliskova ha avuto un calo fisiologico, avendo speso molto, e si è trovata sotto 4-1 in un amen, ma è stata brava a rimontare sfruttando gli errori dell’avversaria, non esattamente accorta nelle scelte, che le ha regalato il contro-break con due errori di rovescio.
La ceca ha allora visto le proprie quotazioni salire, e nell’undicesimo gioco ha fatto provare ad Anastasia un po’ della sua stessa medicina, procurandosi cinque palle per servire per il set in un altro game da dieci minuti. Tolta la prima chance sul 15-40, però, la russa non ha dato molte chance alla N.2 del tabellone, pressando il lato del rovescio fino all’errore, e si è salvata garantendosi il tie-break, materializzatosi pochi istanti dopo. Lì Pliskova ha vinto il quinto e sesto punti consecutivi, salendo rapidamente 2-0, ma nulla ha potuto sulla spinta belluina della russa, che si è presa 4 punti di fila, tenendo fino al 5-3. Un suo doppio fallo ha cancellato il mini-break di vantaggio, ma al momento del dunque Pliskova ha perso entrambi i punti con il servizio, regalando il primo set con un errore di dritto dopo un’ora e un quarto.
Come detto in apertura, anche nel secondo set la russa ha provato a scappare, sparando vincenti da ogni posizione contro un’avversaria in confusione, e ha breakkato subito grazie a un doppio fallo Pliskova. Sempre un doppio fallo, ma stavolta della tds N.30, ha dato il là al contro-break operato nel sesto game, quando Pliskova ha indovinato due risposte per il 15-40 subito messo a referto. Proprio come nel set precedente, l’undicesimo gioco poteva cambiare tutto per non cambiare niente (parafransando Tomasi di Lampedusa), durando 15 minuti sul servizio Pliskova, brava a tenere a dispetto di quattro palle break concesse ma salvate con autorità.
Pavlyuchenkova ha a sua volta concesso due set point non consecutivi con doppi falli da destra, ma chiaramente la sua autostima doveva essere a livelli Trumpiani oggi, perché non ha mai tremato e anzi ha apparecchiato enfaticamente il tie-break con un ace. Stavolta il game dirimente si è aperto seguendo i servizi fino al 2-2, quando Pavlyuchenkova ha indovinato la risposta per il mini-break, sparando dritti fino al 6-2. Un rovescio vincente ha salvato il primo match point, ma un errore con l’altro fondamentale ha dato il match alla russa.
Pliskova ha commentato così la sconfitta odierna: “Penso che lei abbia giocato molto bene, ma devo dire che oggi sarò stata al 40% delle mie possibilità. Penso che nei momenti importanti lei abbia servito sempre molto bene, ha semplicemente giocato meglio di me. Perché ero così giù di livello? Non lo so, ero così e basta. Ho fatto fatica in particolare con il servizio, le percentuali non erano buone, pochi ace. Sono comunque stata abbastanza vicina in entrambi i set, e penso che sarei stata in grado di vincere questa partita se solo avessi giocato un pochino meglio. Nonostante tutto, 7-6 7-6… questo potrebbe anche essere positivo, ma perdere fa schifo“.
All’inevitabile domanda sulle poche partite vinte nei Majors ha invece risposto: “Le differenze tra i tornei settimanali e gli Slam? La più grande è che qui giochi di più. E per qualche motivo non riesco a trovare il ritmo per tutto il torneo, magari gioco una buona partita ma non quattro o cinque di fila. L’ho fatto in passato, ma in questo momento no. Inoltre in uno Slam c’è molta più pressione, la sentono tutti. Non puoi fare a meno di pensarci, ci sarà sempre. Sta tutto nel riuscire a gestire queste cose. Ma ci saranno altre opportunità. Ce ne sono ancora tre da giocare quest’anno, vediamo se riuscirò a fare meglio“.
SUPER KONTAVEIT – Il punteggio (e i soli 49 minuti spesi in campo) sono talmente perentori da non necessitare esegesi di sorta, se non nell’eventualità di problemi fisici (che peraltro Bencic ha negato) – tale è stata la portata della smerigliatura subita dalla svizzera contro la ventottesima favorita qui a Melbourne. I segnali per un’eliminazione prematura c’erano (aveva perso all’esordio a Shenzhen per poi chiedere una wildcard per Adelaide, dove aveva perso male con Collins), ma certamente non di questa portata. I numeri sono solo una superfetazione dello score a senso unico, in quello che era anche il primo incontro fra di loro: la svizzera non ha avuto palle break (solo 6 punti in risposta su 7 turni di battuta dell’estone), ha vinto solo il 50% dei punti con la prima, e messo a segno solo 11 vincenti contro i 21 dell’avversaria, andando sotto persino sulla diagonale di sinistra.
Il primo parziale è volato via in 20 minuti, Kontaveit ha subito tirato fuori l’artiglieria con il dritto per salire 15-40 nel secondo game, e Bencic si è sciolta, e non in senso buono, regalando quel break e i 2 successivi, in entrambi i casi con doppi falli in momenti scomodi. “Lei ha chiaramente giocato un grande match, molto solida. Sono stata un po’ sopraffatta“, ha detto con fair play. “Non c’è molto che puoi fare in questi casi, provi a lottare, a restare lì. Ovviamente per me oggi non ha funzionato. Non mi sentivo al meglio sul campo, ma lei ha giocato davvero molto bene“.
