Il circuito WTA si è aperto ancora una volta all’insegna delle sorprese e delle novità con la vittoria di Sofia Kenin in Australia in finale su una ritrovata Garbine Muguruza. In mezzo ai graditi successi di vecchie e nuove protagoniste però inizia a defilarsi qualche storia potenzialmente preoccupante. In particolare reclamano attenzioni le condizioni fisiche di Bianca Andreescu. La giovane canadese, campionessa in carica degli US Open, non è ancora scesa in campo in questo 2020 a causa di un infortunio al ginocchio sinistro che ne ha pregiudicato la partecipazione a Auckland e agli Australian Open. Nonostante questo, Bianca si è recata a Biel per il tie di Fed Cup tra Svizzera e Canada, ma non è stata impiegata nei singolari. “Con l’infortunio di Bianca stiamo valutando giorno per giorno. Questa volta il tempo era contro di noi, ma non avremmo potuto farla giocare in singolare a meno che non fosse al 100% o vicina al 100%“, ha dichiarato in conferenza stampa il capitano canadese Heidi El Tabakh. “Non è ancora del tutto a posto, anche se è vicina. Non vogliamo rischiare e magari avere una grande delusione“.
A preoccupare un po’ di più sono però le parole della stessa Andreescu, che non sembra avere le idee chiare sull’entità dell’infortunio o sui tempi di recupero. “Non ho bisogno di un intervento chirurgico, quindi non direi che è molto grave. Non posso davvero dire molto al riguardo. Sto solo cercando di fare riabilitazione il più possibile e rimanere positiva“. Intanto però la canadese si è ritirata anche dal torneo di Dubai (al via il 17 febbraio), ritardando ulteriormente l’inizio della sua stagione. “Non sono ancora al 100% e, seguendo le raccomandazioni del team e del medico, non voglio correre alcun rischio di infortunarmi nuovamente al ginocchio. Ogni giorno mi avvicino al ritorno in campo, ma Dubai è troppo presto“, ha detto Bianca a commento del forfait, l’ennesimo della sua giovanissima carriera.
I problemi fisici e gli stop prolungati avevano già fortemente condizionato il suo pur straordinario 2019. Nel corso della scorsa stagione, Bianca ha infatti messo in mostra un rendimento sopra la media che l’ha portata a vincere il primo Slam e a chiudere l’anno alla quinta posizione del ranking (con un best ranking di numero 4), ma è stata anche costretta a ritiri, walk over e pause forzate. Appena undici tornei giocati, solo otto portati a termine senza ritiri, ma ben quattro titoli conquistati (125k di Newport Beach, Indian Wells, Toronto, US Open). Di fatto ha vinto un torneo su due quando il fisico l’ha supportata, chiudendo l’anno con uno strepitoso saldo di 42 vittorie (48 considerando anche le qualificazioni giocate a inizio anno) e sole sette sconfitte (due delle quali per ritiro).
A dispetto di questi numeri straordinari, la tendenza all’infortunio inizia a farsi un po’ preoccupante, soprattutto dal momento che parliamo di una ragazza molto giovane e con serie ambizioni da dominatrice del circuito nel prossimo futuro. Per ritagliarsi un ruolo egemone all’interno del tennis femminile, il suo gran tennis potrebbe non essere sufficiente se controbilanciato da lunghe pause ogni due o tre mesi.
Andreescu però non è l’unica top player in difficoltà. Anche Ashleigh Barty e Naomi Osaka infatti non se la passano bene al momento. L’australiana, sconfitta in semifinale a Melbourne dalla futura campionessa Kenin, si è tirata fuori dal torneo di Dubai per un infortunio al piede, mentre Osaka sembra affrontare una crisi ben più problematica. Le ultime prestazioni della giapponese sono state quanto meno allarmanti e per di più in assenza di problemi fisici conclamati, a partire dalla sconfitta contro Coco Gauff agli Australian Open. Il punto più basso è stato però toccato nel corso del tie di Fed Cup contro la Spagna. Nel primo singolare, Osaka è infatti stata travolta con il punteggio di 6-0 6-3 da Sara Sorribes Tormo (numero 78 WTA) in un match concluso con cinquanta errori non forzati a referto.
Al di là del risultato, desta grande preoccupazione l’atteggiamento mostrato dall’ex numero uno del mondo nei due incontri. Nervosa, a tratti rinunciataria, Osaka ha abbandonato il campo in lacrime, col volto coperto da un asciugamano. La prima batosta di Cartagena l’ha resa indisponibile – forse più emotivamente che fisicamente – per il secondo incontro contro Carla Suarez Navarro, per il quale è stata sostituita all’ultimo da Kurumi Nara. Non esattamente un bel segnale, sintomo di una condizione mentale ben lontana dalla serenità. Evidentemente i problemi per Naomi devono essere extratennistici, ma è difficile (se non impossibile) ipotizzare la natura e la causa delle sue difficoltà. La speranza, per il bene del circuito WTA, è di poterla rivedere tranquilla su un campo da tennis, pronta esprimersi al proprio meglio. Stesso discorso per Andreescu e Barty, che ci auguriamo possano recuperare il prima possibile dai rispettivi infortuni per tornare a regalare spettacolo come hanno sempre fatto.
La WTA che fatica: Andreescu e Barty fuori da Dubai, il mistero Osaka
Ash non ha cominciato malissimo il 2020, ma un piede malconcio l'ha messa KO. Forfait negli Emirati anche per Bianca, ancora alle prese con l'infortunio al ginocchio. Preoccupa la crisi di Osaka
Leave a comment