7 – le sconfitte al primo turno di tennisti italiani la scorsa settimana, durante la quale si giocavano tre ATP 250 (Cordoba, Montpellier e Pune) di livello mediocre. Complessivamente, infatti, su 84 tennisti presenti nei main draw di singolare, erano al via un solo top 10 (Monfils, poi vincitore a Montpellie), quattro top 20 (Dimitrov, Goffin e Shapovalov) e dieci top 50 (Auger-Aliassime, Carreno Busta, Krajinovic, Humbert, Mannarino, Pella, Garin, Djere, Ramos-Vinolas e Cuevas).
Era dunque una grande occasione per raccogliere punti preziosi per i nostri giocatori di “seconda fascia”, che si può purtroppo definire fallita. Gaio (perdente a Cordoba contro Martinez Portero), Sonego (sconfitto in Argentina da Balasz) e Travaglia (eliminato da Ivashka a Pune) sono stati i peggiori della spedizione azzurra: tutti e tre sono stati superati da giocatori non nella top 100 e peggio classificati di loro. Appena meglio, ma comunque in piena crisi a livello ATP, Fabbiano (con Sugita ha totalizzato l’ottava sconfitta nelle ultime nove partite nel circuito maggiore), Cecchinato (Marco ha trovato disco rosso con Londero e in tal modo negli ultimi otto tornei ha superato solo una volta un turno) e Lorenzi (eliminato a Pune da Gerasimov e fermo a tre vittorie negli ultimi undici mesi a questo livello). Gioca male anche Sinner, bloccato nel primo turno a Montpellier da Mikael Ymer e da un fisiologico calo di risultati in questo 2020 sinora opaco (una sola partita vinta a fronte di quattro perse).
Vincono almeno una partita Caruso (che sconfigge un top 200 come Ramanathan e poi si arrende a Vesely) e Mager (che a Cordoba batte il qualificato Ficovich e poi si arrende al terzo, dopo essere stato cinque volte a due punti dal match contro Cuevas). Il miglior tennista italiano della scorsa settimana è stato Roberto Marcora. A Pune il trentenne di Busto Arsizio prima si è qualificato superando Baldi e Rola, poi ha vinto le sue prime due partite nel circuito maggiore contro Rosol (6-3 6-2) e Paire (con un duplice 6-4, confermando così la vittoria contro il francese ottenuta in un challenger bulgaro lo scorso aprile, ma in India Benoit era top 20), prima di arrendersi nei quarti a Duckworth (vincitore per 6-3 7-6).
8 – i top 100 presenti nel main draw dell’ATP 250 di Pune. Una modestissima entry list per l’unico torneo del circuito maggiore giocato in India, tra l’altro dotato di buona tradizione – si gioca dal 1996, prima a Nuova Delhi, poi a Chennai e dal 2018 a Pune – e di un discreto albo d’oro (il torneo è stato vinto in quattro circostanze da Wawrinka, in una da un altro vincitore Slam come Cilic e due volte da ex numero 1, Moya e Rafter).
Un mediocre tabellone di singolare che deve far riflettere i manager dell’ATP: a Pune c’era lo stesso numero di top 100 presenti nel main draw del Challenger di Canberra giocato un mese fa. Non basta la difficile collocazione in calendario (subito dopo Australian Open e senza grandi tornei in vista a breve), quella geografica (l’India è una splendida terra, ma anche scomoda da raggiungere per la maggioranza dei migliori tennisti) e le difficili condizioni di gioco (tanta umidità) a giustificare una entry list così modesta. Tornei come questo rischiano di diventare in pochi anni un flop economico per gli organizzatori e di essere solo una buona occasione per carneadi di guadagnare punti, gloria e soldi che altrimenti difficilmente troverebbero.
Il torneo indiano alla fine se lo è aggiudicato Jiry Vesely: il 26enne mancino ceco, ex 34 ATP (nell’aprile 2015) ma scivolato fuori dalla top 100, ha conquistato il suo secondo titolo ATP alla terza finale nel livello maggiore (aveva vinto quella a Auckland nel 2015 e perso quella di Bucarest nello stesso anno). Dopo un 2019 nel quale aveva vinto a livello ATP appena nove partite (ma due di esse prestigiose, contro Fognini a Marrakech e, soprattutto, contro Sasha Zverev a Wimbledon), in India ne ha messe di fila ben cinque. A seguito di un inizio comodo – ha superato la wild card locale Kahde col punteggio di 6-2 6-4 e il nostro Caruso con lo score di 7-6 6-4 – dai quarti in poi ha ottenuto tre sofferte vittorie al fotofinish. Ha prima impiegato circa cinque ore e mezza e annullato complessivamente sei match point per superare Ivashka (2-6 6-1 7-6) e Berankis (6-7 7-6 7-6), per poi concludere con leggermente meno patemi in finale contro Gerasimov (7-6 5-7 6-3).