I radiocronisti RAI di classe vintage che tanto ci mancano avrebbero definito la vittoria centrata da Simona Halep poco fa sul Centrale dell’Aviation Club “al cardiopalma”. Nel giorno del ritorno alle competizioni dopo la somma delusione patita all’Open d’Australia, quando sembrava la favorita tra le qualificate alla final four e dove invece è crollata nella tremenda fornace della Rod Laver Arena contro Garbine Muguruza, la romena è prima stata sballottata da una Ons Jabeur semplicemente deliziosa, poi ha cambiato marcia trasformando la partita in un feudo intoccabile, e infine ha scialacquato lo scialacquabile, trovandosi a dover annullare un match point prima del sospiro di sollievo finale.
La tunisina, wild card per diritti territoriali ma ampiamente meritevole di un posto tra le trenta magnifiche dell’Emirato, certi pomeriggi, anche solo per qualche mezz’ora di buona vena, è magia purissima. Il primo set, oggi, uno spasso: per tutti, ma non per la numero due del mondo, stordita da tagli, palline narcotizzate e improvvise accelerazioni che mai le hanno consentito di trovare l’amato ritmo. Il break nel quarto gioco, in seguito a un dritto volato lunghissimo, ha dato il via all’assolo, chiuso sul seiuno dopo ventisei minuti da applausi.
Il tennis di Jabeur, difficilino anzichenò, come tutti sanno richiede uno sforzo cerebrale notevole per essere protratto sul medio periodo, specie contro una come la tennista di Costanza, regolare, regolarissima, e in grado di far giocare male la sua avversaria se proprio la giornata è nera al punto da non consentirle di generare i famosi angoli a getto continuo. Così va la vita, e certe volte ce la si aspetta: esaurito l’incantesimo, Halep ha preso di forza il controllo dello scambio rifiutando ogni errore, e la partita è scivolata dalla sua parte addirittura facilmente. Qualche patema per salvare tre estemporanee palle che avrebbero cancellato un break ottenuto all’alba del secondo set e poi via, di volata fino al quattro a uno nel terzo.
A quel punto il copione aveva però previsto una nuova, imprevedibile svolta. Riacquistato il possesso della bacchetta magica, Jabeur non ha impiegato molto per far innervosire oltre ogni limite del consentito un’intrattabile Simona, obbligandola a subire un parziale di cinque giochi a uno e riducendola nella scomodissima posizione in risposta per salvare il match, impresa in effetti riuscitale anche grazie alla collaborazione di una Ons nuovamente incerta.
Nel tiebreak decisivo, altra baraonda: sul sei a tre in suo favore, Halep ha dovuto incassare, tra gesti irripetibili indirizzati al suo angolo muto nonostante la fresca chance di comunicare, un nuovo parziale sfavorevole di quattro a zero, e stavolta è toccato a lei annullare il match point. Gli ultimi tre punti, targati Costanza, sono comunque giunti in suo aiuto per garantirle i sudati quarti di finale, commentati così a caldo: “È davvero difficile leggere il suo gioco perché non ti dà ritmo, può fare dei colpi incredibili“. Il torneo della romena proseguirà contro Aryna Sabalenka. La bielorussa è emersa molto bene da una partita che ci si aspettava più combattuta contro la sorella di doppio Elise Mertens, che l’ha aiutata a scoprirsi doppista di prestigio e con la quale ha vinto l’ultimo Open degli Stati Uniti, nientemeno.
BENE PLISKOVA E MUGURUZA
Nel capo opposto del tabellone si è rivista anche Karolina Pliskova, ma della sua partita contro un’impotente Kiki Mladenovic c’è poco da dire: ventidue punti in più, l’85% con la prima in campo e zero palle break concesse sono la sintesi di un dominio. Nel prossimo turno la Pliskova destrimane affronterà Elena Rybakina, e non sarà una partita scontata. Quella ottenuta ai danni di Katerina Siniakova è la diciassettesima vittoria stagionale per la naturalizzata kazaka e siamo solo al diciannove febbraio. Un anno fa era centonovantasette WTA: l’ascesa è sempre più impressionante.
Dopo il successo nel pubblicizzatissimo incontro con la rientrante Kim Clijsters prosegue nel suo ottimo 2020 Garbine Muguruza, comunque obbligata a una lotta di quasi due ore e mezza dalla sempre più convincente qualificata Veronika Kudermetova. Strappato il primo set sul filo di lana grazie al break del dodicesimo gioco, la nativa di Caracas ha subito nel secondo il ritorno di una rivale abituata a portare a casa scalpi nobili (tre vittorie e due sconfitte in carriera sino a oggi contro le colleghe top 20), prima di sbrogliare la complessa matassa in lotta al terzo, ancora con un break letale nel gioco numero dieci.
“Lei sta giocando sempre meglio, serve alla grande e la troveremo spesso ai massimi livelli, sono felice di aver vinto una partita così difficile“, ha dichiarato nel dopo-partita Muguruza, che sfiderà per un posto in semifinale la sorpresissima Jennifer Brady, autrice oggi di un autentico miracolo contro la sempre più tormentata Vondrosuova. Sopra di un set e di due break, la finalista dell’ultimo Roland Garros ha finito per essere travolta al terzo set, incassando un’amarissima sconfitta che non risolleverà il suo umore, sempre nero dopo l’operazione al polso dello scorso settembre. Coraggio Marketa, arriveranno presto tempi migliori.
Risultati:
[Q] J. Brady b. M. Vondrousova 4-6 6-4 6-1
[2] Ka. Pliskova b. [Q] K. Mladenovic 6-1 6-2
[9] G. Muguruza b. [Q] V. Kudermetova 7-5 4-6 6-4
[8] P. Martic b. B. Strycova 6-3 6-3
[7] A. Sabalenka b. E. Mertens 6-4 6-3
[SE] E. Rybakina b. [Q] K. Siniakova 6-3 6-3
[1] S. Halep b. [WC] O. Jabeur 1-6 6-2 7-6(7)
A. Kontaveit b. A. Pavlyuchenkova 7-6(5) 7-5