RISPOSTE AGGRESSIVE
Anche in questo caso ho scelto tre nomi, ma non è stato facile scartare alcune giocatrici. In particolare ho avuto molti dubbi su Garbiñe Muguruza, che ritengo una returner completa ed equilibrata, e anche su Dayana Yastremska, la giocatrice di più recente generazione (nata nel maggio 2000) che forse interpreta con maggiore efficacia questo colpo. Per lei vale il discorso già fatto nell’articolo dedicato al servizio: visto si tratta di una selezione super-esclusiva, le più giovani come Yastremska sono inevitabilmente penalizzate; perchè chi si è affacciata da poco ad alti livelli in WTA non ha avuto la possibilità di confermare le proprie doti su un arco di tempo sufficientemente lungo.
In ogni caso, ecco i miei tre nomi.
3. Victoria Azarenka
Pensi alla risposta al servizio e non ti può che venire subito in mente Victoria Azarenka, visto che Vika ha rappresentato per tutto il decennio scorso una delle figure di riferimento in questo fondamentale. Perché la sua risposta aveva tutto: reattività, precisione, e il giusto mix tra alte percentuali in campo e incisività. Rispetto alle giocatrici come Halep e Kerber, le risposte della migliore Azarenka hanno sempre avuto un quid in più di “cattiveria” che le rendeva ancora più difficili da gestire e le trasformava molto spesso in armi offensive.
Le finali degli US Open 2012 e 2013 contro Serena Williams, anche se perse (sempre in tre set), rimangono nella memoria come uno dei picchi nel tennis femminile per le prestazioni in risposta. Vika aveva saputo tenere testa alla migliore battitrice in assoluto con una serie di prodezze straordinarie, comprese alcune esecuzioni di estrema reattività da conservare nella cineteca degli Slam, in modo da renderle visibili per le future generazioni.
Stiamo però parlando ormai di quasi dieci anni fa: tanta acqua è passata sotto i ponti e Azarenka dopo la maternità e i problemi personali non è più riuscita a tornare a quei livelli. Allora perché l’ho scelta? Per due motivi. Perché in fondo sulla risposta la condizione fisica influisce un po’ meno, visto che è un colpo che si gioca partendo da fermo, per cui certe qualità del passato rimangono parte del proprio patrimonio.
Ma il secondo motivo è che anche i numeri sono ancora dalla parte di Vika. Se spulciamo le statistiche relative al 2019, Azarenka compare fra le prime cinque solo in una classifica: quella della percentuale di game vinti in risposta (vedi QUI, pag 128). Naturalmente il dato va interpretato; potremmo perfino pensare che la posizione derivi più dal suo modo di condurre lo scambio che dalla qualità in risposta: non ci sono numeri ulteriori che possano smentire una affermazione del genere. Personalmente sono convinto del contrario: se Azarenka è presente al quinto posto di quella classifica è proprio per la qualità della sua risposta, a dispetto del calo di rendimento negli altri comparti di gioco.
2. Jelena Ostapenko
Che Ostapenko sia una fenomenale colpitrice, è ampiamente riconosciuto. Quando riesce a raggiungere le parabole avversarie con il giusto equilibrio, il suo impatto molto spesso si traduce in un vincente. Ma dopo il periodo dei migliori risultati (2017-2018), Jelena è andata incontro a difficoltà, determinate da molteplici ragioni.
Ne citerei quattro. Innanzitutto la pressione nata dall’esigenza di confermare i grandi traguardi ottenuti nella prima fase di carriera, quando fare risultato non era un obbligo. Seconda ragione: l‘instabilità del servizio, che a volte si trasforma in una palla al piede, a causa di una prima poco costante e di una seconda attaccabile (e incline al doppio fallo). Terza ragione: le contromisure messe in campo dalla avversarie, che hanno cominciato a individuare i suoi punti deboli. Quarta ragione: un footwork non sempre accuratissimo, che a volte la penalizza perché non le permette di arrivare con la giusta coordinazione al momento della esecuzione dello swing. Di conseguenza gli errori si moltiplicano, specie sulle palle basse in avanzamento.
