Giovedì 12 marzo lo sport si è fermato. Gran Premio di Formula 1, NBA, NFL, campionati di calcio e anche il tennis ATP e WTA. Il Coronavirus non risparmia nessuno, l’epidemia corre veloce come un centometrista e può attaccare con la forza di un pugile. È bene che tutto il mondo ne prenda coscienza e dia il suo contributo per limitare i danni che questo nuovo virus ha già prodotto. Lo sa bene Martina Di Giuseppe, numero 194 del ranking WTA, che questa settimana avrebbe dovuto prendere parte al torneo ITF W25 al Cairo, in Egitto.
“Dieci giorni fa nessuno di noi poteva aspettarsi qualcosa di simile” ha detto in un’intervista al sito della Federazione Italiana Tennis. “Siamo sconvolti. Avevo già fatto la valigia per partire in Egitto, ma l’aria stava iniziando a diventare pesante. Non appena sono iniziate a circolare le voci sul nuovo decreto del presidente Conte sulle zone rosse ho deciso insieme a Cristiana Ferrando e a Stefania Rubini di restare a casa”. La decisione di Di Giuseppe serve da esempio per tutti. In momenti come questi serve lucidità e responsabilità: “Sono convinta di aver fatto la scelta migliore, in questo momento viaggiare è pericoloso per tutti, per noi e per le persone con cui veniamo a contatto. Dobbiamo fermarci tutti ora. Tutto deve passare in secondo piano quando ci sono rischi concreti per la salute. Per troppe settimane il problema è stato sottovalutato ed ora che almeno in Italia ci si è resi conto di quanto sia divenuta sera la situazione ho la terribile sensazione che nel resto del mondo la percezione della cosa sia diversa”.
La vita del tennista è fatta di spostamenti continui, di contatti con centinaia di persone, strutture e centri sportivi. La FIT ha comunque autorizzato gli allenamenti a porte chiuse di 164 tennisti, basandosi su un punto (contraddittorio) del DPCM del 9 marzo, sebbene questo implichi la riapertura dei circoli ai quali è stata imposta la chiusura. “Il mio lavoro prosegue” ha continuato Di Giuseppe, “nel rispetto delle direttive. Non devo e non voglio fermarmi, ci si adatta e si prova a fare il possibile. Il Tennis Club Parioli, come è giusto che sia, è chiuso. Avrò modo di continuare ad allenarmi firmando un’autocertificazione ed è ciò che ho intenzione di fare. Per la parte atletica si può lavorare anche a casa rispettando programmi specifici. Se ci diamo da fare torneremo presto a sorridere. La fiamma del tennis è viva e non si spegnerà mai”.