Italia subito 2-0. Madrid è vicina. E Fognini punge: “Io qui, altri no…” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
La prima giornata di Davis formato coronavirus si chiude con l’Italia felice per un 2-0 contro la Sud Corea che ci mette abbastanza al sicuro per la qualificazione alle Finals di Madrid, a novembre. […] Chi ben comincia La giornata particolare, a porte chiuse, è partita bene, con il successo netto, e non avrebbe potuto essere altrimenti, contro il numero due coreano Dukhee Lee (251 Atp), noto per essere il primo giocatore completamente sordo ad aver giocato, e vinto, un match sul circuito Atp. Fabio, in campo dopo qualche settimana di stop per un infortunio alla gamba sinistra, ha dilagato contro il rivale che non è mai stato in grado di metterlo in difficoltà. Un primo set volato via in meno di mezzora con uno spietato 6-0 e poi un’altra mezzoretta per chiudere il discorso in due set. […] Insomma, lo spettacolo è un’altra cosa ma Fabio ha comunque tratto buone sensazioni dal match: «Volevo vedere a che punto fossi, mi serviva tornare a giocare qualche partita. Tra poco c’è Montecarlo, dove difendo il titolo, e rischio anche di arrivarci senza giocare nemmeno un match ufficiale, visto che il mio viaggio per i tornei americani è a rischio». Sogno americano Le restrizioni imposte dagli Stati Uniti, che hanno portato l’Italia al livello 4 su 4 di pericolosità per il contagio, rischiano infatti di far saltare la trasferta dell’azzurro verso Indian Wells, al via la settimana prossima: «Berrettini e Sinner sono già là da un po’, ma le cose sono cambiate e adesso per noi italiani è molto difficile arrivare negli Usa. Ho parlato con Andrea Gaudenzi (il nuovo presidente Atp, ndr) per capire come risolvere la situazione, ma sarebbe davvero un guaio saltare i due Masters 1000 americani». Fabio avrebbe potuto volare direttamente negli Usa dalla Spagna, saltando la trasferta cagliaritana e mettendosi al sicuro dai divieti americani ma il suo attaccamento alla maglia azzurra non glielo avrebbe mai permesso: «L’ho sempre detto, per me giocare con questa maglia è importantissimo. Berrettini purtroppo è infortunato e non c’era, altri invece hanno preferito fare scelte diverse, non sta certo a me giudicare» . II riferimento all’assenza di Sinner sa di tirata d’orecchie del veterano al giovane tanto atteso alla prima in Davis, ma al suo posto ha comunque esordito Gianluca Mager, una freccia nuova per l’arco di Corrado Barazzutti. Mager è sceso in campo per secondo, dopo un acquazzone che ha ritardato il programma di un paio d’ore. Un match meno semplice del previsto quello con il n. 238 Nam per il 25enne sanremese, poi vittorioso 6-3 7-5: «Ero tesissimo, ma la prima volta con la Nazionale come si fa a non esserlo! Bravissimi i compagni a distrarmi durante lo stop per pioggia, Corrado mi ha spinto e sostenuto per tutto il match… che bello vincere per il mio paese» . Una prima volta che merita una dedica: «Alla mia compagna Valentine, alla famiglia, e a tutti quelli che stanno soffrendo per la difficile situazione che l’ Italia sta vivendo».