Il secondo set è stato prevedibile e formulaico come quasi tutti i sequel: Bencic ha provato a scrollarsi di dosso lo spleen con un paio di ace per rimontare da 0-30 nel secondo game, ma è stata subito ricacciata indietro dal rovescio di Kontaveit, che non lesina mai spinta da fondo. Se non altro, la rossocrociata è riuscita a tenere il turno successivo, evitando la famigerata bicicletta, ma il desiderio di salvare l’onore l’ha spinta solo fino a quel punto, e Kontaveit ha chiuso su un errore di dritto dell’avversaria, prenotando un ottavo equilibrato con Iga Swiatek, che ha battuto Donna Vekic e che deve ancora perdere un set.
“Se è più facile digerire una sconfitta così netta? Ci ho pensato alla fine della partita, mi sono chiesta: ‘È peggio perdere 7-6 al terzo o 6-0 6-1?’. Non sono sicura. Forse perdere 7-6 lascia maggiormente l’amaro in bocca, perché hai avuto la possibilità di vincere. Ma alla fine penso che una sconfitta sia sempre difficile, in ogni caso”, ha aggiunto la svizzera nel post-partita. “Non penso che il rush finale della scorsa stagione abbia lasciato delle scorie. Io sono una che parte sempre lenta a inizio anno. Ho bisogno di tempo, di giocare partite. Devo solo ritrovare il mio ritmo. Sono sicura che arriverà, con il lavoro e le partite”.
HALEP IN CONTROLLO – Altra vittoria facile di giornata, ma stavolta niente upset, con Simona Halep che si è imposta in un’ora e 18 minuti su Yulia Putintseva, per la verità più pugnace alla distanza. La rumena sembra sempre più a suo agio sui campi rapidi (come testimoniato dalla finale raggiunta qui nel 2018 e dalla vittoria schiacciante di Wimbledon dello scorso luglio), doppiando l’avversaria nei vincenti (26-13), pur con i medesimi 15 unforced, e vincendo il 77% dei punti sulla prima, sebbene dall’altra parte della rete ci fosse un’ottima ribattitrice come la kazaka, che però paga un grande dislivello fisico con tutte le migliori.
Il primo set è stato molto rapido, Halep ha subito impostato lo scambio in pressione, soprattutto sulla diagonale destra, e ha mandato fuori giri l’avversaria, che le ha concesso una palla break sfruttata senza remore con 3 errori di dritto. Putintseva sembrava essersi scossa velocemente, sfruttando la deconcentrazione della N.4 del seeding (tradottasi in un doppio fallo e un paio di errori da dietro) per contro-breakkare, ma il deficit alla battuta causato dal suo metro e 63 di altezza non le ha dato chance per una rimonta bona fide. Halep ha subito breakkato a zero, per poi uscire da due game combattuti con lo scalpo del set in 28 minuti. E proprio quei due game combattuti hanno settato il mood per un secondo parziale più equilibrato: il primo game, in particolare, ha visto la kazaka incenerire qualunque bandiera bianca potesse essere balenata nella sua psiche, annullando tre palle break non consecutive con un gioco propositivo, e mettendo la testa avanti per la prima volta.
Halep non si è però scomposta e ha atteso l’occasione propizia, passando nel quinto gioco mettendo spesso i piedi in campo in risposta. Quella che sembrava la breccia decisiva è diventata guerra di trincea però, perché la N.38 WTA non è arretrata di un centimetro: dapprima ha spinto in risposta per procurarsi una prima opportunità, su cui Halep si è salvata con un gran rovescio, per poi prendersi il 3-3 con una sequela di punti giocati con aggressività in seguito ad un ace dell’avversaria. Il sumernage doveva però farsi sentire, data la differenza atletica fra le due, e Halep è salita in cattedra nel gioco seguente, breakkando a 15 con tre vincenti da fondo, per poi rintuzzare l’ennesimo tentativo di rimonta della kazaka (due break point non consecutivi) con dei servizi assertivi che le hanno sempre dato il comando dello scambio. Passato il momento di kleos adrenalinico, Putintseva non ne ha avuto più, e Halep si è presa il quarto turno contro Elise Mertens grazie a una coppia di non forzati.
Interrogata sulla morìa di pretendenti, Simona ha viaggiato a fari spenti come al solito: “Tante favorite già eliminate? Beh, come sapete non penso alle altre giocatrici. So che a questo livello tutto può succedere. Ho delle aspettative, ma allo stesso tempo so che tutto può succedere. È solo un torneo. Sono sicura che per voi sia uno shock quando una top 10 viene sconfitta, ma così è la vita e non possiamo essere al 100% ogni giorno“.
Non poteva però mancare un commento sulla vittoria di Gauff contro Osaka: “Quello che sta facendo Coco Gauff in questo momento è una grande cosa. Sono sicura che stia prendendo molta fiducia e presto sarà in grado di vincere uno di questi grandi tornei. Vincere uno Slam è veramente difficile. Quando ci sono riuscita ho pensato: ‘Ok, allora è possibile. Tutto è possibile’. Forse dopo avercela fatta mi sono un po’ rilassata, ho acquisito più fiducia. So che è davvero dura vincere sette partite consecutive, ma so anche che è possibile. E questo mi dà più fiducia“.