Allora come mai ho inserito Jelena addirittura al secondo posto di questa classifica? Perché se mettiamo in fila i problemi elencati prima, ci si rende conto che interessano solo marginalmente l’esecuzione della risposta.
Innanzitutto la mobilità non è un fattore determinante, visto che conta più la reattività. Poi perché sicuramente non capita di dover colpire palle basse sotto la rete, ma può invece accadere l’opposto, cioè dover addomesticare palle a rimbalzo alto sui kick; e proprio la capacità di colpire palle a rimbalzo alto, anche sopra la spalla, è da sempre una delle doti naturali di Ostapenko. Una dote non tanto comune, specie dalla parte del rovescio; questo significa che è in grado di gestire con buona sicurezza i kick a uscire, che invece fanno soffrire moltissimo le altre giocatrici.
Tutto considerato, si può concludere in questo modo: è esattamente in risposta che Ostapenko riesce a minimizzare alcuni limiti tecnici, continuando a presentarsi nella sua migliore versione, quella capace di vincere uno Slam sbalordendo il mondo. Tanto che ancora oggi capitano giornate nelle quali, malgrado le difficoltà nel servizio e nello scambio, a tenerla a galla (a volte con successo) è proprio il valore della risposta, di una aggressività ed efficacia molto sopra la media.
1. Serena Williams
Malgrado tutto, malgrado non sia più ai livelli dei suoi anni migliori, malgrado lo stop per maternità e le difficoltà fisiche seguenti, penso che la qualità della risposta sia ancora uno dei maggiori punti di forza di Serena Williams.
Ogni tipo di risposta è alla portata di Serena: dritto, rovescio, incrociati classici, lungolinea, incrociati anomali; tutte le varianti fanno parte del suo repertorio. Come accennato nella introduzione, Serena appartiene alla prima generazione di giocatrici che hanno portato in WTA il cosiddetto power tennis.
Sin dall’inizio Williams ha introdotto parecchie novità nel modo di condurre i match; ma poi nel tempo alcune caratteristiche sono state ulteriormente sviluppate. Sicuramente la risposta rientra in questo processo di doppia evoluzione, visto che nel tempo Serena l’ha trasformata da “aggressiva” (e questo era già di per sé significativo) a “molto aggressiva”, rendendola infine un colpo dal carattere quasi intimidatorio.
In più Williams, rispetto alle generazioni successive, ha ancora oggi due vantaggi: innanzitutto la frequentazione nella prima parte di carriera di avversarie con stili di gioco più classici, che proponevano altri tipi di approcci tattici ai match; avversarie da cui ha imparato sensibilità diverse nell’interpretare le fasi della partita. Il secondo vantaggio è, ovviamente, la lunghissima esperienza personale: i tanti anni di professionismo le hanno lasciato in eredità una capacità superiore nel capire quando è giusto aggredire il servizio avversario e quando invece diventa prioritario mettere la risposta in campo, anche a costo di “alzare il piede dall’acceleratore”.
Ecco perché Serena è la numero 1 in questo colpo: perché non solo sa offrire il tipo di risposte alla Yastremska o alla Ostapenko, ma in occasioni particolari sa anche trasformarsi, e rispondere con una logica vicina a quella di Halep e Kerber. Naturalmente questo genere di risposte interlocutorie sono rare nel gioco di Williams e non colpiscono la fantasia al punto da entrare nelle antologie su Youtube. Ma possono rivelarsi decisive negli equilibri dei match.
In conclusione, sulla risposta di Serena credo si possa fare un ragionamento di questo genere: se Williams dopo la maternità è riuscita a raggiungere quattro finali Slam, non è tanto per la sua capacità di condurre gli scambi a livello dei suoi anni migliori. No, se Serena è tutt’ora protagonista, è soprattutto grazie alla capacità di essere ancora oggi in grado di condizionare i match basandosi su colpi di inizio gioco di qualità inarrivabile. Vale a dire: la battuta e la risposta.
P.S. Ricordo che le scelte delle giocatrici sono fatte prendendo in considerazione esclusivamente tenniste in attività comprese fra le prime 100 dell’attuale ranking.