Il binomio tecnico tra Dominic Thiem e Nicolas Massu – nato un anno fa di questi tempi – si è rivelato proficuo ogni oltre previsione. I cinque titoli conquistati (a partire da Indian Wells, primo Master 1000 in carriera) rappresentano un bottino prestigioso. A chiudere il cerchio degli enormi progressi è mancato solo un successo Slam, sfiorato nelle due finali perse in otto mesi: a Parigi contro Nadal (la seconda in due anni), poi a Melbourne qualche giorno fa, lottando fino al quinto set contro Djokovic. A seguire Thiem all’Australian Open c’era solo l’ex capitano cileno di Davis, dopo la fine assai precoce della collaborazione con Thomas Muster annunciata nei giorni dell’ATP Cup.
L’UOMO GIUSTO – Mentre il numero quattro del mondo ha rinunciato al torneo di Buenos Aires per recuperare energie, alla tv austriaca ha parlato il suo ex coach Gunter Bresnik, che l’ha seguito sin da giovanissimo in un percorso di crescita durato 15 anni. “Djokovic, Nadal e Federer hanno già considerato Dominic come un potenziale numero uno in diverse occasioni. Perdere la finale contro Nole in quel modo è stato un peccato – il pensiero del tecnico viennese, 58 anni -, però c’è poco da recriminare considerando il contesto e lo spessore dell’avversario“. Lo spunto più interessante rimane però quello offerto da Bresnik sulla sua sostituzione, avvenuta circa un anno fa. “Thiem era arrivato a un momento della sua carriera in cui un vecchio maestro come me non sarebbe stato più funzionale alla sua crescita“, la sua analisi a posteriori. “Ha una visione molto libera e interpreta bene le innovazioni – ha concluso sull’ex allievo -, l’armonia e la flessibilità mentale che gli ha portato Massu sono più funzionali per lui, in questo momento, dell’intensità degli allenamenti“.