EDITORIALE – Coronavirus: Italia-Corea del Sud con il fiato sospeso, il tempo delle battute è finito
Non è un paese per giovani l’Italia, si diceva due anni fa dopo l’incredibile corsa del 25enne Marco Cecchinato al Roland Garros, stoppata solo da Dominic Thiem in semifinale. Lo stesso Dominic Thiem, ora con due finali Slam in più nel suo bagaglio, che è stato battuto da Gianluca Mager a Rio de Janeiro. A 25 anni, non proprio un ragazzino, ha raggiunto la sua prima finale ATP (c’è voluto un grande Christian Garin per negargli il titolo). Lui però blocca subito i paragoni col Ceck: “Ha fatto una semifinale Slam, io solo una finale in un ‘500’ e tre titoli Challenger”. Ma il tennis è questo, c’è chi è già pronto da teenager (col forte rischio di fallire le aspettative) e chi con calma e con enormi fatiche, ci mette più tempo per arrivare. È proprio il caso di Mager, che ha parlato da Cagliari, dove farà il suo esordio in Davis contro la Corea del Sud da secondo singolarista, in un’intervista uscita oggi su Repubblica.
“Essere con gli azzurri è cosa che mi riempie di orgoglio, non ho ancora realizzato” ha detto Mager, quinto giocatore italiano della classifica ATP, al numero 79. Nel weekend cagliaritano (senza tifosi sugli spalti) affronterà venerdì Ji Sung Nam (238 ATP) e sabato Duchkee Lee (251). “Sono uno sconosciuto se pensiamo a Djokovic, Nadal e Federer, ma io faccio parte di quelli che ogni giorno si alzano e fanno tutto al massimo, e giocano tornei dove non prendi soldi e dove ti porti il fornelletto per non correre il rischio di mangiare cose che ti fanno star male. La gente conosce solo l’altra faccia del nostro sport, quella con i lustrini. Invece siamo duemila in classifica e non so neanche quanti nel mondo, e non a tutti riesce di diventare Top 10. Credetemi, il mondo dei tornei Challenger è durissimo. Ci sono tutti quelli che vogliono arrivare”.
Tra sacrifici e insidie nel tennis che ai più è sconosciuto, il ligure è riuscito a trovare la sua strada nel mondo dei professionisti, più tardi rispetto ad altri, ma forse ancora più orgoglioso del suo percorso. All’inizio della sua carriera ha dovuto gestire anche una squalifica per doping (consumo di cannabis), oltre al suo stile di vita non proprio professionale: “Quando ero ragazzo mi piaceva più divertirmi che impegnarmi nel tennis. Uscivo con gli amici, andavo in vacanza con loro, facevo tardi la sera e non volevo alzarmi presto la mattina. Fino a 18 anni a diventare professionista proprio non ci pensavo. Avevo 16 anni e mezzo e, dopo una festa da sballo a casa di amici, il mio papà mi dice che al Park Tennis Club di Genova mi danno una wild card per le qualificazioni per il Challenger, ci vado e mi fanno l’antidoping”.
Poi è arrivata la svolta: “Con la Serie A e sempre grazie al Park di Genova ho giocato insieme a Giannessi, Naso e ovviamente Fognini mi ha coinvolto e motivato. Diego Nargiso mi ha trasmesso la disciplina. Per 8 mesi prendevo bus e treno fino a Montecarlo e ritorno, con un panino a pranzo, solo per allenarmi con lui. Poi sono finito a Tirrenia, accolto a braccia aperte da Gabrio Castichella e Umberto Rianna anche se non ero più giovanissimo”. Dal 2018 però Gianluca è tornato a casa, nella sua Sanremo. Sentiva la necessità di vivere nel suo ambiente, nella sua casa a 50 metri dal circolo, con la sua compagna storica Valentine Confalonieri, con un passato nel tennis. “La mentalità è tutto” conclude Mager, “è quella che va migliorata per fare il salto di qualità, il come si pensa fa la differenza: durante il match, ma anche prima e durante gli allenamenti”.