[WC] T. Seyboth Wild b. [2] C. Ruud 7-5 4-6 6-3
E chi lo avrebbe mai detto? Il primo tennista nato negli anni 2000 a vincere un torneo ATP non è il canadese Felix Auger-Aliassime, primo giocatore del nuovo millennio a conquistare punti in classifica ma uscito sconfitto da tutte e cinque le finali finora disputate sul tour maggiore. Non è nemmeno purtroppo il nostro Jannik Sinner, vincitore delle ultime Next Gen Finals. A conquistare questo piccolo record che rimarrà nei libri di storia del tennis è invece il brasiliano Thiago Seyboth Wild, nato il 10 marzo del 2000 a Marechal Candido Rondon, nello stato del Paranà, noto al pubblico italiano per aver sconfitto Lorenzo Musetti nella finale degli US Open junior del 2018.
Seyboth Wild ha raggiunto questo traguardo trionfando da wild card nel Chile Dove Man Care Open, torneo di categoria 250 che ha segnato il ritorno di Santiago, la capitale cilena, nella mappa del tennis che conta dopo 9 anni di assenza e che ha chiuso una come al solito imprevedibile ronda sudamericana. In finale, il giovanissimo carioca si è imposto in tre set con lo score di 7-5 4-6 6-3 sul 21enne norvegese Casper Ruud, n.36 del ranking mondiale e fresco anche lui di primo alloro sul circuito ATP a Buenos Aires. Seyboth Wild, che prima di questo torneo aveva vinto solamente due partite sul circuito maggiore, a San Paolo lo scorso anno e a Rio una settimana fa, insieme al trofeo si è portato a casa anche quasi settanta posizioni in classifica, passando da n.182 a 113.
Ma non è stata un’impresa per nulla facile superare il coriaceo Ruud. Lo scandinavo ha iniziato il match forte, come a voler far pesare il suo maggior rango. Avanti 3 a 1 con break, Ruud ha avuto diverse opportunità per ulteriormente incrementare il suo vantaggio. Seyboth Wild non solo però ha tenuto il suo servizio ma è riuscito a strapparlo al suo avversario riportandosi sul 3 pari. Proprio all’ultimo respiro, quando il tiebreak sembrava la soluzione inevitabile, il brasiliano ha messo a segno il break che gli è valso il primo set. Più lineare l’andamento del secondo parziale in cui i due tennisti hanno tenuto in maniera straordinariamente agevole i turni di servizio. A far la differenza è stata quell’unica palla break ottenuta e convertita da Ruud sul 4 pari. Nel parziale decisivo, invece di accusare il colpo, Seyboth Wild è passato al contrattacco subito, conquistando il break al secondo gioco. Il brasiliano ha poi fatto gara di testa fino alla fine, senza mai concedere concrete opportunità ad un avversario che è sembrato via via più scoraggiato.
Nel tabellino finale del match, impressionano 17 ace, tanti sulla terra, così come le 8 su 11 palle break salvate. A dimostrazione del fatto che il ragazzo è dotato di una forza impressionante, sia fisica che mentale. Insomma, ne sentiremo parlare di certo.
“Vincere il primo torneo sul tour è un risultato incredibile. È qualcosa che ho sempre sognato. Devo andare avanti a giocare così per tutta la stagione”, ha dichiarato a fine match, dopo essersi gettato sulla terra del centrale cileno. “Più partite vincevo, più mi sentivo a mio agio in campo durante questa settimana. Prima della finale mi sono detto di giocarla come se fosse una partita qualunque, di cercare di cogliere le opportunità che mi si sarebbero presentate”. Ora le prospettive per lui cambiano radicalmente. L’obbiettivo dichiarato è la qualificazione alla quarta edizione delle Next Gen Finals di Milano. “Per me è un po’ come per Federer e Nadal con le Finals vere e proprie”, ha proseguito. Già appunto Nadal, il suo idolo. “La maniera in cui combatte, in cui lotta su ogni punto è incredibile. Se riuscissi ad ottenere il 20 per cento di quello che ha ottenuto lui sarebbe fantastico”, ha affermato Seyboth Wild riguardo a Rafa. Intanto ha vinto il suo primo titolo.
Di tempo per festeggiare ce n’è poco però perché lo attende un volo per Adelaide, Australia, dove il suo Brasile affronterà i padroni di casa nelle qualificazioni per le Finals di Coppa Davis. “Ma il mio compleanno è il 10 marzo e tornerò a casa il 9. Lì sarà il momento di celebrare”. Questa nuova generazione non si ferma proprio mai.