Se il Roland Garros ha provato a prendere in contropiede il resto del mondo (del tennis), i tempi di reazione alla mossa francese sono stati rapidi. La quarta edizione della Laver Cup, in programma a Boston dal 25 al 27 settembre, verrebbe infatti fagocitata dallo spostamento in quelle stesse date (20 settembre – 4 ottobre) dello Slam parigino. “È un annuncio che ci coglie di sorpresa – si legge nella nota ufficiale dell’organizzazione – insieme ai nostri partner Tennis Australia, USTA e ATP. Solleva molte domande e stiamo valutando il da farsi. In questo momento l’intenzione è di disputare la Laver Cup 2020 a Boston nelle date prestabilite“. Destinatari esplicitati del messaggio: spettatori, sponsor, emittenti televisive, staff del torneo e volontari. Una sintetica, ma incisiva, dichiarazione di guerra che chiama in causa stakeholder di primo piano.
LA POSIZIONE DI FEDERER – È dello scorso 28 febbraio infatti il comunicato con cui Roger Federer ha confermato la sua partecipazione alla sfida tra Europa e Resto del Mondo, di cui è stato sempre uno dei promotori. Lo svizzero – punto fermo del Team Europe, che ha vinto le precedenti tre edizioni – si era già espresso in maniera netta: “Non vedo l’ora di ammirare i paesaggi del Massachusetts e di giocare di fronte a una grande cornice di pubblico. La Laver Cup è qualcosa di unico al mondo e sono sicuro che giocare in una città che ama lo sport come Boston creerà un’atmosfera incredibile“. Il corto circuito è solo all’inizio. Federer è in questo momento fermo per l’operazione al ginocchio destro, che lo proietta direttamente al ritorno sulla scena per la stagione sull’erba (sempre che si possa programmare) e l’Olimpiade. Nel frattempo, non potrà tirarsi indietro dal far sentire il suo peso politico.