G. Muguruza b. [4] S. Halep 7-6(8) 7-5 (da Melbourne, il nostro inviato)
Il caldo soffocante del pomeriggio accoglie nella Rod Laver Arena, poco dopo 16, Simona Halep e Garbine Muguruza, che giocano per incontrare la sorprendente Sofia Kenin in finale. La spagnola è in vantaggio 3-2 negli scontri diretti, ma per quanto abbia fatto vedere di essere finalmente ritornata ad alti livelli qui in Australia, la favorita un po’ da tutti viene considerata Halep. La qualità del gioco di pressione della rumena, e le condizioni ambientali, dalla superficie molto lenta alla temperatura, vanno tutte in suo favore, così come l’attuale classifica WTA (4 contro 32). Garbine, però, non è d’accordo nell’interpretare il ruolo di underdog senza lottare, d’altronde da una plurivincitrice Slam, ex numero 1, è giusto aspettarselo.
Nei primi game Simona sembra in effetti più solida ed efficace, per farle punto Muguruza deve rischiare moltissimo. Gli sforzi della spagnola vengono premiati nel settimo game, con un break ottenuto spingendo e attaccando, dopo che le erano già sfuggite due palle break consecutive sul 2-2. Ottima Garbine in questo avvio, a sua volta aveva annullato uno svantaggio di 15-40 nel suo primo turno di servizio. Sotto 4-3, Halep reagisce immediatamente, conquista una palla del contro-break, ma accelerando alla grande (bel dritto, super rovescio lungolinea da applausi) Muguruza si salva e sale 5-3. Simona, che fenomeno di combattente che è, non fa una piega, continua a mettere pressione col suo ritmo indiavolato, subisce qualche botta vincente senza vacillare, e rimonta contro-brekkando a zero, per poi andare in vantaggio 6-5.
Un parziale di 15 punti a 3, notevolissimo, che la porta al 15-40 e a due set-point. Tocca a Garbine reagire di classe, salvarsi con coraggio, e rifugiarsi nel tie-break. Le ragazze giocano a sprazzi, ci sono errori, ma anche tanta qualità. Splendida Muguruza, altrettanto brava Simona.
Chi chiama Halep “pallettara” semplicemente non sa di cosa parla, o meglio, straparla dal divano di casa. Il ritmo e la pressione che mette in ogni palleggio sono soffocanti, ogni singolo colpo viene spinto a tutto braccio, stracarico di spin, e costantemente anticipatissimo con impatto avanzato (cosa resa obbligatoria dal fatto che non è alta di statura). Un po’ l’equivoco in cui tanti spettatori “da TV” cadevano giudicando Ferrer. Sia David che Simona, visti da vicino e di fianco al campo, sono semplicemente straordinari per intensità, qualità degli impatti, spinta costante e velocità di piedi e di palla, roba da far venire il fiatone solo a vederli, figuriamoci ad affrontarli, altro che “pallettari”. Ma vabbè.
Rimonta Halep da sotto 3-0, poi Muguruza scatta ancora avanti e si prende il 6-4 e due set-point. Non molla Simona, e li annulla, il secondo con un lungolinea di dritto in corsa da spellarsi le mani. Bella partita, equilibrio ed emozioni. 7-6 Halep, terzo set point per lei, servizio vincente Muguruza a cancellarlo. Doloroso doppio fallo Garbine, quarto set point Halep, ma arriva l’errore dopo uno scambio mozzafiato. Un altro gratuito della rumena manda Muguruza sul 9-8, terzo set point, e un errore su una schermaglia sottorete decreta la fine di un set lottatissimo, 10-8 e un set a zero per Garbine. Brave, considerando anche il fatto che stanno giocando in un forno. In tribuna si suda da fermi, il coefficiente che valuta la combinazione di calore, umidità e vento, che se arriva a 5.0 obbliga a fermare il gioco, è fermo a 4.9 dalla metà del secondo set tra Barty e Kenin. Sarò maligno io, ma la cosa non mi convince del tutto.
Essere uscita in vantaggio da un set del genere galvanizza Garbine (almeno quanto fa infuriare Halep, una delle sue racchette non sarà presente a fine match per raccontarlo), che tiene il servizio e poi ha due palle break per andare 2-0 all’inizio del secondo set. Si salva Simona, e a sua volta si prende il 15-40 nel game successivo. La seconda palla break, con l’errore di rovescio della spagnola, la manda sopra 2-1 e battuta. Altri errori di Halep, e un paio di belle “manate” di Garbine, portano a un altro break subìto dalla rumena, 2-2. La battuta ha sempre meno importanza, sembra quasi che le ragazze mettano semplicemente la palla in campo per poi giocarsela sullo scambio a viso aperto, il duello è affascinante. Altro break Halep, 3-2 per lei, ma come detto siamo in una fase in cui chi va al servizio non pare ricavarne grandi vantaggi. Due palle break Muguruza subito dopo, ma come detto ormai non ha molto senso contarle, gran dritto lungolinea di Simona ad annullarla, ecco il primo strappo del set, siamo 4-2 per la rumena. Giusto per la cronaca, le statistiche ora dicono 13 palle break per Halep (3 convertite), 8 per Muguruza (2 convertite). E siamo solo a metà secondo set.
Fisicamente è durissima per entrambe, io sto seduto all’ombra e pare di essere in una sauna, solo ammirazione per due atlete capaci di battagliare in queste condizioni. Nel frattempo, Simona arriva al 5-4 e servizio per il set, è quasi un avvenimento che gli ultimi tre game non abbiano visto rischi per i turni di battuta. Ovviamente, proprio mentre scrivo questa considerazione, ecco la palla break per Muguruza, fallita con un errore in rete. Ne arriva un’altra, ben cancellata dalla combinazione palla corta – passante di Halep, gran classe (era la pallettara, giusto?). Una terza occasione per la spagnola viene salvata dal rovescio diagonale di Simona, ce n’è subito una quarta, che è fatale a Halep, 5-5. Strepitosa la carica agonistica di tutte e due in questo momento, a tratti la qualità puramente tecnica dell’incontro non sarà il massimo, però ragazzi, che lotta da infarto, a uno normale dopo tre game in queste condizioni lo portano al pronto soccorso in ambulanza. Wow.
La spagnola tiene e sale 6-5, tutta la pressione è su Halep ora, che va sotto 15-40, e al secondo match-point si arrende a una grande avversaria, che possiamo solo essere felici di riavere ai massimi livelli. Bravissime entrambe, sempre ammirevole Simona, bentornata tra le grandissime Garbine. Sarà 16 WTA, 12 dovesse vincere il titolo. Un precedente con Kenin, vinto da Sofia l’anno scorso a Pechino. Brevissima l’intervista in campo a una Muguruza distrutta fisicamente (ha vacillato visibilmente più volte): “Ho giocato giorno per giorno, è fantastico essere in finale, ho ancora un match sabato. Non pensavo alla situazione quando ero sotto, sapevo che affrontando Simona dovevo giocarmela punto per punto. Certo è stato difficile con le condizioni, ma ci alleniamo per questo“.