Aveva raggiunto la finale a Wimbledon nel torneo under edizione 2006, l’inizio simbolico della lunga storia d’amore tra Magdalena Rybarikova e i prati. Una storia che si interromperà tra qualche mese e per giunta senza il conforto dell’amato verde, visto che la stagione su erba arriverà dopo le finali di Fed Cup programmate a Budapest fra il quattordici e il diciannove di aprile.
Quattro titoli in carriera tutti ottenuti prima di compiere venticinque anni, dieci finali complessive nel Tour maggiore e un best ranking alla posizione diciassette WTA raggiunto nel marzo di due anni fa, in coda all’inaspettato periodo d’oro succeduto a una delle tante serie di infortuni che era sembrata mettere in dubbio la sua carriera già nell’autunno del 2016. Ha scelto di smettere indossando la casacca della Slovacchia, che nelle rinnovatissime finali della competizione mondiale per nazioni sarà la cenerentola del Gruppo C completato da Stati Uniti e Spagna: “Mi sembra un buon modo per dire addio, un bel posto dove giocare l’ultima, importante competizione della carriera. Non è stata una scelta facile, ma ci stavo ragionando da diverso tempo. Ho passato davvero troppi guai nella mia vita. Quando sono tornata nel 2017 ho pensato che il peggio potesse essere alle spalle, invece lo scorso anno sono passata da infortunio a infortunio, non potevo più ostinarmi a forzare il mio corpo“.
Rara interprete di un tennis ormai messo in soffitta dalla quasi totalità di giocatrici e allenatori, che trovava nell’erba il suo elemento naturale grazie ad anticipi secchi, movimenti brevi, leggeri e compatti nonostante la notevole altezza e a un gioco di volo eccezionale, Rybarikova ha giustamente firmato il suo capolavoro a Church Road nell’estate di grazia 2017. Tra la fine dell’anno precedente e l’inizio del successivo la slovacca era stata costretta a una pausa forzata di sette mesi condita da due operazioni a polso e ginocchio, con gravi conseguenze sulla classifica: precipitata alla posizione 450, la tennista nata a Piestany riuscì a risalire grazie a quattro successi in tornei ITF, e a Wimbledon, dov’era stata accolta grazie al ranking protetto, centrò addirittura la semifinale con successi su Karolina Pliskova e CoCo Vandeweghe, prima di arrendersi alla futura campionessa Garbine Muguruza.
Il periodo positivo continuò con il terzo turno allo US Open, il conseguente ingresso per la prima volta in carriera nella top 30 e la qualificazione alle finaline di Zhuhai. Poi il già citato miglior ranking e nuovi, frequenti guai fisici che piano piano l’hanno portata a considerare l’idea di dire basta. L’ultima vittoria, manco a dirlo, nel primo turno dell’ultimo Wimbledon, contro Aryna Sabalenka: al secondo fu sconfitta e testimone della deflagrazione della quattordicenne Cori Gauff. Dirà addio ben prima di aver spento trentadue candeline, Magdalena, e possiamo tristemente dire che sarà davvero molto difficile trovarle una sostituta.