La tenacità e la tigna di Sofia Kenin fanno dimenticare i suoi 21 anni di età, ed è perciò quasi strano sentirla ancora incredula per la vittoria ottenuta agli Australian Open del 2020: “Tutto è surreale in questo momento, è un tale onore. Sono orgogliosa di me stessa, del mio papà, e del mio team, siamo passati attraverso dei periodi bui e nessuno ha mai mollato”.
IL MOMENTO DECISIVO – Non poteva mancare una domanda sul game che ha deciso l’incontro, il quinto del terzo set, in cui Kenin è risalita da 0-40 giocando probabilmente il miglior tennis della carriera: “Mi ricordo bene di quel game, penso sia quello che ha cambiato definitivamente la partita. Sapevo di dover giocare il mio miglior tennis, e da lì in avanti sono stata on fire!”.In quel frangente, sono stati la classe e il coraggio sotto pressione ad emergere con prepotenza. “Devi essere coraggiosa se vuoi battere una che ha vinto due Slam, sapevo di dovermi prendere dei rischi. Nel terzo set sentivo di essere vicina al titolo, e anche dal mio box mi hanno detto di stare calma e rilassarmi, così ho tirato i cinque migliori colpi della mia vita, e mi hanno fatto vincere uno Slam!”.
IL CORAGGIO E L’ALTEZZA – La temerarietà e l’autostima sono ciò che colpisce di più vedendola in campo, e di conseguenza stanno permeando la dialettica della sua ascesa: “Ho sempre avuto grande fiducia in me stessa, e giocare mi ha solo fatto migliorare da questo punto di vista. In questo momento sta andando tutto bene per me, perché il mio lavoro sta venendo riconosciuto. Lo scorso anno ho vinto subito un torneo, a Hobart, poi ho battuto il mio idolo Serena a Parigi, e sono stata votata la giocatrice più migliorata della stagione, quindi non ho mai avuto grossi dubbi”.
Questi aspetti della sua attitudine al gioco sono amplificati dalla sua statura di 1.70, decisamente sotto-media per il tennis contemporaneo, come hanno notato in molti quando ha ricevuto il trofeo da Lindsay Davenport, quasi 20 centimetri più alta di lei, ma la cosa sembra solo stimolare il suo fuoco competitivo: “Non ho mai pensato di essere troppo bassa per farcela ad alti livelli. Certo, da junior ero più piccola rispetto alle altre, ma sinceramente non penso che a questi livelli la statura conti più di tanto, puoi comunque esprimere un grande tennis, ciò che conta è la durezza mentale”.
LA TENSIONE DELLA MADRE – “Tutti mi stanno chiedendo se ci siamo sentite! Le ho mandato un messaggio per dirle che ho vinto e che può rilassarsi ora, anche se non avrò tempo di chiamarla prima di qualche ora”, sottintendendo che la madre non abbia guardato la partita, come confermato da Sofia stessa. “Non riesce a guardare le mie partite, è troppo tesa, oltre che superstiziosa. Era a casa con mia nonna, mia sorella, e i cani. Le ho scritto che potrà darmi il più grande abbraccio della mia vita quando arriverò a casa”. Decisamente diverso, invece, il rapporto del padre con la sua carriera tennistica: “Mio padre è sempre stato il mio coach, c’è sempre stato con me. Il sogno si è avverato per entrambi, e lo ringrazierò sempre, perché mi manda solo messaggi positivi e sa sempre di cosa parla quando prepariamo un match, anche se a volte faccio fatica a dargli ragione. A fine partita era talmente emozionato che mi ha solo chiesto cosa fosse appena successo, è davvero orgoglioso di me”.
CLIJSTERS – In questi giorni è circolato un video di una giovanissima Kenin accompagnata da Kim Clijsters a visitare i vecchi impianti del Miami Open, e, visto anche il ritorno della belga, molti hanno chiesto alla neo-campionessa di Melbourne delle informazioni su quell’episodio e sulla sua importanza: “Voglio solo ringraziare Kim per aver trovato del tempo per me in quella circostanza, era piena di impegni! Per me fu un momento incredibile e spero di poter fare lo stesso per qualcun altro in futuro”.
E ORA? Sofia, Sonya per amici e familiari, non è ancora sicura di cosa le riserverà il futuro. Come ha fatto notare dopo la semifinale, non ha mai ricevuto troppe attenzioni dai media, e improvvisamente si ritrova N.7 WTA e soprattutto prima giocatrice d’America, lei moscovita di nascita (ha infatti riconosciuto l’influenza delle tenniste russe sulla sua carriera, come certificato dalla presenza di Dinara Safina nel suo box), in un tennis femminile alla continua ricerca di star per il post-Serena. “Non so se potrò essere io a dominare negli Slam in futuro, mi piacerebbe!”. C’è solo una cosa di cui è certa al momento: “Domani andrò sicuramente da Cartier, ho già una lista fra anelli e braccialetti!”. E su quanto si meriti un regalo, in particolare da sé stessa, c’è davvero poco da dire. Complimenti, Sofia!