La grande carovana del tennis è ferma ormai da un mese e mezzo. E non si ha la minima idea di quando riaprirà i battenti. La recente cancellazione della Laver Cup non fa presagire nulla di buono per una ripartenza già in questa stagione. Ma i tennisti devono pure rimanere in allenamento e, soprattutto quelli di seconda fascia, guadagnare qualcosa. Così sono cominciati a spuntare i primi piccoli tornei d’esibizione. Il nostro Paolo Lorenzi è ad esempio impegnato nella International Tennis Series, un torneo che si sta svolgendo a Bradenton in Florida, insieme ad altri tennisti statunitensi dal ranking abbastanza modesto.
Di tutt’altra ambizione e caratura si preannuncia invece l’Ultimate Tennis Showdown (UTS). E non poteva essere altrimenti considerando che ad organizzarlo non è niente di meno che Patrick Mouratoglou, storico allenatore di Serena Williams e fondatore dell’omonima accademia nel sud della Francia, la Mouratoglou Tennis Academy. L’obiettivo principale di questa nuova competizione è, secondo il comunicato, “offrire agli appassionati di tennis degli eventi live mentre i due grandi tour sono sospesi”. L’UTS consisterà in una serie di match tra tennisti di alto profilo che si svolgeranno naturalmente nell’accademia di Mouratoglou stesso, già sede di un torneo Challenger nel 2017 e nel 2019. Non ci saranno spettatori ad assistere agli incontri che saranno però visibili tramite una piattaforma di streaming creata appositamente per l’occasione.
Il primo match si svolgerà il 16 maggio e vedrà di fronte David Goffin, attuale n.10 del ranking ATP, e Alexei Popyrin, 20enne australiano di origini russe, n.103 del ranking ATP, allievo dell’accademia di Mouratoglou. Il padre di Popyrin, Alex, uomo d’affari con interessi in vari settori, dalle telecomunicazioni agli investimenti, affianca lo stesso re mida del tennis francese nell’organizzazione della manifestazione come co-fondatore. Per il momento non sono ancora stati annunciati i match seguenti. Ma un ulteriore sicuro protagonista sarà Benoit Paire, al momento n.22 del mondo e n.2 di Francia, che già da tempo fa spesso base all’accademia per i suoi allenamenti. E non c’è da dubitare che altri top players si uniranno presto.
Tramite l’UTS, Mouratoglou però non intende semplicemente salvare il tennis dall’oblio in cui il coronavirus lo ha fatto temporaneamente precipitare, ma vuole “reinventarlo”, proponendone una versione più innovativa e al passo con i tempi. I fan collegati potranno infatti interagire in tempo reale con i giocatori (anche se non è ancora ben chiaro come) e ascoltare le conversazioni con i loro allenatori, che quindi saranno ammesse. Al contrario della finale del singolare femminile degli US Open 2018 come ricorda bene Mouratoglou. Inoltre, il codice di condotta per i tennisti sarà reso meno stringente per “incoraggiare i giocatori a esprimere liberamente le loro emozioni in campo”. E non si può non notare come i due alfieri della scuderia Mouratoglou, Serena e Stefanos Tsitsipas, abbiano avuto in diverse circostanze problemi nel contenere la propria emotività, violando regole di comportamento. Insomma, questa UTS esprime anche l’idea del tennis (o di come dovrebbe esserlo) secondo Mou, lo special one del tennis.
“L’UTS mira ad essere un’alternativa a ciò che già esiste”, ha spiegato lo stesso allenatore e imprenditore transalpino. “È una piattaforma creata per mostrare l’incredibile talento, atletismo e personalità di un grande numero di tennisti. Offrirà un approccio innovativo, focalizzandosi su un pubblico più giovane e proponendo un modo diverso di distribuire i soldi tra i giocatori”. Insomma, dal punto di vista del marketing, Mouratoglou si inserisce nel solco tracciato da Chris Kermode, il vecchio chairman della ATP, con le Next Gen Finals, e che il nostro Andrea Gaudenzi, suo successore, sembra fortemente intenzionato a perseguire. Ma l’attenzione non è posta solo sul mettere al centro i giocatori ma anche i loro conti in banca, inclusi quelli con meno zeri. “La UTS si definisce come una lega incentrata sui giocatori e per questo ha un sistema nuovo di redistribuzione degli introiti. Da questo sistema beneficiano i giocatori con un ranking più basso”, ha proseguito.
In un’intervista, Mou ci ha tenuto a ribadire che la sua “non è una guerra contro la ATP e la WTA”. Al contempo però ha precisato che “sarà un campionato che durerà per tutta la stagione e che si svolgerà anche nei prossimi anni, con soldi e punti per i giocatori”. Chissà se le due grandi istituzioni del tennis sono d’accordo. Per il momento non hanno rilasciato alcun commento a riguardo. Quindi, dovessero tornare le cose alla normalità, nel 2021 ci troveremmo a fare i conti anche con l’UTS, oltre i due grandi circuiti, gli Slam, la Coppa Davis e la Laver Cup. Tanto, forse fin troppo, tennis.
C’è infine il capitolo sicurezza. Perché se non si stanno giocando regolarmente i tornei della stagione è proprio per tutelare tutti – spettatori, giocatori, e addetti ai lavori – dal rischio di venir contagiati dal Covid-19. Mouratoglou ha garantito le massime precauzioni da questo punto di vista. “Testeremo tutti, quindi metteremo in quarantena queste persone per 15 giorni e poi li testeremo di nuovo appena prima di iniziare”, ha affermato. “Per motivi di sicurezza, non saremo in grado di avere allenatori o famigliari a bordo campo, ma troveremo modi diversi per farli interagire, ad esempio con le cuffie. I giocatori, invece di passare sullo stesso lato del campo durante il cambio, saranno seduti su un lato. Tutti i raccoglitori di palline indosseranno i guanti. Le palline saranno diverse a seconda dei giocatori, riconoscibili da un segno”.
E, purtroppo, viene da dire, potrebbe essere proprio questa la direzione per il tennis professionistico del futuro prossimo, quello in cui bisognerà convivere con il virus. Massima attenzione alla salute, niente spettatori, e fantasiosi tentativi di rendere il prodotto più coinvolgente per gli spettatori da casa. Il tennis di un avvenire che in pochi avrebbero pronosticato e voluto veder avverarsi.