Italia, chiudi il conto (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport)
[…] La prima giornata della qualificazione di Coppa Davis fra Italia e Corea del Sud a Cagliari è finita con un prevedibilissimo 2-0 per gli azzurri, con i successi per 6-0 6-3 di Fabio Fognini su Duckhee Lee in un’ora e 4 minuti, e del debuttante Gianluca Mager sul numero 1 coreano, Ji Sung Nam, per 6-3 7-5 in un’ora e 35 minuti. Due ore e quaranta minuti in totale, intervallate da uno scroscio d’acqua che ha ritardato l’ingresso in campo di Mager aggiungendo una dose di nervosismo a quella, scontata, per il debutto in nazionale. Così mentre fra Fabio e il non udente Lee non c’è stata quasi storia, Mager ha tentennato un po’ all”mizio del secondo set, incassando un break con due doppi falli. Ha anche chiesto l’intervento del fisioterapista sul 43 per Nam, per un problema agli adduttori, ma ha poi riacchiappato l’avversario sul 4-4 e chiuso al terzo matchpoint cinque game dopo. «Ho sentito molto la tensione – ha ammesso Gianluca, promosso titolare dall’infortunio di Sonego – ma è normale all’esordio in Davis, e poi partivo favorito. Per fortuna Fabio ha vinto il primo match e questo mi ha tolto un po’ di nervosismo, e i ragazzi e Barazzutti in panchina sono stati bravissimi a sostenermi. E’ stato un match molto difficile, la cosa importante è che sono riuscito a portare un punto per ‘Italia. Ora cercherò di curarmi l’infortunio, la vittoria la dedico alla mia famiglia, ai miei coach, alla mia fidanzata e a tutti quelli che stanno soffrendo per il virus». Inevitabilmente soddisfatto anche Barazzutti: «II bilancio per ora è positivo, il 2-0 va benissimo. Sono stati due match diversi: Fabio ha giocato con tutta l’esperienza di chi la Davis la conosce da tanto tempo, Gianluca da esordiente ha fatto una buonissima partita, anche se a causa dell’infortunio non ha giocato il suo miglior tennis. II secondo set è stato più complicato, l’importante è che l’abbia portata a casa». Stamattina alle 11 tocca al doppio, che potrebbe chiudere rapidamente il discorso qualificazione alle Finals di novembre. Sulla carta sono scritti i nomi di Sonego e Travaglia, ma il torinese soffre ancora del problema al polso e non sarà in campo. Possibile/probabile che tocchi a Fognini e Bolelli, coppia collaudatissima. «E stato strano giocare nello stadio vuoto – ha ribadito Fabio – ma è un momento difficile per tutti. E triste perché Cagliari si era fatta avanti per ospitarci, ma la salute delle persone viene prima di tutto. Io dopo i problemi alla gamba avevo bisogno di giocare, credo di aver fatto quello che mi ha chiesto Corrado». Ora basta completare il compito
L’Italia vede subito Madrid, con l’eleganza e col cuore (Daniele Azzolini, Tuttosport)
[…] È possibile fare a meno del frastuono che viene dagli spalti, dei cori, degli incitamenti, e per quelli più sguaiati è perfino facile avviare un’opera di rimozione. Si può fare a meno delle distanze, che si sono d’improvviso allargate, e stanno diventando il simbolo di questi tempi da Coronavirus. Alla larga da tutto e tutti… Anche le distanze delle interviste si sono fatte bislunghe, innaturali, e da qualche giorno avvengono attraverso microfoni sempre più lontani. […] I giocatori sostituiscono un tocco a pugno chiuso alla consueta stretta di mano, figurarsi se non si possa fare a meno anche del consueto andirivieni di asciugamani, un vezzo da società classista per un tennis che su certi aspetti merita davvero di essere ripensato: trasformare i ballboys in valletti, che senso ha possibile privarsi anche del pubblico, nella sua accezione più completa, quella di una massa indistinta che ritrova unità nel sospingere i protagonisti in campo a una vittoria nel nome di tutti. Ma un cuore e un pizzico di eleganza faranno la differenza. E l’Italia li ha messi in campo, contro una Corea che non faceva paura, ma che non è stata a guardare. […] Fognini ha affrontato DuckHee Lee con quel tanto che bastava. Calma, serenità, colpi profondi, ritmo. Niente di astruso, di eccessivo. Ma niente anche che potesse apparire agli occhi vispi del ventunenne non udente di Jeacheong, simile a un regalo. Solo eleganza… Nei movimenti, nella corsa, nella facilità di centrare la palla. Un percorso netto e lindo che al giovane