[14] S. Kenin b. [1] A. Barty 7-6(6) 7-5 (da Melbourne, il nostro inviato)
Per la prima volta in questa edizione 2020 dell’Australian Open, abbiamo una vera giornata da estate australe. Caldo, oltre 37 gradi, poca umidità a renderlo appena sopportabile, sole e luminosità abbacinanti. Scendono in campo nel catino della Rod Laver Arena, alle 14 ora di Melbourne, la numero 1 WTA Ashleigh Barty, simpaticissima e talentuosa 23enne “aussie” sostenuta e accompagnata dalle speranze dell’intera nazione, opposta all’americana rampante Sofia Kenin, 21 anni, 15 WTA, alla prima semifinale Slam, che fa dell’aggressività e dell’agonismo le sue armi migliori. I precedenti sono 4-1 per Barty, il pubblico è quello delle grandi occasioni, speriamo di assistere a una bella partita. L’ultima australiana in finale qui è stata Wendy Turnbull, nel 1980, sconfitta da Hana Mandlikova. Sempre Turnbull era stata l’ultima “aussie” in semifinale, nel 1984, prima che ci arrivasse oggi proprio Ashleigh.
L’applauso del pubblico per Barty è assordante già durante la presentazione, la tensione e le aspettative sono palpabili. I tifosi sono scatenati con la fantasia nei cori di incoraggiamento ispirati alle hit pop: non pensavo che l’epico “In every life we have some trouble, but when you worry you make it double, don’worry, BE SEPPI, don’t worry BE SEPPI NOW!“, cantato nel 2017 seguendo la melodia del successo di Bobby Mcferrin, potesse essere superato. Eppure, quando 200 scalmanati si alzano in piedi, e sulle note del trascinante pezzo dei Beastie Boys urlano “You gotta fight, for your right, TO BAAARTY!“, l’effetto è trascinante.
In campo, Ashleigh ripaga i suoi fans servendo alla grandissima (6 ace nei primi 3 turni di battuta) e mostrando diverse soluzioni vincenti, Sofia rimane attaccata all’avversaria rischiando molto, come nel quinto game quando annulla tre palle break, due consecutive, per pareggiare 3-3. Qualche responsabilità di Barty su un paio di queste occasioni, con degli slice troppo morbidi messi in rete. Il gioco si fa a tratti spettacolare, Kenin è brava a spingere e attaccare appena può, dall’altra parte la fluidità e la precisione delle trame dell’australiana sono molto buone. Fino al 6-6 non ci sono altri momenti di particolare rischio per chi serve, Ashleigh è più autoritaria, Sofia sembra sempre un po’ in affanno, ma tant’è, inizia il tie-break.
Dalla tribuna, gli slice di Barty appaiono meno filanti e aggressivi del consueto, Kenin li gestisce senza troppi problemi, c’è molto equilibrio. Un bel dritto porta al minibreak per Ashleigh, 4-2, nonostante un brutto gratuito arriva fino al 6-4, due set point. Un errore di Barty e un vincente di Kenin li cancellano, poi uno smash di Sofia la manda 7-6, e infine un dritto in rete di Ashleigh le regala il set. Rod Laver Arena ammutolita, ma la statunitense ha meritato, non si è mai lasciata scappare l’avversaria, e cinicamente (ma giustamente) l’ha punita alla prima opportunità. Dinara Safina, la sorella di Marat, è nel box di Kenin, annuisce soddisfatta.
Nel secondo set, sull’1-1, sospinta dal tifo, finalmente (alla quarta occasione dall’inizio) Barty brekka l’avversaria, e continuando a servire molto bene allunga 4-2 (zero palle break concesse dall’australiana finora). Fa caldissimo ora, l’indice combinato che misura temperatura, umidità e vento è arrivato a 4.9, a 5 si interromperebbe il gioco per la cosiddetta Extreme Heat Rule introdotta qui nel 2019 (chiudendo il tetto). Due match di wheelchair tennis, sui campi esterni, sono stati fermati in questo momento. Le ragazze sono ammirevoli, anche in tribuna all’ombra si soffoca. Sofia rimane in scia fino al 5-4, quando Ashleigh va alla battuta per chiudere il parziale. Arrivano due set-point, Kenin li annulla con coraggio, poi una risposta vincente di dritto le dà la prima palla break in assoluto, fallita di rovescio, ma che tensione. Se ne prende una seconda con un gran passante, e lo schiaffo al volo in rete di Barty costa all’australiana il primo break subìto e il 5-5.
C’è aria di dramma sportivo, la povera Ashleigh in questo momento ha anche un linguaggio del corpo che esprime tutta la sua ansia, mentre l’ottima Sofia continua a spingere bene, auto-incitarsi, e crederci davvero. La statunitense tiene a zero, sale 6-5, ora Barty dovrà servire per salvare la partita, il mormorio preoccupato della folla dice tutto. Un doppio fallo, due gratuiti di dritto, ed è 15-40, due match point Kenin. Super dritto di Ashleigh ad annullare il primo, vola lunga la palla sul secondo, ed è prima finale Slam per Sofia Kenin. Tremenda delusione per Barty e per l’intero movimento del tennis australiano, un sogno per la ragazza nata a Mosca e trapiantata in Florida da piccola. Il tennis a stelle e strisce, aspettando la predestinata Gauff, una nuova campionessa l’ha decisamente trovata. Sarà top-10 come minimo, attende la vincitrice tra Muguruza e Halep.
Sofia Kenin alla fine: “Lei è fortissima, sapevo che avrei dovuto trovare un modo per vincere stando attenta, grazie a tutti. Mio padre mi ha accompagnata fin da piccola, sono senza parole, sognavo questo momento fin da quando avevo 5 anni, guardando i video di Andy Roddick! Ashleigh non mi ha regalato nulla, c’è un motivo se è la numero uno, ma oggi ce l’ho fatta io”.