La prima partita nel tabellone principale di un Grand Slam della carriera di Elisabetta Cocciaretto si è conclusa con una sconfitta; una di quelle sconfitte da cui trarre solo e unicamente sensazioni positive, tuttavia. La prova del fuoco che le è stata riservata era di quelle ostiche, d’altra parte. Angie Kerber, seppur in una fase della carriera lontana dai fasti che furono, è pur sempre una ex numero uno del mondo con tre trionfi Major alle spalle di cui uno, il primo, ottenuto proprio sulla Rod Laver Arena, sede dell’esordio da brividi vissuto nella mattinata italiana dalla ragazza di Ancona.
Per la prima volta esibentesi davanti a migliaia di persone, al cospetto di una star del tennis contemporaneo, al debutto assoluto in una prova di cotanta importanza, forse chiedere una vittoria come regalo di compleanno – dopo quattro giorni avrebbe spento diciannove candeline, tutto sommato ancora pochine – sarebbe stato troppo. L’importante, provando nonostante le grandi emozioni a essere razionali, è aver compiuto ancora alcuni passi sul percorso di netta crescita impennatosi alla fine della scorsa stagione con le due consecutive vittorie negli ITF da sessantamila dollari ottenute ad Assuncion e a Colina. Il rammarico, frequente in casi equiparabili, sta nel non essersi goduta il momento. Elisabetta lo sa, e lo ha confessato ai nostri inviati a Melobourne.
“All’inizio non capivo né dove fossi, né cosa stessi facendo né chi avessi davanti. Poi quando l’ho realizzato è stato un po’ strano. Non mi capita tutti i giorni di giocare su un campo del genere e sono stata contenta da un lato, dall’altro un po’ rammaricata perché non mi sono espressa in modo continuo durante la partita. Ci tenevo a fare una prestazione di livello per confrontarmi con una giocatrice del genere. Ho avuto troppa fretta, è una cosa su cui ho da lavorare: devo essere più paziente“. Non è facile, ma si ha ragione di ritenere che le cose volgeranno in tal senso abbastanza naturalmente la prossima volta, e che la prossima volta non dovrebbe essere così lontana.
“Forse non mi sono goduta abbastanza il momento – ha proseguito Elisabetta -, perché ho cercato di pensare solo a quello che dovevo fare cercando di estraniarmi il più possibile da tutto; se avessi iniziato a pensare a tutto quello che c’era intorno a me sarebbe stato peggio. Certo, sono ancora giovane e devo migliorare tanto, ma sono sicura che questa esperienza e questa grande emozione mi aiuteranno a fare sempre meglio. All’inizio ho fatto fatica a stare in mezzo a ‘tutte loro’ perché sono meglio di me in questo momento. Poi piano piano ho dimostrato che anche io posso stare a questo livello, ma devo migliorare molto“.
Cocciaretto, che a Melbourne fu semifinalista tra le under nel 2018, ha lasciato l’Australia con un bagaglio colmo di vibrazioni inebrianti, e il futuro si apre a scenari di notevole interesse. “Sono contenta della settimana, porto a casa tante emozioni, tante sensazioni positive e tante cose su cui devo migliorare. Oggi lei mi ha insegnato molto. Tra un paio di giorni torno a casa, poi allenamenti e Fed Cup”, aveva detto a caldo dopo la partita, e proprio a Tallin si trova adesso assieme alle compagne per difendere i colori azzurri nelle sfide del Gruppo I di Fed Cup, utili a tentare un pronto rientro nel World Group. Elisabetta non è stata impiegata nella vittoria contro l’Austria, ma è scesa in campo nel primo singolare della sfida contro l’Estonia e ha battuto nettamente Elena Malygina con un doppio 6-1. Per lei si è trattato della prima vittoria in nazionale.
“Più in là dovrei giocare un 100k a Il Cairo e poi non lo so, è un po’ da vedere perché con il ranking che ho non sono sicura di poter entrare in tutti i tornei” aveva detto Elisabetta poco prima di congedarsi a Melbourne. “Sicuramente ne ho fatta di strada ma devo farne ancora tanta“. Nel riporre fiducia in lei siamo tutti abbastanza sereni.