Prima che l’ATP decidesse di fermare il circuito per le prossime sei settimane, c’era molta incertezza tra i giocatori già presenti negli Stati Uniti. Fare subito ritorno a casa o attendere nell’eventualità (assai remota) che il Miami Open si giocasse? Il Coronavirus inizia a far paura anche negli Stati Uniti, dove oltre al rinvio del torneo di Indian Wells (primo provvedimento drastico di tanti nello sport a stelle e strisce), si è fermata la NBA, la MLS e la NHL, mentre il campionato NCAA di college basket proseguirà a porte chiuse. Tra i tennisti che giovedì 12 marzo si erano già imbarcati sul volo del ritorno c’era Nole Djokovic assieme al suo team. A “ripostare” la loro foto su un aereo diretto in Serbia è stato Taro Daniel, critico nei confronti dell’ATP che ancora non aveva rilasciato una nota ufficiale sul rinvio del torneo di Miami.
Se il giapponese ci è andato abbastanza leggero nella sua protesta, lo stesso non si può dire di Noah Rubin. Il tennista di New York non ha il problema di dover affrontare un viaggio di diverse ore per tornare a casa, ma è stato infastidito dalla mancanza di informazioni da parte dell’ATP verso i suoi giocatori: “Essere all’oscuro è comune in questo mondo” ha scritto ri-condividendo su Twitter il post di Taro Daniel. “Continuiamo a dire le cose a pochi eletti, mentre gli altri tirano a indovinare”.