[1] A. Barty b. [7] P. Kvitova 7-6(6) 6-2 (da Melbourne, il nostro inviato)
Il secondo quarto di finale della parte alta del tabellone, attesissimo dagli appassionati locali, vede in campo l’australiana numero 1 WTA e campionessa del Roland Garros Ashleigh Barty, opposta all’infinito talento della ceca Petra Kvitova, 8 WTA, finalista qui l’anno scorso. Non che Barty manchi di talento, intendiamoci, il tasso tecnico della partita è potenzialmente altissimo. Precedenti, 4-3 Kvitova, ma Barty ha vinto gli ultimi tre match di fila. L’ultima vittoria di Petra, però, è stato il quarto di finale proprio nel 2019..
Un po’ come avvenuto nel match precedente tra Jabeur e Kenin, le ragazze sembrano abbastanza contratte all’inizio, con un’insolita difficoltà (per loro due, che di solito sono molto efficaci) nel gestire i propri turni di battuta. Tecnicamente, tutte le palle sopra la testa sono considerate colpi di “condizione fisica”, e sono le prime esecuzioni a soffrire in caso di stanchezza o tensione, nel caso della battuta anche il lancio di palla può diventare un problema. Barty e Kvitova basano molto del loro bel gioco d’attacco e variazioni sulla possibilità di comandare gli scambi a partire dal servizio, e oggi la cosa riesce male a tutte e due. Break e contro-break a zero tra secondo e terzo game, dopodichè per arrivare al 4-3 Ashleigh deve salvarsi da ben 5 palle break (tre consecutive), brava lei comunque, poche colpe di Petra, in un settimo game da 20 punti. Kvitova ne salva una, ma è costretta a battagliare anche lei sul filo del rasoio, ai vantaggi, per pareggiare 4-4.
Ancora vantaggi, ma meno rischi per Barty che sale 5-4, il gioco a tratti è bello con le accelerazioni di Petra che strappano applausi allo sportivissimo pubblico “aussie”, e le variazioni di Ashleigh che provocano autentici boati. Kvitova raggiunge l’avversaria sul 5-5, e qui la ragazza di casa si incarta in un paio di gratuiti in uscita dal servizio che le costano il 15-40. Sulla prima palla break è brava Barty, sulla seconda fallisce la risposta Petra, poco dopo siamo 6-5 per Ashleigh, e allo scoccare dell’ora di gioco si arriva a un giusto tie-break.
La prima a staccarsi, grazie a uno splendido drittone esterno, è la ceca, che sale 3-1, ma Barty, dopo uno scambio durissimo, la raggiunge. Brutto errore di dritto, sparato sotto il nastro da posizione favorevole, di Petra, altrettanto brutto il colpo che vola largo due metri all’australiana subito dopo, siamo 4-4. Provvidenziale per Ashleigh l’ace che la manda 5-4 (boato altissimo dello stadio), Kvitova non si fa impressionare e con dritto e servizio si prende un set-point. Lo fallisce con un gratuito, si cambia campo sul 6-6. La profondità del palleggio di Barty porta al set point dall’altra parte e un altro errore della ceca con lo slice di rovescio decreta la fine del parziale, la Rod Laver Arena festeggia, è passata un’ora e 9 minuti. Vola (senza cattiveria, ma con frustrazione) la racchetta di Petra. 19 vincenti, 28 errori Kvitova, 10/21 Ashleigh, ma la percentuale più significativa è in questo caso quella degli “unreturned serves”, che determinano l’efficacia della battuta: solo il 20% per Petra, un onesto 36% per Barty. Si è giocato troppo quando serviva la ceca, insomma.
Come spesso avviene dopo un set tirato, teso, giocato e vinto più di nervi che di qualità, quella che ne esce vincitrice si sblocca e prende il largo. In 20 minuti è 4-0 per Ashleigh, che lasia andare il braccio sia al servizio che in risposta, si vede che si è tolta dalle spalle una bella pressione. In questi giorni, qui a Melbourne, le aspettative mediatiche su di lei sono state altissime, come è del resto comprensibile quando una giocatrice di casa si presenta a uno Slam da favorita numero uno. Kvitova, con la forza della disperazione, da campionessa qual è, si mette a tirare al massimo senza margine di errore, e recupera uno dei due break.
Ma ormai il divario nel punteggio e soprattutto nella convinzione agonistica è troppo ampio il doppio fallo che le costa un terzo break e manda Barty al servizio per il match sul 5-2 è praticamente la fine della contesa. Un ultimo sussulto di orgoglio per Kvitova, che si arrampica fino al 15-40 e due palle break, ben annullate da Ashleigh, e quando l’orologio del campo segna un’ora e 44 minuti l’ace esterno di Barty manda per la prima volta dopo 36 anni un’australiana in semifinale nello Slam di casa (l’ultima era stata Wendy Turnbull nel 1984, sconfitta da Chris Evert che poi vinse il torneo). Contro Sofia Kenin i precedenti sono 4-1, compresa una vittoria in di Ashleigh in Fed Cup lo scorso febbraio.
Casey dell’Acqua (ex compagna di doppio e mentore di Barty, l’ha convinta lei a ritornare a giocare quando a 18 anni aveva quasi smesso) scende in campo per congratulare Ashleigh, e prende il microfono a Jim Courier facendo lei l’intervista: “Incredibile, il primo set è stato decisivo, che bello. Il mio coach (Craig Tyzzer) è estremamente preciso, studia tutto, il gioco e le avversarie, mi dà i compiti a casa da studiare! Petra è una giocatrice fantastica e una persona deliziosa, un’avversaria tra le migliori, e adoro confrontarmi con lei. Sofia Kenin è migliorata tanto, ho avuto partite dure contro di lei, colpisce la palla benissimo, ma non vedo l’ora di tornare a giocare su questo splendido campo e dare tutto. Giocavo bene a cricket? Beh, relativamente, dai. Il golf? Devo descrivere il mio swing? Ma no, i giornali hanno scritto che Tiger Woods non ha preso un green e io sì? Non dovete credere a tutto quello che scrivono! Però mi piace giocare a golf, porto sempre le mazze con me quando posso”.