coreano deve essere apparso lucente come una ragnatela ai raggi del sole, e in quella si è ritrovato avvolto. Non c’è stata partita. Non ci sarebbe stata comunque, ma così le distanze hanno preso forma in modo così netto da sembrare in accordo con le ultime disposizioni in materia di sanità nazionale. «Avevo voglia di giocare, di colpire la palla, e di stare bene in camp o.A questa Davis chiedevo proprio queste sensazioni» racconta Fognini. Ha concesso a DuckHee un break, a riportare in parità l’avvio del 2° set. Poi s’è ripreso la partita «E stato solo un momento, ma il coreano ha giocato bene» dice Fabio, con quel tanto di eleganza. Poi c’è stata la pioggia. Un’ora buona E dopo Gianluca Mager. E lui ci ha messo il cuore, che era quel che serviva, per venire a capo di tutto ciò che non conosceva e ha dovuto imparare in fretta e furia. La Davis, le emozioni che provoca, le tensioni che sprigiona e che bloccano i muscoli. Ha vinto il primo e si è incasinato nel secondo, Mager, contro un avversario che di tanto in tanto tentava lo sgambetto. E successo che all’inizio del secondo set i muscoli della gamba si siano induriti, obbligandolo a ritrarsi dalla riga di fondo e concedere qualche metro in più al gioco lineare, ma abbastanza solido, di Jing Sun Nam, svelto a procurarsi l’unica palla break del suo match, e a centrarla, giusto per rendere ancora più torbidi i pensieri di Mager Sono questi i momenti che, in Davis, rischi di perdere contro chiunque. La risposta è giunta dal cuore, che ha consigliato a Mager di mettersi li e darci dentro. Non dev’essere stato facile, perché la risalita è giunta fra molti errori e infiniti sprechi. Diciassette palle break, 13 delle quali perse nel nulla. Il riaggancio, dal 3-1 per Nam, è giunto sul 4 pari, ma è servita un’altra dose di faccia tosta per far deflettere definitivamente il coreano dai suoi propositi. L’ultimo break è valso il set e il 2-0 per l’Italia, ma solo al 4° match point «Ho dato quello che potevo, con grande emozione e qualche problema che non mi aspettavo, come questo mini stiramento alla gamba. La Davis è davvero una grande esperienza”
Fognini, una vittoria nel silenzio e quel pugno che diventa saluto (Guido Frasca, Il Messagero)
Non c’è rumore più assordante del silenzio. Porte chiuse, zero pubblico e niente “raccatta asciugamani”. Anche la sfida di Coppa Davis tra Italia e Corea del Sud deve fare i conti con l’emergenza coronavirus. Al Tennis Club Cagliari è stato permesso l’accesso a un centinaio di persone tra staff, delegazioni, stampa e addetti ai lavori. […] E facevano uno strano effetto le stazioni igienizzanti con prodotto disinfettante (la tanto ricercata amuchina) installate nelle zone di maggior afflusso. Nel silenzio spettrale del club di Monte Urpinu gli azzurri hanno rispettato il pronostico che li vede nettamente favoriti: 2-0 dopo i primi due singolari. La foto simbolo di una giornata surreale è quella di Fabio Fognini e del suo avversario Duckhcc Lee che, al termine del match vinto 6-0 6-3, si sono salutati con il “pugnetto”. Niente stretta di mano in ossequio alle norme igieniche e stesso saluto da parte dei giocatori anche verso il giudice di sedia. «E’ stato molto strano giocare nello stadio vuoto – ha sottolineato Fognini – ma questo è un momento difficile per tutti. Ci sono regole che sono state dettate dal Governo, in questo periodo è giusto cosi. Prima viene la salute delle persone, poi lo sporte il divertimento». Sognava un esordio in Davis diverso Gianluca Mager, che ha battuto per 6-3 7-5 Ji Sung Nam. «Dedico la vittoria a tutte le persone coinvolte in questa difficile situazione», ha detto il 25enne di Sanremo. IL PROGRAMMA Oggi (diretta su SuperTennis dalle 11) l’Italia può chiudere la pratica e staccare il biglietto per le Finals di Madrid già vincendo il doppio che aprirà la giornata. A seguire gli altri due singolari. Ma il pensiero va alla trasferta americana, con il grosso punto interrogativo dovuto all’emergenza sanitaria che limita gli spostamenti. «Indian Wells e Miami sono a forte rischio per noi a causa delle nuove disposizioni – dice Fognini – mi seccherebbe molto doverci rinunciare. Ho saltato molti match per l’infortunio e rischio di arrivare alla stagione sulla terra rossa avendo giocato quasi nulla».
