Il debutto tra i primi quattro di uno Slam può essere per Sascha Zverev un rito di passaggio. Per superare quell’incompiutezza che stava iniziando a pesargli. Quel “si però...” che ha accompagnato fino a oggi ogni valutazione sul tedesco, mai in grado di cambiare marcia lì dove si gioca sui cinque set. Da quando ha debuttato giovanissimo tra i big (era il 2015), il ventiduenne di Amburgo ha centrato soltanto tre volte un quarto di finale Major. I primi due persi al Roland Garros nel 2018 e nel 2019, l’ultimo vinto di forza contro il ritrovato Stan Wawrinka. All’Australian Open, il suo cammino si era fermato agli ottavi un anno fa e ai sedicesimi sia nel 2017 sia nel 2018. La competitività a livello Slam era ciò che gli mancava per dare senso compiuto a una carriera, per il resto, eccellente in confronto all’età: degli undici titoli conquistati (solo uno nel 2019) ben tre sono Masters 1000 (Toronto, Roma e Madrid), con il gioiello del trionfo alle Finals 2018.
“Ero impaziente di arrivare a questo risultato – ha raccontato in sala stampa -, anche se forse l’argomento stava iniziando a pesarmi un po’ troppo. Semplicemente ho giocato un tennis migliore in altri tornei, comunque importanti. Gli Slam hanno sempre avuto un significato troppo importante per me, che ho finito per soffrire. Quest’anno, tra l’altro, sono arrivato qui senza grandi aspettative avendo iniziato la stagione in un modo orribile“. Aggettivo duro ma calzante per definire i tre ko in altrettante sfide di ATP Cup, con punteggi pesanti rimediati contro Shapovalov e Tsitsipas. Spesso accusato di essere freddo e scostante, Zverev ha però subito portato dalla sua parte la simpatia del tifo e dell’opinione pubblica promettendo a inizio torneo di donare – in caso di vittoria finale – l’intero montepremi alle vittime degli incendi in Australia.
Pur se in acclarata buona fede, quella che oggi è un’eventualità da tener presente era stata invece considerata poco più che una boutade. Proprio considerando i precedenti a livello Slam e il percorso di avvicinamento non entusiasmante. Zverev, che non ha fama di burlone, chiaramente ha sempre fatto sul serio. “Non sono Federer o LeBron James, vincere quattro milioni di dollari sarebbe una cifra importante per me, allo stesso tempo però ci sono persone che in questo bellissimo Paese hanno perso la casa. Loro hanno più bisogno di soldi in questo momento. I miei genitori sono cresciuti in Unione Sovietica in anni difficili, ma mi hanno comunque insegnato che i soldi non sono fatti per essere accumulati su un conto in banca”
Anche un momento di serenità anche extra campo potrebbe essere la chiave per non fermare il sogno australiano di quello che sarà, in ogni caso, il più giovane dei semifinalisti. “Nel primo set contro Stan non sentivo bene la palla che schizzava via dalla racchetta – ha spiegato -, soffrivo il caldo perché nelle precedenti partite avevo giocato sempre di sera. Ho preso confidenza con l’andare avanti della partita e le cose sono andate sempre meglio. Non mi pongo limiti da qui alla fine del torneo, proprio perché ci sono arrivato con la giusta serenità. Nelle settimane degli Slam ho sempre sofferto la pressione, non uscendo a cena, non parlando con nessuno. Stavolta ho qui il mio migliore amico e la mia ragazza, oltre a un team che sta dimostrando di essere quello giusto. Perché quando le cose non sono andate bene, la colpa non è stata del mio gruppo di lavoro, ma solo del mio tennis“.
Sulla sua strada adesso non ci sarà Nadal, che nell’approdo di Sascha ai massimi livelli Slam ci ha sempre creduto. Dall’altra parte della rete Dominic Thiem, che ha battuto il tedesco (7 ATP) otto volte nei dieci precedenti incroci. L’ultimo, il più recente, nella semifinale delle Finals londinesi a novembre. Per l’austriaco sarà la prima semifinale Slam lontano dalla terra parigina, dove ne ha giocate quattro. Sulle spalle di chi tra i due raggiungerà l’ultimo atto, l’onere di rompere il dominio degli ultratrentenni. Impresa complicata, ma Zverev in questi giorni d’Australia sta lanciando un messaggio chiaro: a volte, è solo questione di tempo.