“Vorrei prima di tutto scusarmi con i fan australiani, so che volevano vincesse Barty“. In punta di piedi al microfono, dopo essere stata cinica in campo. Sofia Kenin si è presa di forza la sua prima finale Slam, quando già l’approdo in semi (anche quello inedito) era sembrato un traguardo da celebrare. Al netto dei tre trofei sollevati nel 2019, l’anno della consacrazione ad alti livelli. “Sto vivendo un sogno diventato realtà con il duro lavoro. Non mi sono lasciata andare quando Ashleigh ha avuto set point sia nel primo sia nel secondo, sentivo che ne sarei uscita in qualche modo“. Se il merito di Kenin – come raccontato da Melbourne nella cronaca da Luca Baldissera – è stato quello di infilarsi nei momenti di vulnerabilità della numero uno del mondo, non le è però mancato un piano partita chiaro.
PROBLEM SOLVER – Che la numero 15 del mondo – già proiettata in top 10 e contenta quando in sala stampa le è stato detto “sei una che sul campo risolve problemi” -, ha spiegato così. “Sapevo di dover servire bene e di concentrarmi sul concedere il minor numero di errori non forzati, perché un’avversaria del genere non mi avrebbe regalato nulla. Ero pronta a una battaglia e c’è stata, come confermato dal punteggio. Ho lavorato molto in pre season per correggere alcuni aspetti e credo di avere ancora margini di miglioramento“. Se contro Barty ha dovuto sfidare il fattore campo, resta da vedere con chi si schiererà il pubblico australiano in finale. “C’è una grande atmosfera qui, l’Australia è un posto che adoro – prosegue la ventiduenne nata a Mosca da genitori statunitensi -, con il passare delle partite sono riuscita a ridimensionare la tensione. Gli applausi più belli in semifinale sono stati chiaramente per Ashleigh, spero che sabato ce ne sia qualcuno in più per me. Sto giocando davvero un buon tennis“.
LA SVOLTA – Gli ultimi mesi sono stati un continuo crescendo per questa ragazza, che fino ai più recenti sviluppi ha viaggiato quasi sempre a fari spenti. Beneficiando, forse, della presenza di coetanee dal maggiore impatto. Sia a livello di aspettative, sia di portata mediatica. “La vera svolta l’ho avvertita a luglio, battendo Serena al Roland Garros – racconta -, anche in quel caso in uno stadio che tifava tutto per lei. Nel turno successivo ho poi perso, in tre set, proprio con Barty. Probabilmente è vero che in passato non mi è stata dedicata la giusta attenzione, ma dovevo anche stabilizzarmi ad alti livelli. Ora è accaduto. E mi ritrovo il telefono e i social che esplodono, quasi non riesco più a stargli dietro ma cerco di godermi ogni singolo momento“.
ULTIMO ATTO – L’incrocio con Garbine Muguruza ha un fresco precedente: a settembre Kenin l’ha spuntata in tre set sul cemento di Pechino. Tanto basta per avere un punto di riferimento recente, anche se l’improvviso stato di grazia di questi giorni della due volte campionessa Slam la rende indecifrabile. “Ci saranno i momenti in cui sarà importante difendersi – è il pensiero di Kenin, accompagnata dal padre che la allena – ma non voglio lasciare il campo alla sua aggressività. Vincerà chi riuscirà meglio a controllare gli scambi“. La finale meno attesa dai bookmaker stuzzica proprio per quanto sia difficile leggerla in anticipo. Dalla sua, Sofia avrà un tifoso d’eccezione: il suo idolo di gioventù Andy Roddick, al cui servizio Kenin si diceva convinta di poter rispondere quando aveva appena sette anni. E già diverse idee su come arrivare in alto.