‘Il tennis si deve evolvere‘. Darren Cahill lo aveva già detto a proposito del coaching, che la WTA ha deciso di rendere legittimo anche dagli spalti nel corso delle partite, e lo ha lasciato intendere ancora pubblicando un tweet polemico sulla sproporzione del montepremi del Premier di Dubai – vinto proprio dalla sua allieva Halep. Le due semifinaliste sconfitte (Martic e Brady) hanno portato a casa addirittura il quadruplo dei soldi – circa 200.000 dollari – rispetto alle quattro giocatrici battute ai quarti di finale (Sabalenka, Muguruza, Kontaveit e Pliskova), su un montepremi totale di 2.9 milioni. Sintetizzando: quattro giocatrici, le due finaliste e le due semifinaliste, hanno potuto spartirsi metà del montepremi.
Uno scalino decisamente eccessivo, che deriva dal surplus di oltre 2 milioni di dollari di cui il torneo di Dubai (il più ricco tra i Premier) può disporre rispetto al montepremi minimo di categoria, gli 848.000 dollari distribuiti da Adelaide e San Pietroburgo. E con questo surplus sostanzialmente può fare quello che vuole. Il problema evidenziato da Cahill – e condiviso da altri tennisti intervenuti nella discussione su Twitter, il doppista Soares, Pospisil, Groth, ma anche Gibbs, Dabrowski e la stessa Halep – riguarda però tutto il circuito, perché di solito il montepremi raddoppia per ogni turno raggiunto. Secondo Cahill la proporzione generale dovrebbe essere rivista, perché troppo svantaggiosa nei confronti dei giocatori che si fermano ai primi turni, e allineata a quella di altri sport (fa l’esempio del golf).
I quattro Slam esemplificano quanto evidenziato da Cahill. Il montepremi aumenta in media di 1.8 volte per ogni partita vinta e il moltiplicatore tende ad avvicinarsi al 2 nei tre turni finali. Lo prova il grafico pubblicato dall’utente 禮, un giapponese particolarmente appassionato di statistica.