4. Anastasija Sevastova
Dopo alcune stagioni ad alti livelli che l’hanno portata a sfiorare la Top 10 (numero 11 nell’ottobre 2018), nel 2019 Sevastova ha avuto un piccolo calo di rendimento. Rimane comunque un esempio da manuale di giocatrice che per emergere ha saputo trovare risorse alternative al tennis di potenza, visto che sul piano della forza fisica non potrebbe competere alla pari contro avversarie ben più attrezzate di lei.
Grande controllo dei colpi, capacità di lettura delle intenzioni avversarie e utilizzo delle variazioni di gioco, sono stati i punti fermi che le hanno permesso di affermarsi. Come si può immaginare, Sevastova è anche il tipico caso di giocatrice che conta molto sulla capacità di mascherare fino all’ultimo la scelta fra slice “normale” e drop-shot per rendere ancora più insidiose le esecuzioni in backspin.
Fra le sue doti aggiungerei una buona mobilità e la compattezza esecutiva, che le permette di gestire molto bene le palle a rimbalzo basso; e così, grazie a repliche slice che sfiorano il nastro, produce traiettorie che al momento del rimbalzo richiedono alla avversaria massima attenzione per non incorrere in probabili errori.
3. Petra Martic
Prima di affermarsi ad alti livelli, con best ranking (numero 14) nel gennaio 2020 a 29 anni, Petra Martic ha attraversato lunghi momenti di difficoltà. Senza dubbio è stata molto penalizzata dagli infortuni e dai problemi fisici, ma in parte sulla maturazione tardiva ha influito anche la difficoltà a trovare equilibrio nelle scelte di gioco.
Martic infatti, è una tennista molto tecnica, con un repertorio di colpi particolarmente ampio; e non è un paradosso sostenere che nella prima fase di carriera possedere molti colpi non si rivela un vantaggio. Chi dispone di un repertorio molto scarno, infatti, quando perde sa che il problema è quasi esclusivamente esecutivo. Ma chi invece ha un arsenale ricco di soluzioni, dovrà chiedersi se la sconfitta non sia stata causata anche da scelte tattiche sbagliate. E così prima di avere le idee chiare occorreranno molti più match e molta più esperienza. E spesso molte più sconfitte.
Nel caso di Petra, per esempio, uno dei suoi più grandi dilemmi è stato proprio trovare il corretto bilanciamento tra l’uso del rovescio in topspin bimane e quello dello slice a una mano. Oggi però ha trovato il giusto equilibrio e finalmente ha cominciato a mettere a frutto le sue tante risorse. In più, proprio come Sevastova, Martic usa al meglio la difficoltà di lettura a cui vanno incontro le avversarie tra slice e drop-shot.
Forse nella esecuzione dello slice interlocutorio Petra è leggermente meno affidabile di altre giocatrici che ho collocato dietro di lei in classifica. Ma ho voluto premiarla con un posto sul podio perché oggi è una delle pochissime tenniste che ricorre allo slice come colpo di avanzamento per prendere la rete.
L’approccio slice è stato uno dei colpi fondamentali del tennis “classico”, tanto che nell’era delle racchette di legno probabilmente era il modo più diffuso per scendere a rete. Oggi questa soluzione è caduta quasi completamente in disuso, per questo apprezzo particolarmente chi tiene vivi schemi di gioco che rischiano l’estinzione.
Non ho trovato un video dedicato solo agli slice di Martic; ma non è poi così importante: ho semplicemente scelto alcuni punti in sequenza, da cui si capisce come l’uso del rovescio a una mano sia oggi ottimamente integrato nel resto del suo gioco, sempre ricco di alternative:
2. Carla Suarez Navarro
Ho già parlato delle grandissima qualità di Suarez Navarro. Qui non credo occorra aggiungere molto: per una tennista capace di eseguire con tanta maestria il rovescio a una mano in topspin, è ancora più facile avere il controllo delle esecuzioni backspin. E infatti con lo slice Carla non ha problemi di sorta, e lo utilizza con grande facilità. Punti deboli? Forse le manca l’esecuzione più “cattiva”, quella che carica la palla al massimo di spin, facendola schizzare via, quasi impossibile da gestire. Ma si tratta davvero di andare a cercare il pelo nell’uovo.
1. Ashleigh Barty
In questo momento nessuna giocatrice di primissimo piano fa tanto affidamento sul rovescio slice quanto Ashleigh Barty. Non solo: sono convinto che una delle ragioni che ha permesso a Barty di avere tanto successo sia proprio legata alla evoluzione tecnico-tattica del suo rovescio. Infatti sino a qualche stagione fa utilizzava molto più spesso il colpo bimane, che però è sicuramente il suo colpo-base meno forte: troppo instabile, con la tendenza ad andare in difficoltà sulle palle più profonde; nel rovescio bimane topspin sono molte le giocatrici superiori a Barty.
Ma nel tempo Ashleigh ha sviluppato al meglio l’alternativa, spostando l’equilibrio delle sue scelte di gioco sempre più verso l’uso dello slice. Il risultato attuale è un tennis sorprendentemente affine a quello di Steffi Graf, visto che stiamo parlando di un dritto solido e potente accoppiato a un rovescio di manovra, pungente e difficilmente attaccabile. Il completamento di questa evoluzione ha anche prodotto una conseguenza inattesa: ha permesso a una giocatrice australiana, nata su campi rapidi, di esprimersi sempre meglio su una superficie per lei inizialmente indigesta, come la terra rossa. Al punto da arrivare a vincere il Roland Garros 2019.
La Barty ormai matura di oggi sa modulare lo slice attraverso differenti soluzioni: non solo in termini di geometrie (incrociato o lungolinea), ma anche per la capacità di caricare la palla di più o meno spin a seconda delle situazione; di fatto trasformando un colpo considerato mediamente difensivo in una alternativa “cattiva” e incisiva:
Aggiungo ancora due aspetti. Il primo è quello già citato per altre giocatrici: la possibilità di mascherare fino all’ultimo la soluzione slice profonda con quella che invece si trasforma in un drop-shot. Il secondo aspetto è invece molto specifico: a lungo andare per le avversarie affrontare tante palle a rimbalzo sfuggente diventa faticoso; sia mentalmente, perché l’esecuzione di replica richiede sempre molta attenzione; sia fisicamente, perché la gestione dello slice obbliga a scendere molto più basse di gambe rispetto al solito.
In sostanza Ashleigh nel tempo ha saputo integrare alla perfezione i suoi colpi più potenti (servizio e dritto) con un rovescio più tattico e quasi psicologico, che entra sottopelle alle avversarie senza lasciare loro tregua, visto che diventa difficile scegliere cosa sfidare: se la pesante concretezza del dritto o la snervante “perfidia” del rovescio. Anche così si può diventare numero 1 del mondo.
Le puntate precedenti:
1. I migliori colpi in WTA: il servizio
2. I migliori colpi in WTA: la risposta
3. I migliori colpi in WTA: il dritto
4. I migliori colpi in WTA: il rovescio a due mani