Dopo la parentesi dedicata alla debacle italiana della scorsa settimana e all’exploit di Christian Garin, i numeri tornano con l’ultimo appuntamento orientato al femminile. Si parla di Fed Cup, perché nella precedente sette giorni le donne si sono esibite solo nel contesto a squadre. Tutto sommato, a livello di giocatrici di prestigio impegnate, è stata una tornata di tutto rispetto con ben sei top 10 impegnate (anche se non tutte hanno fatto una grande figura). Partiamo però dalla vittoria italiana.
4 – le sfide vinte dall’Italia di Fed Cup nel gruppo I zona Europa/Africa di Fed Cup 2020 la scorsa settimana al Tallink Tennis Centre (cemento indoor) di Tallin. Superando il loro girone da prime -grazie alle vittorie su austriache, sulle padrone di casa e sulle greche – e poi imponendosi nel turno finale sulla Croazia, le ragazze capitanate da Tathiana Garbin hanno guadagnato l’accesso alle sfide promozione di aprile, dove sfideranno in trasferta la Romania. Una qualificazione ottenuta perdendo un solo incontro -il singolare di Giorgi contro la quotata e meglio classificata Kontaveit, reduce dai quarti agli Australian Open- che rappresenta una buona notizia, sebbene il livello delle tenniste sconfitte dalle nostre giocatrici fosse davvero molto basso.
Basti pensare che in singolare le nostre rappresentanti non hanno superato nessuna tennista nella top 200 (la meglio classificata era l’autriaca Grabher, 221 WTA) e che ben quattro successi sono arrivati contro giocatrici oltre la 500° posizione. Che decisamente non sia un’impresa quanto compiuto in terra estone dalla nostra nazionale nulla toglie però all’indubbia (quanto lenta) ripresa del nostro movimento femminile: a Tallin l’Italia ha giocato con una rappresentativa dall’età media giovane (quella di Paolini, Giorgi, Gatto-Monticone, Trevisan e Cocciaretto è inferiore ai 23 anni) e, soprattutto, con margini di miglioramento innegabili. La nostra nazionale è già indubbiamente più forte di quella che lo scorso aprile perse malamente in Russia: allora il ranking medio delle nostre era 252, 6, mentre quello della scorsa settimana si era quasi dimezzato (129,2).
6- le tenniste (Serena Williams, Kenin, Osaka, Bertens, Bencic, Svitolina) nella top ten WTA ad aver partecipato la scorsa settimana alle sfide di Fed Cup. A completare un buonissimo campo di partecipazione vanno rimarcate le presenze di due top 20 (Sabalenka e Mertens) e di otto top 50 (Sevastova, Ostapenko, Alexandrova, Putintseva, Yastremska, Kudermetova, Kontaveit, Swiatek). La manifestazione a squadre nazionali del tennis in gonnella, rinnovatasi sullo stile della riforma messa in atto lo scorso anno dalla Coppa Davis, oltre a veder disputare i vari scontri di spareggio dei livelli inferiori del World Group, aveva in programma otto play-off: ciascuno di essi metteva in palio un posto per le Finals che si giocheranno a Budapest ad aprile (trovate qui i gironi, già sorteggiati).
Avevano già assicurata la loro presenza nella capitale magiara Francia (campione in carica), Australia (finalista 2019), Repubblica Ceca (dotata di wild-card) e Ungheria (paese ospitante). Gli otto play-off hanno sancito la qualificazione di Stati Uniti – vera potenza del tennis femminile con diciassette rappresentanti nella top 100 e vincitori sulla Lituania grazie alle presenze delle loro numero 1 e 2, Kenin e Serena, con quest’ultima prima vincitrice su Ostapenko e poi incappata contro Sevastova nella sua prima sconfitta in quattordici singolari giocati in carriera con la sua rappresentativa – Bielorussia, Russia, Germania, Svizzera, Belgio e Romania e Spagna (impostasi sul Giappone di Osaka, capace di raccogliere solo tre game contro Sorribes Tormo, 78 WTA).
Ad eccezione della giapponese, tutte le top ten scese in campo hanno fatto prevalere la loro maggiore caratura tecnica, risultando decisive per i successi delle loro rappresentative (la sola Bertens, pur vincendo i suoi due singolari, si è arresa in doppio ed è stata eliminata con la sua Olanda da Sasnovich e Sabalenka). Come la sconfitta di Serena, infatti, si sono rivelate ininfluenti (sebbene sorprendenti) quelle di Kenin con Ostapenko e di Bencic con la 18enne mancina canadese Fernandez. Resta comunque la buona risposta delle top player, probabilmente supportata dal momento relativamente tranquillo della stagione e dalla prospettiva di assicurarsi un ticket per la prima edizione delle ‘nuove’ finali di Budapest.