Si sarebbe potuto pensare che l’ottavo di finale tra Dominic Thiem e Gael Monfils, rispettivamente teste di serie n.5 e 10 del torneo di singolare maschile degli Australian Open, potesse essere un incontro equilibrato. Ma i precedenti erano di quelli che non lasciavano spazio a dubbi: 5 vittorie su 5 per Thiem, su ogni superficie. È arrivata anche la sesta, molto netta, 6-2 6-4 6-4 il punteggio finale, in meno di due ore di gioco. A dimostrazione che, grazie ad una maggiore potenza di fuoco e solidità, l’austriaco è in grado di sovrastare il funambolico transalpino. Nell’arco di tutto il match, Thiem non ha concesso nemmeno una palla break e realizzato l’85% di punti con la prima di servizio. Il bastonatore di Wiener Neustadt ha inoltre messo a segno 31 vincenti e commesso solo 19 gratuiti. Un autentico dominio insomma.
Grazie a questa prestazione assolutamente convincente, Thiem si è issato per la prima volta ai quarti di finale agli Australian Open. Dopo la vittoria ad Indian Wells e la finale a Londra, è chiaro come ormai l’austriaco sia un serio contender nei tornei più importanti anche sul cemento, e non solo più sulla prediletta terra battuta. A mettere un po’ di scompiglio nel pianeta Thiem, c’è però stata l’improvvisa fine della collaborazione con Thomas Muster. La decisione di aggiungere Muster al team era arrivata al termine della ATP Cup, dove il vincitore del Roland Garros 1995, era stato capitano del team austriaco. Ma qualcosa è evidentemente andato storto. E si è preferito troncare subito il rapporto.
“Non è successo nulla di grave. Ma ci eravamo detti prima che cominciassimo che se non fosse funzionato avremmo interrotto tutto. Ed è andata così”, ha spiegato Thiem di fronte ai giornalisti al termine della vittoria contro Monfils. “È sempre difficile a questo punto della carriera trovare qualcuno che sia perfetto per entrare nel mio team in maniera stabile. Avevo la sensazione che non avrebbe funzionato. Questo è quanto. È andato tutto in maniera molto più tranquilla di quanto voi crediate”. Però alla terza domanda sulla questione, non ha risposto. Colpa dell’insistenza dei giornalisti o qualcosa da nascondere c’è? Chissà se lo verremo mai a sapere.