A. Zverev b. A. Rublev 6-4 6-4 6-4
Si ferma a 15 la striscia di incontri vinti da Andrey Rublev tra la fine della scorsa stagione e lo sfolgorate inizio di 2020. A mettersi di traverso sulla strada di un’imbattibilità iniziata alle Finali della Caja Mágica e proseguita con i titoli di Doha e Adelaide, è arrivato come previsto Alexander Zverev, imponendosi con un triplo 6-4. Sascha era “previsto” nel senso che, seguendo con il dito la sua posizione nel tabellone, si arrivava all’incrocio con il russo. Meno scontato era l’effettivo manifestarsi di Sascha che, invece, si presenta vantando addirittura un percorso netto, come nette sono le sue vittorie nei tre precedenti con Andrey.
A dispetto del freschissimo best ranking di quest’ultimo (n. 16 ATP) e delle mai esaltanti prestazioni Slam dell’odierno avversario, è Zverev a prevalere, guadagnandosi i suoi primi quarti di finale a Melbourne grazie soprattutto a un’impressionante (stavolta in senso positivo) prestazione al servizio, con 9 punti ceduti in un’ora e 37 minuti di duello. Restano, per Rublev, il fantastico inizio di stagione, la consapevolezza del suo livello attuale con una finestra spalancata sul futuro e, forse, il dubbio di essere arrivato con troppi incontri nelle gambe alla seconda settimana dell’Australian Open. Sascha, viceversa, aveva iniziato l’anno da dove aveva lasciato (a parte la breve ma fondamentale parentesi di fiducia dopo la Laver Cup a salvargli la stagione), perdendo i tre incontri all’ATP Cup durante i quali sono tornati i doppi falli (“Non ero sicuro di vincere un match qui a Melbourne”, dirà alla fine riferendosi alla sua deludente prova con la maglia tedesca), ma questo risultato lo mette in condizione di giocarsi, contro Stan Wawrinka, la possibilità di un posto in semifinale che può anche significare la già tanto attesa svolta a livello Major.
IL MATCH – I primi sei giochi seguono il servizio, con chi ribatte pressoché incapace di conquistare punti contro la prima avversaria, poi Rublev cede: dopo un dritto troppo precipitoso (perfino per lui) e un doppio fallo, costruisce con intelligenza il punto successivo costringendo Zverev sul dritto per poi guadagnare campo cambiando direzione, ma l’attacco è timido e la volée smorzata inguardabile. A ribadire il concetto “tocco, questo sconosciuto”, prova un drop shot che manda in vantaggio lo spettatore Sascha, al quale non resta che tenere due turni di battuta con tutta la serenità permessa dall’81% di prime in campo. Sempre in difesa, anche quando la rispostona di rovescio gli procura una palla comoda su cui (non) entrare con il dritto, il ventiduenne di Amburgo mette subito la testa avanti nel secondo parziale. Non si gioca molto sui turni di battuta tedeschi, tra ace e grande attenzione quando lo scambio parte.
Rublev torna in carreggiata continuando a pestare girando attorno alla palla con il dritto, vuole proprio spaccare quell’arancia (qui non è il caso di usare il termine “gattino arruffato” riferendosi al feltro che, dopo qualche gioco, assumerebbe il volume di una capigliatura anni ’80), ma senza la continuità e la lucidità che lo hanno reso imbattibile fino all’altro ieri: era prevedibile risentire del sedicesimo incontro in meno di tre settimane. Sascha si concede un paio di smorzate, isole di variazioni in un confronto che non fa della creatività il proprio punto di forza, che gli riescono anche bene, rilassato com’è dall’efficacia di un servizio con cui perde due punti in tutto il secondo set, uno con un doppio errore – giusto per ricordargli che il problema è sempre in agguato – e va a riscuotere un altro 6-4.
Andrey se la ride per una seconda palla colpita con la parte superiore del telaio che sorvola abbondantemente l’avversario, ma ritrova subito il timing per annullare quell’occasione di break al quinto gioco dal sapore di match point. Si inguaia ancora pochi minuti dopo, Rublev, e Zverev ne approfitta per mettere a segno una spettacolare volée che vale la quarta opportunità del penultimo passo verso il turno successivo; comanda anche lo scambio con i suoi piedoni vicino alla riga di fondo, ma viene tradito dall’insicurezza del dritto. Ci vorrebbe però un mezzo miracolo per far girare il match e Sascha non sembra affatto intenzionato a metterci del suo. Bravo di nuovo a contenere l’esuberanza viepiù calante dell’avversario, lo supera finalmente al nono gioco. Non trema al momento di chiudere, andando a rete per prendersi l’ultimo punto, quello che lo manda per la prima volta ai quarti: è il secondo Zverev a riuscirci, dopo il fratello Mischa nel 2017, all’epoca autore dell’eliminazione del numero 1 del mondo Andy Murray agli ottavi – solo tre anni fa, ma sembrano altri tempi.
Bello l’abbraccio a rete con il coetaneo e amico Andrey al quale assicura che “giocheremo tanti altri grandi match”, convinto che diventerà top 15 o top 10 prestissimo (adesso è virtualmente 15°, insidiato però da Raonic e… Sandgren). Quello che ha davvero impressionato quest’oggi è stata la sicurezza mostrata in campo da Sascha. Certo, oltre ad arrivare agli ottavi con un percorso netto (e rimasto tale), ha potuto contare su un servizio che ha funzionato alla grande. con zero palle break concesse, 11 ace contro tre doppi falli e una seconda che di media viaggiava 24 kmh più veloce di quella dell’altro, ma a monte c’è quello che era mancato per quasi tutto il 2019.
“Mio padre è felice, il mio team è felice la mia ragazza è felice (spero). Ciò rende la vita molto più facile e, si sa, giochi bene quando ti senti bene fuori dal campo”. Al prossimo turno, dicevamo, lo aspetta Wawrinka, campione dell’edizione 2014 e oggi vincitore di Daniil Medvedev, alla faccia delle quote che lo davano nettamente sfavorito. Sascha lo ha battuto nei due precedenti confronti, però questo sarà il primo a livello Slam e Stan pare aver indossato i calzoncini da “The Man”.