Il senso di Lee per il tennis: “La sordità è un dono, così mi concentro meglio” (Gaia Piccardi, Il Corriere della Sera)
Pugno contro pugno con il numero uno azzurro Fabio Fognini, alla fine, come le regole del tennis all’epoca del coronavirus impongono (strette di mano vietate), Duck-hee Lee accenna un inchino nel vuoto pneumatico dello stadio di Cagliari in cui l’Italia di Coppa Davis, a porte chiuse, ipoteca la qualificazione alle finali di Madrid: 2-o alla Corea del Sud, e oggi si chiude con il doppio. Cappellino alla maniera dei ciclisti, 21 anni, n.251 del mondo, Lee è sbarcato sull’isola preceduto dal mantra che pronuncia con fatica, però senza ma! tremare: «Leggo la compassione negli occhi degli altri per il mio handicap. In verità io lo vedo con un vantaggio, un dono speciale. Niente, infatti, può distrarmi: né i rumori né il tifo, quando c’è, e nemmeno gli aerei che sorvolano New York. Posso concentrarmi solo sul mio gioco». Duck-hee Lee non sente, è sordo dalla nascita. Legge il labiale, vede i giudici di linea che chiamano fuori le palle e quella volta proprio in Coppa Davis, Corea del Sud-Uzbekistan contro Istomin, febbraio 2017, aveva continuato a giocare nonostante l’arbitro avesse gridato «out!» non per spirito di ribellione ma perché non si era accorto della chiamata. Benché anche il New York Times si sia occupato della sua storia di atleta paralimpico piena di messaggi positivi, non tutti nel circuito sono a conoscenza del deficit. In campo c’è chi continua a parlargli: «Allora io mi indico l’orecchio, per far capire che sono sordo. Non voglio compassione. Né essere trattato come un diverso. Sono un giocatore di tennis». La Federtennis italiana, che organizza la Davis a Cagliari («Torneremo con Berrettini e Sinner» promette il presidente Binaghi agli appassionati delusi dalla necessaria serrata) si era posta il problema: Lee necessita di un traduttore del linguaggio dei segni? No grazie, ha risposto il ragazzo di Jacheon, l’aspirante stregone cresciuto nel mito di Roger Federer che nell’agosto dell’anno scorso ha ottenuto la prima vittoria nel tabellone principale di un torneo Atp in Carolina del Nord. Mai un giocatore non udente era riuscito nell’impresa. Sa capire e farsi capire, Duck-hee, con i compagni di squadra comunica attraverso una chat di WhatsApp e con il coach, suo cugino Chung-hyo Woo, s’intende con uno sguardo. Il senso di Lee per il tennis — e per la vita — è merito dei genitori: Mi-ja Park e il marito Sang-jin Lee si erano accorti subito che quel figlio primogenito, nato il 29 maggio 1998 mentre lui assolveva il servizio militare obbligatorio, aveva delle difficoltà. All’età di 2 anni, la diagnosi di sordità era definitiva. A 4 frequentava un istituto per bambini disabili a Chungju la mattina e una scuola per normodotati il pomeriggio: «Non volevamo che crescesse separato dal mondo — ha raccontato la mamma di Duck-hee —, né che conoscesse solo il linguaggio dei segni. Il nostro scopo di genitori era renderlo indipendente». Missione compiuta, complice il ruolo dello sport come straordinario strumento di integrazione. «Più che aiutarlo a battere Djokovic e Nadal, il mio ruolo è agevolarlo nel vivere una vita normale» sottolinea l’allenatore. In uno sport in cui la coordinazione palla-occhio è fondamentale, anche il senso dell’udito gioca un ruolo importante: sentire il suono della palla permette reazioni più veloci. […] «Lee è fenomenale — conferma l’americano Andy Roddick, ex n.1 del mondo — perché ascoltare la palla, che produce un suono diverso a seconda che sia colpita piatta, in slice, in back o in top, fa parte integrante del processo di reazione». «Usare occhi e orecchie ci aiuta a scegliere quale colpo giocare e quale velocità imprimergli» conferma Andy Murray, due volte re di Wimbledon. Il coraggio con cui Duckhee Lee ha abbracciato il suo handicap gli ha procurato un contratto con Hyundai, l’ammirazione dei colleghi, la prospettiva di un’esistenza che sembrava preclusa. E quel pugno contro pugno con Fabio Fognini al termine del match di ieri, codice d’accesso al mondo dei super professionisti del tennis, un gesto che vale più di tante parole